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a cura di Alessandra Borgonovo

Dopo il successo di Persona 4: Dancing All Night, che ha portato i protagonisti del quarto capitolo sulla pista da ballo, i due spin-off Persona 3: Dancing in Moonlight e Persona 5: Dancing in Starlight, basati rispettivamente sul terzo e quarto capitolo della saga sono pronti a sbarcare anche in Occidente dopo la pubblicazione in Giappone il 24 maggio, valsa sulle pagine di Famitsu un punteggio totale di 32/40. Nel corso dell'E3 2018 siamo riusciti a dargli giusto una sbirciata ma grazie a un evento organizzato a Milano ci siamo presi più tempo per guardare da vicino due giochi che non abbandonano il tracciato segnato da P4D ma, proprio per questo, funzionano e vanno bene così.

La prima cosa che gli appassionati del titolo precedente noteranno riguarda lo sviluppo dei personaggi: i modelli, rispetto a quelli di P4D, sono stati sviluppati con una "doppia articolazione" (diremmo quasi che soffrono di ipermobilità) nella loro struttura, questo per consentire loro di muoversi in modo più fluido ed esprimersi al meglio.

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Secondo appunto, il successo di Persona 3 l'ha portato a migrare anche verso una serie animata e un manga, che a loro volta ne hanno rappresentato a modo proprio i personaggi differendo sebbene leggermente dal gioco originale: ciò ha reso più complessa la loro realizzazione rispetto ai modelli di Persona 5 e gli sviluppatori hanno dovuto convenire un aspetto che sapesse mettere d'accordo tutte le parti. Dietro un modello finale all'apparenza comune c'è stato perciò più lavoro di quanto si potrebbe pensare.

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Una costante importante nella serie sono le incredibili colonne sonore a cura del leggendario Shoji Meguro, all'opera sin dai tempi di Revelations: Persona. Proprio come in P4D, l'ondata emotiva che coglie un appassionato della saga quando sente una composizione remixata con un risultato a volte migliore si ripete in Persona 3: Dancing in Moonlight e Persona 5: Dancing in Starlight, la cui varietà di tracce suddivise fra performance dal vivo e brani estesi è abbastanza per trascinare nel loro ritmo chiunque ne conosca il repertorio. Prima di entrare nel dettaglio del giocato, però, facciamo un recap dei contenuti.

La Dancing Mode anzitutto vi farà divertire a ballare con tutto il cast di entrambi i giochi: ci saranno quattro livelli di difficoltà e completare le canzoni ne sbloccherà di nuove, per un totale di venticinque esibizioni a gioco; il partner per il Fever Time (quel momento di coppia in cui si ottengono più punti) può essere impostato a piacere dopo averli sbloccati e ciascun personaggio ha a disposizione una serie di costumi e accessori attraverso i quali personalizzarlo, che si possono guadagnare soltanto soddisfacendo certe condizioni e variano da divertenti a "stilosi".

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Inoltre, poiché il Social Link è uno degli aspetti fondamentali di Persona dal terzo capitolo in avanti, torna anche la Commu Mode dove parlare con i vostri compagni e assistere a dei mini eventi in un sistema non troppo dissimile da quello dei giochi originali, che vi permetterà inoltre di ottenere outfit speciali se saprete completare gli obiettivi per ciascun personaggio e approfondire il vostro legame.

Un "more of the same" che funziona

Lato storia, entrambi i titoli offrono un contesto "sensato" per cui si trovano costretti a ballare in qualunque momento. Persona 3: Dancing in Moonlight vede la Specialized Extracurricular Execution Squad (SEES) convocata in uno spazio noto come Club Velvet: l'autoproclamato Eli-P (nient'altri che Elizabeth) si palesa di fronte al gruppo per annunciare un'imminente festa e dire ai protagonisti, suoi ospiti, di mostrarle i loro passi di danza. L'obiettivo della donna è poco chiaro, una cosa tuttavia è certa: ai ragazzi non resta scelta che sottostare alle bizzarre richieste se vogliono tornare indietro. Persona 5: Dancing in Starlight comincia invece con il protagonista e i suoi amici che si risvegliano a loro volta nel Club Velvet, dove Caroline e Justine li informano che devono danzare, anche in questo caso, per una festa che si terrà lì. Di nuovo si tratta di un ordine mascherato da richiesta, così per arrivare a capo della situazione e possibilmente uscirne, i nostri eroi dovranno fare quanto richiesto.

Persona 5D 01

Nel corso dell'evento c'è stato tempo a sufficienza per provare tutte e otto le canzoni, quattro per gioco: Mass Destruction, When The Moon's Reaching Out Stars (Hideki Naganuma Remix), Soul Phrase e Wiping All Out (ATLUS Kozuka Remix) per quanto riguarda Persona 3: Dancing in Moonlight, Wake Up, Get Up, Get Out There (Jazztronik Remix), Tokyo Daylight (ATLUS Kozuka Remix), Rivers In the Desert (Mito Remix) e The Whims of Fate (Yukihiro Fukutomi Remix) da Persona 5: Dancing in Starlight. Ancora una volta, come in P4D, ogni canzone sarà caratterizzata da un ballerino principale che è esclusivo della traccia desiderata. Sarete anche in grado di portare un partner aggiuntivo con cui scatenare la Fever e mano a mano che sbloccherete più personaggi sulle difficoltà più alte, potrete scegliere con chi mettervi in coppia nel momento in cui calcherete la pista da ballo.

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Il gameplay è rimasto sostanzialmente invariato: come sempre ci saranno le note a propagarsi verso un lato o l'altro dello schermo, alcune da cogliere con una semplice pressione e altre invece per cui bisogna tenere premuto il pulsante di riferimento. A fare la differenza questa volta ci sono le note doppie per cui è richiesto toccare due volte il tasto in rapida successione, altrimenti in termini di layout non ci sarebbe alcun cambiamento.

Conclusioni

Tirando le somme, Persona 3: Dancing in Moonlight e Persona 5: Dancing in Starlight, proprio come P4D, permettono agli appassionati di vivere in modo più bizzarro e rilassato i personaggi, lo stile e l'atmosfera dei giochi d'origine mentre si riassaporano le colonne sonore meravigliosamente composte. Certo, resta il fatto che sono rythm game, dunque giochi di nicchia, e di una serie che per quanto apprezzata rimane a sua volta un po' in disparte forse in virtù del fatto che nessun capitolo è mai stato localizzato - per poterlo apprezzare al meglio, insomma, dovete essere veri e propri fan della serie. Una buona notizia però c'è. Persona può dare il benvenuto alla localizzazione italiana di un gioco della serie proprio a partire da questi spin-off.


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