PlayStation 5 e Xbox Series X: siamo davvero nella New Gen?

La New Gen fatica ad affermarsi, o è solo una questione di tempo? Analizziamo insieme la nuova generazione di console, partendo dall'inizio.

Avatar di Michele Pintaudi

a cura di Michele Pintaudi

Editor

Era il novembre 2020 quando, al termine di un’annata che oseremmo definire quantomeno “singolare”, il mondo dei videogiochi abbracciava due prodotti che avrebbero ufficialmente dato il via alla New Gen. Stiamo ovviamente parlando di PlayStation 5 e Xbox Series X: due console tanto attese su cui, trascorsi due anni dalla loro uscita, possiamo oggi tirare le prime somme. A livello di vendite c’è poco da dire, con Sony in grado di piazzare
quasi 22 milioni di unità in tutto il mondo a fronte delle 15 di Microsoft: cifre importanti, ma non sarà questo il vero focus dell’articolo.

Oggi andremo infatti a parlare di come questa New Gen, da un certo punto di vista, sembra stia faticando e non poco ad affermarsi davvero come tale. Se lato tecnologia i risultati e l’innovazione non mancano di certo, lo stesso forse non si può dire per quanto riguarda l’impatto di queste nuove macchine. Guardando al passato, pensando ad esempio a PlayStation 2 o a Wii, troviamo infatti prodotti capaci di portare a rivoluzioni anche culturali che oggi sembrano quasi irraggiungibili per le console di nuova generazione. Sarà vero, o è solo una questione di percezione? Analizziamolo insieme, dando in primis un’occhiata a come è cambiato lo scenario dell’industria videoludica.

New Gen, nel momento sbagliato.

La scorsa generazione di console è stata spettacolare, con tantissimi titoli capaci di portare qualcosa di nuovo e incredibile all’interno di questo medium. Opere come Uncharted 4, The Witcher 3, Nier: Automata e molte altre, tutte in grado di consolidare ancora e ancora la percezione del videogioco all’interno della cultura popolare. Tornando ancora indietro nel tempo, ad esempio nella seconda metà degli anni Novanta, troviamo uno scenario ancora diverso e forse ancor più spettacolare.

Console come la prima PlayStation e il Nintendo 64 segnarono non solo una generazione di appassionati, ma la concezione stessa di videogioco e di cultura popolare per come la percepiamo. Parlando di Tomb Raider e Crash Bandicoot, giusto per citarne due, stiamo raccontando la storia di due veri e propri capisaldi dell’intero mondo dell’intrattenimento: esiste ancora, nel panorama odierno, qualcosa che vanti una portata così incredibile?

La cultura del videogioco e del videogiocatore in passato era certamente diversa, con tutto ciò che ne consegue: oggi abbiamo a disposizione cataloghi più ampi, tecnologie estremamente avanzate e, in generale, una quantità di informazioni forse eccessiva. Tanti elementi che hanno di certo portato l’utenza a recepire in modo diverso l’avvento di questa New Gen, con un cambio forse non così netto come quelli a cui abbiamo assistito in passato. Se prima il salto generazionale era qualcosa di pazzesco e molto atteso, oggi siamo di fronte a un discorso spesso relegato alla “semplice” evoluzione tecnologica.

Senza dimenticare quando questa generazione di console è arrivata, ovvero in un’annata che tutti noi ricordiamo fin troppo bene: il 2020. La pandemia non ha certo facilitato la nascita e la diffusione della New Gen, imponendo diversi limiti sia dal punto di vista della comunicazione che da quello prettamente logistico.

Tutt’oggi non mancano infatti problemi non da poco in termini di… Scorte. Già, per molti acquistare una PlayStation 5 o una Xbox Series X si è trasformato in qualcosa di praticamente impossibile. I pochi esemplari lanciati periodicamente sul mercato vengono infatti acquistati in tempo zero, e il fenomeno del bagarinaggio non ha chiaramente aiutato. Da questo lato le cose sembra stiano migliorando, ma si tratta a conti fatti di un problema: molti giocatori, di fatto, non hanno proprio avuto la possibilità di accedere alla New Gen.

La sensazione generale, sempre figlia di quel folle 2020, è che ci sia stato meno impatto anche dal punto di vista comunicativo. L’assenza di eventi live, da manifestazioni internazionali come E3 e Gamescom alla nostra Milan Games Week, ha con tutta probabilità rallentato le cose: mancando un vero e proprio contatto tra brand e pubblico, insomma, è come se si fosse saltato un passo molto importante nell’annunciare l’arrivo di questa nuova generazione. In breve sì, le cose sono davvero cambiate.

New Gen: cos’è cambiato?

Se pubblico, cultura e comunicazione sono diversi, lo stesso non si può dire di una parte dell’industria. O meglio, di come gli attori protagonisti si impegnano a ricoprire un determinato ruolo all’interno del sempre più ricco settore del gaming. Permane insomma la necessità di affermare e consolidare la propria posizione, in quella che molti giocatori amano chiamare Console War.

A livello personale ho sempre considerato poco valide le argomentazioni legate a questa “guerra”, ritenendo il mondo dei videogiochi un insieme di esperienze da vivere e basta. È però inevitabile che i due schieramenti, Xbox da una parte e PlayStation dall’altra, possano vantare delle esclusive: prodotti in grado di portare un minimo di differenziazione, che andrà poi a guidare l’utente nel compiere una scelta.

Questa New Gen, almeno al momento, appare forse un po’ troppo indietro rispetto alle precedenti anche da questo punto di vista. Cosa voglio dire? Nulla di polemico, semplicemente che i veri plus delle nuove console… Non sono ancora emersi del tutto, con poche esclusive davvero degne di nota.

L’assenza di vere novità può rappresentare un ostacolo, ma qui emerge un aspetto secondario ma comunque molto importante. Molti titoli tripla A, da Hogwarts Legacy a Starfield fino ai nuovi Assassin’s Creed, vedranno la luce non prima del prossimo anno: un’occasione, questa, per scoprire prodotti meno noti ma dalla qualità davvero incredibile. Esperienze come Road 96 o As Dusk Falls, ad esempio, rischiavano di passare totalmente inosservate se pubblicate in un periodo ricco di uscite di primissima fascia: così facendo hanno invece avuto la possibilità, almeno in parte, di essere notate da un pubblico di portata non indifferente. Il cambio culturale di cui parlavamo prima, insomma, ha anche dei lati positivi.

L’attuale generazione si ritrova poi con un “terzo incomodo”, su cui inizialmente in pochi avrebbero scommesso: Nintendo Switch. Il valore della console e l’esperienza di Nintendo non sono mai stati in discussione, ma dopo il mezzo passo falso di Wii U qualche dubbio era più che legittimo: il colosso nipponico li ha spazzati via tutti, con un prodotto capace di affermarsi in poco tempo come uno dei migliori sul mercato. Un’intrusione che Sony e Microsoft non avevano previsto, almeno non con in termini così importanti: Switch conta, a oggi, più di 110 milioni di unità vendute in tutto il mondo.

Sono dunque tanti gli elementi che ci hanno portati a vedere questa New Gen sotto una luce diversa, percependola come qualcosa in continua evoluzione ma dove non è ancora arrivato un vero e proprio checkpoint. Al contempo va comunque ricordato come il 2023 promette di essere un’annata fondamentale, vero crocevia per una generazione che sta arrancando ma che ha moltissimo da dire. Di fatto la sensazione è che sì, il meglio deve ancora venire. Che ne pensate? Ditecelo nei commenti, raccontandoci la vostra esperienza legata a questa nuova generazione.