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Resident Evil 4 | Recensione - Più di un semplice remake!

Resident Evil 4 è il remake che non ti aspetti. Capace di sorprendere tanto i giocatori nuovi, quanto quelli vecchi.

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a cura di Andrea Maiellano

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Resident Evil 4 è la conferma che la fiducia che milioni di giocatori hanno rinnovato nei confronti di Capcom, nel corso degli ultimi anni, è stata ben riposta. Realizzare il remake del quarto capitolo della serie più celebre della software house di Osaka era una sfida indubbiamente ardua, d'altronde parliamo di una di quelle, poche, produzioni videoludiche che sono state capaci di stravolgere l’intero settore, dettando nuove regole per un genere e definendo nuovi standard.

Capcom, invece di riproporre una versione 1:1 del titolo originale del 2005, ha deciso di puntare in alto riuscendo a realizzare un titolo che è allo stesso tempo: un sequel coerente, un intelligente remake e un ottimo action in terza persona capace di intrattenere senza limitazioni quei giocatori che si avvicineranno alla serie proprio con questo, nuovo, quarto capitolo. 

Un Forastero! 

Resident Evil 4 si apre con un ottimo riassunto pensato per introdurre il giocatore agli eventi narrati dal gioco. Sono passati sei anni dall’incidente di Raccoon City, in seguito al quale Leon Kennedy si è ritrovato costretto dal governo a venire arruolato nelle forze speciali. Per anni è stato allenato duramente per affrontare ogni tipo di minaccia, prima di venire assegnato alla squadra di agenti governativi, dedicati alla protezione del Presidente degli Stati Uniti.

La figlia di quest'ultimo, Ashley Graham, viene rapita e deportata in Spagna, più precisamente nel rurale villaggio di Valdelobos, motivo per il quale Leon viene inviato in Europa per cercarla. Un incipit narrativo molto semplice ma in grado di dare il via a uno dei capitoli più importanti per il DNA dell'intera serie, stravolgendo quanto proposto da Capcom con i capitoli precedenti. Il focus rimane sempre quello della lotta contro il bioterrorismo ma le situazioni proposte mutano considerevolmente, spostando l’ago della bilancia verso il genere action e facendo assumere al termine survival horror, dei connotati leggermente diversi rispetto al passato.

I motivi di questo cambiamento sono da trovarsi nell’ovvia evoluzione dei personaggi della saga, primo fra tutti Leon che, dopo sei anni passati ad addestrarsi sotto l’ala del governo, ora è un combattente esperto e capace di sopravvivere alle situazioni più disperate. Cadere nel facile tranello del trasformare il protagonista in un action-man anni ‘80, votato al machismo più esasperato, era un'eventualità molto plausibile ma Capcom è riuscita a mettere in scena tutta una serie di escamotage, sia narrativi che ludici, pensati per mantenere Leon credibile, e soprattutto coerente, con lo spirito dei precedenti capitoli della serie.

Al netto di un protagonista maturato attraverso le esperienze traumatiche del suo primo giorno di lavoro a Raccoon City, Resident Evil 4 si snoda attraverso una storia che, a patto di accettare quella patina da B-Movie che da sempre contraddistingue la serie, riesce a risultare perfettamente fruibile, e godibile, anche da chi non ha mia giocato a nessun titolo del franchise. Ovviamente, alcuni personaggi secondari si intratterranno in brevi dialoghi che fanno riferimento al passato ma il tutto si consuma in un paio di scambi che non complicano la comprensione di una storia che si prende tutto il tempo necessario per raccontarsi al giocatore, risultando allo stesso tempo autoconclusiva e decisamente importante per il futuro della serie. 

Cosa Cambia Rispetto All’Originale?

Potrei rispondere a questa domanda molto rapidamente, semplicemente dicendovi “tutto!” ma ciò non renderebbe giustizia all’immenso lavoro svolto dagli sviluppatori. Sono quasi certo che qualcuno in Capcom deve aver pensato: “abbiamo un canovaccio, dei personaggi e delle ambientazioni… usiamoli per creare qualcosa di nuovo", non c’è altra spiegazione per rispondere a un tale lavoro di rinnovamento.

Tutto quello che vi ricordate di Resident Evil 4 è allo stesso tempo presente e assente in questo remake. Lo svolgimento della storia è stato riscritto completamente, conservando alcuni di quei momenti divenuti, oramai, iconici ma andando a posizionarli differentemente all'interno della sceneggiatura. Quello che più mi ha sorpreso è come questo lavoro sia stato svolto con una naturalezza tale, da farmi cominciare a percepire le enormi differenze con la versione del 2005, solo con l’avanzare dell’avventura. 

