Recensione InnerSpace, viaggiare al contrario nell'Inverso

InnerSpace è il primo titolo commerciale di PolyKnight Games che non ha nulla a che vedere con Salto nel buio, il film del 1987.

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a cura di Martina Fargnoli

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Dopo una campagna Kickstarter di successo lanciata a fine 2014, InnerSpace è finalmente pronto per farci esplorare i suoi particolari mondi dove la vita e il tempo sembrano essersi fermati.

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CONTRO: Controlli a volte difficili da padroneggiare; senso di smarrimento eccessivo

VERDETTO: A PolyKnight Games non manca la voglia di andare contro le convenzioni, provando a realizzare un titolo che sconvolge tutte le classiche aspettative quando si pensa a un gioco di volo. Nei mondi fatti al contrario però riuscire ad orientarsi non è sempre compito facile e il sistema di controllo del mezzo è nelle fasi più ricche di elementi un po' ruvido. Se si approccia il gioco con maggior calma e ci si ferma a mezz'aria per osservare tutti i colori, le strane strutture illuminate o le varie insenature naturali, il gioco acquista un ritmo meno spezzettato e confuso; vengono meno i piccoli incidenti.

InnerSpace (che abbiamo provato su Switch ma lo trovate anche su PC Windows, Mac e Linux) è un invito a viaggiare all'interno di mondi misteriosi; contenitori di meraviglie sospese nel tempo. L'opera prima di PolyKnight Games si sviluppa da un'idea audace: la fisica che regge il mondo di gioco è invertita, la gravità si allontana dal centro e le immense distese d'acqua circondano le sfere che costituiscono lo spazio all'interno del quale possiamo muoverci.

Nei panni del Cartografo, un velivolo dotato di due modalità di volo, dovremo aiutare l'Archeologo, uno studioso molto attento a studiare le tecnologie e i reperti di popolazioni ormai perdute, a recuperare quante più informazioni possibili.

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Grazie alle forze congiunte dei due, ogni relitto trovato può fornire dettagli interessanti sulla storia del luogo e della sua popolazione. Al tempo stesso i relitti più corposi sono quelli che possono fornire miglioramenti alla fusoliera o provare a rendere più semplice la navigazione. 

Orientarsi in scenari dove l'orizzonte non c'è ed è facile perdere il punto che si stava fissando non è sempre piacevole. L'aliante in nostro controllo, pur avendo un sistema di volo piuttosto semplice e delegato agli stick analogici per ruotare e prendere quota, fatica a destreggiarsi negli spazi più angusti.

La lamiera stride mentre struscia la fiancata contro le pareti che vanno via via stringendosi. Bastano una serie di tocchi con le arzigogolate costruzioni per rimbalzare quasi senza controllo. Di buono c'è che il velivolo non si accartoccia mai, al massimo se proprio ci siamo cacciati in una brutta situazione si ripartirà da uno dei punti di controllo. 

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Quando gli scenari sono meno confusi e non bisogna fare manovre evasive all'ultimo secondo, anche volare diventa più piacevole. Ci si prende il proprio tempo per ammirare le sfumature di colore pastello, i passaggi celati e quando si è soddisfatti del giro panoramico ci si butta in acqua, passando alla modalità subacquea con la semplice pressione del tasto ZR.

Ogni bolla è un mondo a sé. Colori, elementi scenografici, puzzle e collezionabili variano sensibilmente. Le indicazioni su cosa fare non sono mai chiare, ma l'Archeologo è sempre pronto a fare una chiacchierata e a fornirci lo stimolo giusto.

Anche il sonoro aiuta molto: quando siamo in prossimità di un relitto il suono si fa più acuto e distinto mentre il feedback dato dalla vibrazione si fa più intenso intimandoci quasi a staccare le mani dai Joy-Con e rallentare. 

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Sebbene lo scopo del gioco sia quello di raccogliere relitti e proseguire di bolla in bolla riattivando le connessioni per svelare i misteri dell'antico mondo dell'Inverso, il ritmo è dettato dal giocatore. Si può scegliere di risolvere puzzle ambientali spingendo leve, tagliando fili o spaccando strutture già indebolite così come si può scegliere di rilassarsi, lasciarsi cullare dalla musica e familiarizzare con gli ambienti.

In InnerSpace non ci sono neanche nemici in senso classico o combattimenti come siamo abituati a pensare, tutt'al più si incontrano delle grandi figure chiamate Semidei. Entrare in contatto con loro è un compito tutto da scoprire.

Le interazioni sono molto coreografiche, van ripetute magari più volte, ma la soddisfazione finale è alta soprattutto quando ormai si inizia ad avere familiarità con i controlli e si riescono a seguire pattern di volo. 

Conclusioni

La ricercatezza artistica, l'uso del sonoro e le figure dei Semidei contribuiscono a dare il giusto tocco etereo a InnerSpace, ma il titolo mostra ancora delle acerbità. Ci sono spigolosità che non permettono di apprezzare in pieno la bontà ideativa di PolyKnight Games. Creare un mondo "al contrario" dove il cielo è ripiegato all'interno e il mare avvolge l'esterno, richiede un sistema di controllo più preciso.

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Il rischio di smarrimento dato dalla mancanza di punti di riferimento chiari e la frustrazione nel non avere sempre una ottimale padronanza del mezzo possono penalizzare la voglia di abbandonarsi all'esplorazione in favore di una affrettata rincorsa verso la fine del gioco.

Se portato avanti in fretta e furia solo per il gusto di vedere la parola fine sarà un'esperienza che presto dimenticherete, per chi invece avrà la voglia e la pazienza di esplorarlo in lungo e in largo potrebbe riservare qualche sorpresa

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