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Kojima gioca molto meno del previsto, vediamo quanto

Hideo Kojima rivela di giocare pochissimo: il celebre game designer riesce a completare circa un videogioco all'anno a causa dei suoi impegni lavorativi.

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Avatar di Andrea Riviera

a cura di Andrea Riviera

Managing Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 01/09/2025 alle 12:14

La notizia in un minuto

  • Hideo Kojima lancia un allarme contro l'autoreferenzialità dell'industria videoludica, dove gli sviluppatori si ispirano solo ad altri giochi creando un circolo vizioso che impoverisce l'innovazione
  • Il creatore di Metal Gear Solid confessa di giocare pochissimo ai videogiochi, preferendo nutrire la sua creatività attraverso cinema, letteratura, arte e incontri umani
  • L'invito è a diversificare le fonti di ispirazione oltre il monitor, seguendo l'esempio di maestri come Oshii e Otomo che hanno rivoluzionato l'animazione grazie alla contaminazione con altre forme artistiche

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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La creatività nell'industria videoludica sta attraversando una fase di pericolosa autoreferenzialità, dove molti sviluppatori si nutrono esclusivamente di altri titoli digitali, creando un circolo vizioso che impoverisce l'innovazione. A lanciare questo allarme è stato Hideo Kojima, il leggendario padre di Metal Gear Solid, durante un intervento al New Global Sport Conference. Le sue parole rappresentano un invito provocatorio ma necessario: per creare opere davvero rivoluzionarie, bisogna spingere lo sguardo ben oltre il monitor e attingere dall'intera ricchezza delle esperienze umane.

La confessione sorprendente del maestro giapponese

Quello che colpisce maggiormente della filosofia creativa di Kojima è una rivelazione del tutto inaspettata per chi conosce la sua fama mondiale. Il creatore di Death Stranding ha ammesso senza mezzi termini di non essere affatto un assiduo videogiocatore: "Non gioco molto ai videogiochi. Guardo film, leggo libri, incontro persone e vado nei musei, e non copio nulla da un gioco".

Una dichiarazione che potrebbe apparire paradossale per uno dei game designer più influenti del pianeta, ma che invece svela il segreto della sua genialità. Mentre la maggior parte degli sviluppatori contemporanei si limita a studiare altri titoli per cercare ispirazione, Kojima preferisce nutrire la propria creatività attraverso cinema, letteratura, arte visiva e incontri umani autentici.

L'esempio dei maestri dell'animazione nipponica

Per spiegare il suo approccio, il game designer ha fatto riferimento a due pilastri dell'animazione giapponese che hanno rivoluzionato il settore proprio grazie alla loro apertura culturale. Mamoru Oshii, regista del celebre Ghost in the Shell, e Katsuhiro Otomo, padre di Akira, rappresentano secondo Kojima l'esempio perfetto di come la contaminazione artistica possa generare opere innovative e durature.

"Non hanno solo guardato anime. Hanno visto film europei e hanno voluto portare tutto questo negli anime", ha spiegato il creatore giapponese. Questo approccio multidisciplinare ha permesso a entrambi i registi di creare opere che hanno ridefinito i canoni estetici e narrativi dell'animazione mondiale, influenzando intere generazioni di artisti.

Un invito alla diversificazione creativa

L'appello di Kojima non vuole essere una critica severa verso le nuove generazioni di sviluppatori, ma piuttosto un incoraggiamento benevolo verso una creatività più stratificata e ricca. "Penso che sia positivo che i giovani giochino molto ai videogiochi. Ma oltre a questo, voglio che le persone sentano l'arte o vedano l'arte, le digeriscano da soli e creino nuovi giochi", ha dichiarato durante la conferenza.

I veri creatori pensano fuori dagli schemi e si fanno stimolare dalle cose che li circondano

Il maestro giapponese ammette candidamente di dedicarsi a forse un gioco all'anno, preferendo investire il proprio tempo nell'esplorazione di tutto ciò che accade "fuori dal mondo dei videogiochi". Questa scelta deliberata gli ha permesso di sviluppare una sensibilità artistica unica, capace di trasformare ogni esperienza di vita in potenziale materiale creativo per le sue opere digitali.

Oltre il monitor: la ricetta per l'innovazione

La filosofia di Kojima si basa su un concetto fondamentale: i veri innovatori sono coloro che riescono a "pensare fuori dagli schemi e si fanno stimolare dalle cose che li circondano". Non si tratta di rinnegare la passione per i videogiochi, ma di ampliarla attraverso influenze provenienti da altri ambiti artistici e dalla vita quotidiana.

Questa apertura mentale ha caratterizzato tutta la carriera del game designer, permettendogli di creare titoli che trascendono i confini del medium videoludico per diventare vere e proprie esperienze artistiche. La sua capacità di integrare elementi cinematografici, letterari e filosofici nei suoi giochi ha ridefinito le possibilità espressive dell'intrattenimento digitale.

Le riflessioni del creatore di Metal Gear Solid rappresentano un monito prezioso per un'industria che rischia di impoverirsi attraverso l'autoreferenzialità. In un'epoca dove la velocità di produzione spesso prevale sulla ricerca artistica, l'invito di Kojima a diversificare le proprie fonti di ispirazione suona come un richiamo necessario verso una creatività più autentica e innovativa.

Fonte dell'articolo: www.spaziogames.it

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