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Pro
- Gameplay raffinato e vario
- Ottimo level design
- Rigiocabilità elevata
- Fluidità e resa grafica eccellenti
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Contro
- Alcune sezioni subacquee e tematiche poco ispirate
- Missioni secondarie ripetitive
- Ricompense estetiche non sempre appaganti
Il verdetto di Tom's Hardware
Informazioni sul prodotto
Pac-Man World 2 Re-Pac
Ci sono personaggi che, anche quando sembrano destinati a vivere soltanto nei ricordi, trovano sempre un modo per tornare alla ribalta. Pac-Man è uno di questi. La sua forma rotonda e quel sorriso ingenuo hanno attraversato oltre quattro decenni di storia videoludica, mutando insieme ai gusti e alle tecnologie. Negli ultimi anni, Bandai Namco ha deciso di riportarlo sotto i riflettori con una certa costanza: prima con Pac-Man World Re-Pac, poi con l’esperimento dark di Shadow Labyrinth, e ora con Pac-Man World 2 Re-Pac, riedizione (si non è ne un remake ne una semplice remastered) del coloratissimo platform uscito originariamente su PlayStation 2.
A distanza di vent’anni, Pac-Man torna dunque a saltellare in un mondo tridimensionale pieno di colline, frutti giganti e fantasmini da schivare. Non è un titolo che cerca di reinventare il genere e, in fondo, non ha bisogno di farlo. È piuttosto un ritorno alle origini, un piccolo grande omaggio al periodo in cui i platform 3D cercavano ancora di unire semplicità e creatività. E, contro ogni aspettativa, funziona sorprendentemente bene.
Semplice ma genuino
Pac-Man World 2 Re-Pac, pur essendo una riedizione fedele, si concede qualche guizzo in più nella narrazione rispetto al primo capitolo. La storia inizia nel pacifico Pac-Village, dove i quattro fantasmi storici (Blinky, Inky, Pinky e Clyde) rubano il Frutto d’Oro, un oggetto leggendario che, accidentalmente, risveglia una creatura antica e malvagia: Spooky, il re dei fantasmi. La sua rinascita getta il mondo di Pac-Man nel caos, riempiendo i paesaggi di rampicanti e creature aggressive. E chi, se non proprio Pac-Man, potrebbe mettere fine a tutto questo?
È una trama che non pretende di sorprendere, ma ha quella genuina leggerezza che si sposa perfettamente con il tono del gioco e che rappresenta splendidamente i platform di quegli anni gloriosi. È una fiaba interattiva dal ritmo classico, dove l’eroe deve semplicemente rimettere le cose a posto, attraversando mondi colorati e affrontando nemici iconici.
La vera novità, però, è che Pac-Man parla. Ad interpretarlo torna Martin T. Sherman, già doppiatore di quel Pac-Man World 3 uscito nel lontano 2005. Le cutscene sono poche, ma bastano per dare un tono più caloroso e “umano” al protagonista. Sentirlo parlare con un entusiasmo ingenuo e autentico fa un certo effetto, soprattutto in un’epoca in cui molte mascotte storiche sono rimaste mute o, peggio, sono state snaturate alla di soddisfare il trend attuale.
Platforming raffinato
Il cuore dell’esperienza resta naturalmente il gameplay. Pac-Man World 2 Re-Pac è un platform 3D “vecchia scuola” ma rifinito con intelligenza, dove ogni livello è una piccola avventura piena di collezionabili, passaggi segreti e percorsi alternativi. Le ambientazioni sono per lo più lineari, ma il level design premia chi ama esplorare.
Il moveset di Pac-Man è ampio e reattivo: può saltare, attaccare, rimbalzare col classico "butt bounce", e persino lanciare proiettili a distanza grazie alle iconiche palline. Rispetto al primo capitolo il “butt bounce” ha anche una versione potenziata, utile per raggiungere piattaforme più alte, e la sua esecuzione richiede un minimo di tempismo, introducendo un pizzico di decisione tattica. La mossa del rotolamento permette invece di guadagnare velocità, perfetta per le prove a tempo, mentre il flutter jump (in pratica una specie di planata) consente di restare sospesi in aria per qualche istante, elemento cruciale nei livelli più avanzati.