Molteplici avvenimenti che sono stati pesantemente riadattati, mentre altri sono stati addirittura sostituiti con delle soluzioni del tutto inedite e il tutto è stato svolto senza compiere tagli incomprensibili della sceneggiatura (come visto nel remake di Resident Evil 3), né stravolgendo completamente gli eventi narrati nel titolo originale (Final Fantasy VII Remake vi dice nulla?). Resident Evil 4 è una produzione capace di risultare, quasi, del tutto inedita a chi ne consumò il disco quasi vent'anni fa e questa decisione si rivela molto intelligente, considerando che il titolo originale del 2005 continua a essere proposto su ogni tipologia di piattaforma (VR incluso).

Non fraintendetemi, in Resident Evil 4 gli eventi iniziano, e finiscono, esattamente come ce li ricordiamo tutti ma lo sviluppo dell’intera vicenda ora presenta dei personaggi maggiormente tridimensionali, una narrazione più coerente e dei collegamenti più naturali, e soprattutto meno invadenti, con gli avvenimenti del passato. Leon è molto meno “macho” e decisamente più umano, così come Ashley compie un percorso di maturazione più fluido, e sensato, rispetto al capitolo originale.

E se state pensando che questa mastodontica opera di restauro si “limiti” solamente alla narrazione e alle, ovvie, modifiche al gameplay, sappiate che nel remake di Resident Evil 4 sono presenti intere sezioni di gioco inedite, boss fight completamente stravolte (o addirittura nuove di zecca) e tutta una serie di novità che vanno ben oltre alle migliorie che ci si aspetterebbe da un’operazione del genere.

Considerate che, per analizzare tutte le modifiche apportate da Capcom, ho deciso di affiancare una run completa del Resident Evil 4 uscito nel 2005, alle ore spese in compagnia di questo remake, ritrovandomi a giocare due produzioni molto differenti fra loro che si sono prodigate nel raccontarmi la stessa vicenda attraverso due regie figlie di tempi diversi.

Al netto della soggettività che entra inevitabilmente in campo in questo tipo di valutazioni, il remake di Resident Evil 4 sembra stato cucito attorno a quelle richieste, da parte dei fan, di una narrazione più chiara e coesa, riuscendo a restituire un’esperienza finale che risulta indubbiamente più coerente, e, concedetemi il termine, credibile rispetto a quella proposta nel 2005. E se è così che Capcom ha deciso di riscrivere la serie, Capcom ha la mia piena fiducia su degli eventuali remake dei tanto discussi quinto e sesto capitolo della serie.

Ah… già. Se fino a ora non vi ho parlato di Mercenaries, Separate Ways e Assignment Ada, il motivo è semplicemente che, almeno per il momento, non sono presenti nel remake di Resident Evil 4. Non so se Capcom abbia intenzione di rilasciarli in futuro sotto forma di contenuti scaricabili ma, per come è stata gestita la sceneggiatura, posso tranquillamente dirvi che non se ne sente la mancanza.

A zonzo per la Spagna 

Resident Evil 4 è un action in terza persona che, pur avendo forti connotati da survival horror, basa la maggior parte del suo gameplay sull’affrontare costanti orde di nemici sempre più temibili. Per questo motivo Leon può sparare, calciare via gli avversari, deviare alcune offensive con un qualsivoglia tipo di coltello, eseguire suplex sui nemici di spalle e sfruttare l’ambiente circostante come un novello Maggiore Dutch, intento a contrastare un Predator. 

Un così ampio ventaglio di abilità, però, avrebbe potuto rapidamente far degenerare l’azione di gioco, andando ad annichilire completamente la tensione che dovrebbe ammantare il giocatore in un survival horror. Per ovviare a questo problema, Capcom, ha abilmente confezionato un combat system che risulta bilanciato in ogni suo aspetto, capace di abbracciare diversi stili di gioco, garantire la giusta tensione al giocatore e presentarsi come un evoluzione coerente di quanto già realizzato con i remake del secondo, e terzo, capitolo della serie.

Lo shooting in Resident Evil 4 non si discosta da quanto visto nei precedenti capitoli, con il reticolo di tiro che oscillerà costantemente, diradandosi ogni qualvolta Leon mirerà e camminerà allo stesso momento. A questo aspetto bisogna aggiungere il fatto che Leon, in virtù di un naturale affaticamento fisico, risulterà sempre appesantito nei movimenti. Due dinamiche che riescono, nella loro semplicità, a restituire al giocatore un personaggio credibile, realistico e mai eccessivamente goffo o artificialmente rallentato.

