Linux sulla PS3: troppo costoso e indigesto a IBM?

Un emendamento alla class action contro Sony per la rimozione dell'opzione per installare altri sistemi operativi mira a dimostrare che l'azienda nipponica ha dichiarato il falso: non ci sarebbe la sicurezza dietro alla funesta decisione, ma interessi economici e l'arrabbiatura di IBM.

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a cura di Manolo De Agostini

La class action contro Sony per la rimozione della funzionalità "Altri sistemi operativi" fa segnare un colpo di scena. Un nuovo emendamento alla causa, mirato a risolvere le mancanze riscontrate dal giudice nella causa originale, mette in tavola accuse precise che, se dimostrate, potrebbero mettere Sony in cattive acque.

I depositari della class action affermano che Sony avrebbe dichiarato il falso. La casa nipponica non avrebbe rimosso la funzionalità per preoccupazioni sulla sicurezza, ma per mere ragioni economiche

Secondo il testo presentato alla corte, Sony avrebbe dichiarato - in occasione della presentazione della PS3 Slim - che l'opzione era "costosa da mantenere" e siccome faticava a produrre la console in utile, avrebbe deciso di rimuoverla definitivamente, snellendo il processo di sviluppo dei firmware.

L'aspetto più curioso in questo emendamento è però un altro: la decisione sarebbe stata influenzata anche da IBM. Big Blue non avrebbe gradito l'acquisto di centinaia di PS3 da usare in cluster per calcoli complessi da parte dei militari, a discapito dei più costosi e remunerativi Blade Server con CPU Cell.

Se queste tesi fossero dimostrate, potrebbero influenzare il procedimento di Sony contro Geohot. L'hacker afferma infatti di aver aggirato le difese della console con l'unico scopo di ripristinare la funzionalità "Altri sistemi operativi". Se venisse fuori che Sony ha mentito sulle ragioni della rimozione, gli avvocati di Geohot potrebbero avere più di una carta per proteggere il loro assistito.