Niente Linux su Playstation 3, Sony vince: aveva ragione

Un giudice federale californiano ha respinto la class action intentata contro Sony per la rimozione della possibilità d'installare Linux su PS3. Il giudice ha definito la pratica commercialmente opinabile, ma del tutto corretta a livello legale.

Avatar di Roberto Caccia

a cura di Roberto Caccia

Un giudice federale ha dato ragione a Sony e ha respinto la class action relativa alla rimozione della possibilità d'installare Linux su Playstation 3. Per rinfescarvi la memoria facciamo un breve riassunto della vicenda.

Respinta la class action contro Sony, legittimo togliere Linux su PS3

Nell'aprile del 2010 Sony ha introdotto il firmware 3.21 su PS3, disabilitando la funzionalità "Installa un altro sistema operativo" (PS3 Fat blindate, stop ad altri sistemi operativi). L'azienda voleva proteggersi dalla pirateria, ma la notizia ha fatto letteralmente infuriare la community, convinta di avere il diritto di usare qualcosa che le era stata venduto insieme al prodotto.

Per questo motivo dopo non molto tempo alcuni hacker, tra cui George Hotz (GeoHot), hanno aggirato il famigerato firmware (PlayStation 3 con Linux, nuovo custom firmware), consentendo di continuare a fruire di Linux sulla console, e aprendola all'uso di software homebrew e (potenzialmente) giochi piratati. Molti di voi ricorderanno che per questa azione GeoHot è stato denunciato dall'azienda, e dopo mesi di tira e molla, ne è uscito "quasi indenne".

Qualcuno meno smaliziato aveva invece iniziato a muoversi per le tradizionali vie legali. Dopo neanche un mese, infatti, Sony ha ricevuto la prima richiesta di comparire in tribunale (PS3 senza Linux? Ecco la prima denuncia) e successivamente altre persone hanno deciso di unirsi contro la multinazionale giapponese (PS3 senza Linux, altre due class action contro Sony).

La funzione responsabile dei problemi di Sony - Clicca per ingrandire

Sony si è difesa presentando una mozione per chiudere il caso nel settembre del 2010, negando ogni colpa e specificando che i termini di serivizio del Playstation Network e l'accordo per la licenza del software di sistema di PS3 garantivano all'azienda il diritto di modificare il firmware a proprio piacimento.

Ora, il giudice federale Richard Seeborg ha respinto ogni accusa, specificando che non ci sono fatti sufficienti per giudicare Sony colpevole. Di fatto la funzione "installa un altro sistema operativo" è ancora disponibile, a meno che l'utente non decida di rimuoverla aggiornando il firmware. Inoltre, chi decide di non installare l'update può sempre usare la console sfruttando giochi e le altre funzioni del sistema operativo.

Potremmo obiettare ricordando che i giochi più recenti necessitano di un firmware aggiornato per poter funzionare, ma evidentemente a livello legale Sony è garantita anche sotto questo punto di vista. Chi compra un gioco recente è infatti tenuto a usare il software di sistema corretto, come scritto sulla confezione. Morale: se vuoi tenerti Linux, non compri il gioco appena uscito. A livello commerciale potrà sembrare scorretto, ma a livello legale la cosa non sembra dare grattacapi all'azienda giapponese.

###old863###old

"Se si parla di fornire un buon livello di soddisfazione ai clienti e sviluppare un rapporto di lealtà nei loro confronti, la decisione di Sony potrebbe sembrare opinabile. Dal punto di vista legale, tuttavia, i querelanti hanno fallito nel formulare accuse o nell'articolare una teoria sulla quale Sony possa essere ritenuta responsabile", ha commentato il giudice Seeborg, che tuttavia ha concesso ai querelanti la possibilità di modificare le loro rivendicazioni (cambiate infatti dopo poco tempo).

Nel frattempo Sony si è cautelata con nuovi termini di servizio, che impediscono l'uso di class action contro l'azienda per motivi collegati all'uso del software di Playstation 3 (PSN, Sony cambia i termini: niente più dispute legali). L'atteggiamento aggressivo di Sony ha tuttavia contribuito ad attirare l'attenzione dei consumatori e degli hacker, che questa primavera hanno bucato il Playstation Network impossessandosi dei dati di milioni di utenti.

Difficile dunque stabilire chi sia il vero vincitore, l'impressione è che abbiano perso tutti.