Moss: Book II | Recensione - Una topina alla prova su PlayStation VR 2

La nostra recensione per PlayStation VR 2 di Moss: Book II, il celebre videogioco sviluppato dal team statunitense Polyarc

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a cura di Nicholas Mercurio

Un libro di fiabe, una topina e un mondo d’avventure. Non potremmo aprire diversamente la nostra recensione di Moss: Book II su PlayStation VR 2, il nuovo celeberrimo, innovativo e costoso innesto dell’ecosistema Sony, in arrivo il prossimo 22 febbraio. La storia di oggi, però, non riguarda affatto questo accessorio, bensì l’avventura di una topina che, in un modo o nell’altro, ha saputo farmi tornare fanciullo per un momento. Sono proprio i racconti che tutti vivono a rendere questo mondo più caldo e soave, basato essenzialmente su percorsi che chiunque intraprende per mettersi alla prova e per affrontare temibili creature pronte a risvegliare il lato peggiore di qualunque creatura che abiti questa terra.

Candidato come miglior gioco dell’anno in VR, Moss: Book II è un piccolo gioiello, prosieguo del primo Moss, pubblicato nel lontanissimo 2018, una vera e propria era geologica fa che ha visto molte produzioni dedicate alla realtà virtuale arrivare nel mercato, infoltendolo di novità. Nel caso di Moss: Book 2 c’è una storia di sviluppo particolare, figlia del successo del capitolo antecedente, una delle opere certamente più innovative e memorabili che il mondo della realtà virtuale abbia mai sviluppato. Attualmente anche in Italia si sta diffondendo, arrivando a confezionare opere come Vajont, di cui ho parlato nei mesi scorsi in modo approfondito, entrando in contatto con una sviluppatrice che ha parlato della tragedia avvenuta nel 1963, e che ha abbracciato un approccio diverso e meno didascalico per far vivere in prima persona cos’è accaduto realmente in quel terribile giorno.

Moss: Book II, però, è invece una produzione più colorata e vivace, decisa a interfacciarsi con un pubblico vasto e appassionato alle fiabe e alle favole più conosciute e celebri, le stesse che accompagnano i più bisognosi in mondi dal fascino irresistibile. Il viaggio è iniziato per caso, come se non si potesse fare a meno di viverlo: non sono entrato in un armadio, né ho attraversato un ponte e non ho stretto una spada capace di sconfiggere un antico nemico che minaccia il classico reame sull’orlo della distruzione.

Non ho neanche raccolto le briciole di Marzapane per arrivare ai titoli di coda, e non mi sono perso in una foresta alla ricerca di una radura incantata, come non ho inseguito una stella sperando di poterla recuperare e mostrarla a chiunque, sperando di destare l’interesse di un dignitario, di un re o un principe. Sviluppato da Polyarc, un team affiatato con sede a Seattle, Moss: Book II è stato il prodotto che più di tutti ha avuto un ottimo riscontro dalla critica specializzata. A riguardo, ho sempre pensato che fosse un vero peccato la sua pubblicazione esclusivamente sulla realtà virtuale, considerando le sue ottime qualità fra storia e struttura di gioco. Abituato a produzioni di questo calibro, reduce da Fable e opere simili, speravo in effetti che Moss: Book II arrivasse addirittura senza la compatibilità per PlayStation VR, proprio per proporsi a un maggior numero di giocatori, e appassionati, che l’ecosistema del gigante nipponico vanta ormai da trent’anni a questa parte tra le sue fila. Una mancanza giustificata, però, dal suo essere un videogioco pensato come una delle migliori esperienze per la realtà virtuale.

Moss, in tal senso, è stata la prova inconfutabile di quanto sia necessario strutturare prodotti di questo calibro soprattutto nel vasto universo della realtà virtuale, ancora oggi non totalmente sfruttata. Il precedente capitolo, tuttavia, raccontava la storia di Quill, una giovane topina alla ricerca dello zio scomparso a causa di Sarfogg, una brutale creatura giunta dal sottosuolo con le sembianze di un serpente mellifluo e crudele. La produzione, all’epoca, ebbe un grande successo perché permetteva di impersonare sia il Lettore che proprio Quill, consentendo di esplorare lati differenti e particolareggiati di entrambi i protagonisti. Un lettore vive la storia, assorbendola e capendola, sfogliando le sue pagine e appuntandole ovunque, ricordando anche cosa si è vissuto. La protagonista, al contrario, è la dimostrazione di quanto sia meglio non raccogliere antichi manufatti dal terreno, perché si potrebbe correre il rischio di risvegliare qualcosa di assolutamente potente e imprevedibile.

Una missione per salvare il mondo

Il racconto di Moss: Book II riprende esattamente da dove si era concluso il precedente capitolo, con la piccola Quill che ha liberato l’amato zio. Non potendo però rivelarvi dettagli importanti della trama di gioco, posso assicurarvi che l’esperienza raccoglie gli elementi vincenti del genere fantastico e li espande in modo particolareggiato e unico proprio com’è stato fatto in passato con la precedente iterazione, ma aggiungendo una connessione speciale con la protagonista, che aggiunge particolarità e intensità alla sua personalità.