Questa combinazione di mosse, unita a un controllo estremamente preciso, rende l’esperienza fluida e gratificante. I livelli invitano costantemente a sperimentare, e la difficoltà cresce in modo graduale fino a raggiungere picchi discretamente impegnativi, soprattutto nella parte finale della campagna, che propone versioni più toste dei livelli precedenti. È una progressione intelligente, che sa accontentare sia i nostalgici sia i giocatori più esigenti.
Per chi desidera un approccio più rilassato, o per i più piccini, c’è anche una Fairy Mode, una modalità facilitata che permette di godersi il viaggio senza troppi ostacoli.
Qualche piccolo inciampo
Uno dei punti di forza di questa riedizione è la sua rigiocabilità. Ogni livello offre missioni secondarie e prove a tempo con classifiche, oltre ai classici collezionabili da scovare. Alcune missioni chiedono di raccogliere tutti i frutti, altre di completare obiettivi speciali; non tutte brillano per originalità, ma contribuiscono comunque a dare la giusta profondità all’esperienza.
Il gioco introduce anche alcuni gimmick ambientali che rinfrescano la formula di tanto in tanto. Ci sono sezioni subacquee dove Pac-Man guida un piccolo sottomarino, in sezioni semi-auto-scrolling, e altre dove indossa pattini per sfrecciare più velocemente. Queste varianti sono ben dosate e mantengono alta la curiosità, anche se nella seconda metà dell’avventura il titolo tende talvolta ad allontanarsi troppo dal platforming puro, perdendo un po’ del ritmo costruito fino a quel momento.
Gli scontri con i boss, d’altra parte, rappresentano una piacevole sorpresa: dopo i primi due, piuttosto blandi, arrivano battaglie più articolate e scenografiche, che riescono a soddisfare anche i giocatori più navigati, pur non risultando mai eccessivamente complesse.
Insomma, si tratta di un platform molto ben rifinito che, però, inciampa quando vuole a tutti i costi distanziarsi dalle sue fondamenta per offrire una varietà che, alla fine, non risulta necessaria per via di un level design molto più che buono.
Pac-Village: un piccolo mondo da scoprire
A fare da cornice all’avventura c’è il Pac-Village, un hub centrale che si evolve man mano che si progredisce nella storia. Qui è possibile interagire con gli abitanti, collezionare statue e abbellire l’ambiente, oppure cimentarsi in mini-giochi arcade ispirati al Pac-Man originale — ma con qualche twist, come pericoli ambientali o l’uso del rotolamento per spazzare via le palline più in fretta.
Non mancano neppure le macchinette gashapon, che in cambio delle medaglie ottenute nei livelli rilasciano statuine e cosmetici da esporre nel villaggio. È una componente puramente estetica, ma piacevolmente gratificante, soprattutto perché i costumi e le ricompense si ottengono senza microtransazioni o DLC e come per l'ottimo ASTROBOT, fa specie essere contenti della presenza di un'ovvietà simile.
Il titolo include anche una modalità cooperativa per due giocatori, in cui un secondo partecipante controlla un piccolo drone di supporto. Non è certo un’esperienza rivoluzionaria, ma è un’aggiunta carina per giocare in famiglia o introdurre i più piccoli al mondo di Pac-Man.
Un ritorno colorato e pieno di cuore
Pac-Man World 2 Re-Pac è una riedizione che non cerca di stupire, ma di riconnettersi con un pubblico che sembra essersi dimenticato cosa rendeva belli i videogiochi decenni fa, ovvero qul senso di meraviglia infantile, la semplicità delle meccaniche e la gioia del movimento. Tutto è costruito con una cura sorprendente: i colori vibranti, la fluidità impeccabile del frame rate, l’attenzione ai dettagli visivi e sonori.
Certo, non mancano alcune sbavature, qualche livello meno ispirato, un ritmo non sempre equilibrato, premi un po’ troppo modesti e così via... ma nel complesso il titolo sprigiona un calore e una sincerità che raramente si trovano nei titoli moderni. È un viaggio spensierato, allegro e nostalgico, che non si limita a riproporre il passato ma lo celebra con rispetto.
E con un crossover dedicato a Sonic the Hedgehog già annunciato, viene spontaneo chiedersi se Bandai Namco vorrà chiudere il cerchio riportando in vita anche il controverso Pac-Man World 3. Ma per ora, questo secondo capitolo risplende, oggi come allora, come il più riuscito e armonioso dei tre.