La protagonista, infatti, è dolce e premurosa, decisa e sicura di sé. Usa la sua furbizia per risolvere questioni complesse pur non proferendo parola, ma il team, curandola in modo attento, ha creato una protagonista capace di emozionare e rendersi memorabile, impreziosendo inevitabilmente la notevole scrittura già descritta in tante altre occasioni. La topina, infatti, arriva al cuore con semplicità, come farebbe qualunque altro animale e ricordando, in effetti, la stessa intensità che ho provato in passato con Trico in The Last Guardian, con la sola differenza che, in questo caso, è Quill a essere il motore trainante del racconto.

Interfacciarsi con opere di questo calibro, d’altronde, è sempre un piacere perché permette di espandere in modo peculiare le caratteristiche che rendono incredibili i racconti meno scontati e già visti in passato. Forte di una storia efficace e commovente, che mette il giocatore a proprio agio nei panni della topina più simpatica del mondo dei videogiochi, Polyarc le ha donato ancora più spessore rispetto al passato.

Quando questo accade, significa solo che lo studio di sviluppo, intenzionato a migliorare quanto è stato fatto in passato, intende raccontare ogni particolarità del prodotto finale in ogni sua essenza. Il grande pregio dell’opera, oltre a una scrittura intelligente e ben costruita, risiede proprio nella caratterizzazione dell’intero contesto narrativo, complesso da trattare considerando la longevità esigua del prodotto. Proprio come il passato ma con maggiore cura e attenzione ai particolari, tutto è spiegato in modo sopraffino e attento, con l’obiettivo di creare un’opera che sappia raccontarsi e appassionare in modo positivo e toccante.

C’è voglia di vincere, c’è voglia di scoprire, c’è voglia di salvare il mondo e c’è, soprattutto, voglia di apprendere ogni emozione in maniera travolgente e positiva. Un viaggio del genere non inizia casualmente, non si scopre di punto e in bianco e non racconta mai più di quanto dovrebbe, esagerando e ritrovandosi a dover risistemare quanto offre. In questo caso, Moss: Book II è una riscoperta positiva che permette a chiunque di sognare, viaggiando con la fantasia e ritrovandosi, al contempo, in un mondo da conoscere, apprendere e migliorare. “Anche la creatura più piccola può cambiare il corso del futuro”, diceva Galadriel ne “Il Signore degli Anelli”, e mai frase sembra più calzante di questa quando si pensa alla piccola Quill e al suo lungo ed entusiasmante viaggio verso l’ignoto.

Moss: Book II è un videogioco travolgente

La struttura di gioco del prodotto cattura diversi elementi di gameplay iconici e già visti in passato con la precedente iterazione. Al suo interno si risolvono enigmi ambientali ben implementati e sfaccettati, per poi dedicarsi successivamente a combattimenti entusiasmanti e coinvolgenti. In questa nuova riproposizione, Quill può contare su un vasto arsenale di armi capace di infliggere danni ingenti alle varie creature, combattendo ferocemente in giro per il brillante e curato level design della produzione. Oltre a un’arma potente come la sua spada, che ha avuto ruolo rilevante nel primo capitolo, la topina può vantare di armi da lancio come i chakram e da un imponente martello in grado di sferrare attacchi potenti e travolgenti contro le varie bestialità. Il loro utilizzo, oltre a essere semplice e chiaro, permette addirittura di avere un maggiore controllo sotto il profilo dell’interazione ambientale, che si dimostra fondamentale per avanzare di livello in livello e conoscere nuovi biomi ricchi di misteri da svelare.

A non brillare sotto questo profilo, purtroppo, è la varietà dei nemici: alcuni sono realmente troppo simili gli uni e gli altri e rovinano in parte la peculiarità che un’opera di questo calibro è in grado di garantire. Al netto di questo difetto, l’opera propone comunque un game design preciso e semplice, capace di entusiasmare, sorprendere e intrattenere piacevolmente per diverse ore, arrivando al complesso obiettivo di stupire e far sognare attraverso delle ambientazioni capaci di coinvolgere.

Anche se non cambia molto sotto il profilo del gameplay, Moss: Book II è una formula collaudata che funziona ottimamente ed è sospesa fra due realtà che ancora devono entrare in maggiore confidenza. Mi riferisco alla realtà virtuale e al videogioco tradizionale, e al fatto che sono ormai entrambi colonne portanti di un mondo in continuo mutamento, pronto a sorprendere e arricchire l’intero mercato. Tornando alle ambientazioni, è complesso restare indifferenti e non provare empatia e meraviglia rispetto per cosa viene mostrato. Il mondo, ricreato in modo fiabesco e ispirato, è tirato a lucido grazie a una fantasia spensierata e d’impatto. Lo ammetto, è una particolarità che infioretta una produzione capace di meravigliare e lasciare di stucco, forte di tematiche e di un gameplay essenziale e curato. Un sogno a occhi aperti in tutto e per tutto.