La maggiore mobilità di Leon, unita alle nuove abilità introdotte n questo remake, richiedevano di bilanciare sia la velocità che il numero dei nemici a schermo. E se questo dettaglio vi può sembrare una soluzione ovvia, sappiate che l'incremento degli avversari è proprio uno degli aspetti che riesce a far brillare così tanto il combat system di Resident Evil 4.

Sono proprio le situazioni concitate quelle che permettono al giocatore di sfruttare tutti le meccaniche introdotte nel remake di resident Evil 4, permettendo a Leon di deflettere gli attacchi dei nemici con il suo coltello, optare per muoversi silenziosamente nelle aree per abbatterli in un solo colpo afferrandoli alle spalle, sfruttare lanterne o barili esplosivi per incendiarli o sparargli alla testa per stordirli e poterli calciare via con un potente colpo corpo a corpo.

Le possibilità sono tante e tutte vengono sfruttate al meglio grazie a un'oculata gestione delle risorse. I coltelli non sono infiniti e le munizioni sono sempre elargite in maniera molto intelligente, due aspetti che obbligano il giocatore a riflettere bene su come muoversi all'interno delle varie aree per non ritrovarsi a scappare a gambe levate.  

Ogni risorsa conta e, in ognuno dei livelli di difficoltà a esclusione di quello “assistito”, le situazioni proposte spingono sempre a far riflettere su come debellare le minacce sfruttando il minor numero di proiettili o di coltelli. Sparare a testa bassa è un errore che si tenderà a fare molto spesso, pagandolo altresì molto amaramente. Quello che mi ha sorpreso positivamente, però, è che Resident Evil 4 non mette mai il giocatore in delle situazioni realmente invalidanti e sfrutta un drop dinamico per fornirgli, intelligentemente, le risorse necessarie.

Si finiscono tutte le munizioni contro un boss? Le casse nei paraggi vi forniranno sempre dei proiettili per una delle armi nel vostro inventario; avete scelto di giocare a difficoltà elevata? Le casse vi elargiranno più frequentemente denaro invece che risorse, spronandovi a potenziare il vostro armamentario per rendere maggiormente efficaci le vostre bocche da fuoco.

Ho volontariamente "forzato" per qualche ora questa meccanica, provando Resident Evil 4 nelle varie difficoltà a disposizione e sono rimasto sorpreso dalla cura con cui è stato realizzato il sistema di drop, il quale mi h sempre fornito ciò che mi serviva per proseguire riuscendo, allo stesso tempo, a mantenere alta la tensione durante gli scontri, facendomi soppesare ogni decisione per tutta la durata dell'avventura.

Un combat system così vario e bilanciato, però, sarebbe sprecato senza un nutrito plateau di nemici. Anche in questo caso non posso che encomiare Capcom per essere riuscita ad ampliare, e migliorare, un bestiario che già nel 2005 risultava decisamente variopinto. Il circo di mostruosità che si para di fronte a Leon non solo comprende alcune fra le aberrazioni più creative della serie ma le caratterizza tutte in maniera certosina. Ogni tipologia di nemico, difatti, presenta pattern d’attacco, e punti deboli, sempre differenti, garantendo una costante varietà durante gli scontri. L'unico aspetto negativo potrei riscontrarlo in un eccessivo riciclo dei modelli di alcuni antagonisti basici ma si tratta davvero di una sbavatura e nulla più. Per quanto riguarda le boss fight, invece, siamo di fronte ad alcuni fra i migliori scontri mai proposti nella serie, con un livello di varietà tale da rendere piacevoli anche quel paio di situazioni espressamente basate su dei gimmick.

Resident Evil 4, però, non è solo sparatorie ed esplosioni. Nelle diciassette ore abbondanti che ci sono volute per portare a termine la prima run, il gioco mi ha proposto un’insieme di situazioni indubbiamente varie, realizzate con cura e, soprattutto, in grado di abbracciare diversi stili di gioco.

La storia si snoda attraverso dei capitoli atti a definire che l’incedere degli eventi. In molteplici momenti dell’avventura, però, si potrà sfruttare l’ottima gestione delle macro-mappe presenti in Resident Evil 4, per dedicarsi a un po’ di sana esplorazione. Le fasi di backtracking sono corpose ma mai tediose, grazie alla contenuta dimensione degli ambienti di gioco, all'intelligente sfruttamento di questi ultimi all'interno dei capitoli e alla possibilità di sfruttare alcune situazioni dettate dalla storia, per raggiungere aree precedentemente inaccessibili. 

Per quanto riguarda le attività da svolgere durante l'esplorazione, il tutto si riduce al reperimento di tesori nascosti e all’assolvimento di alcune richieste che si potranno trovare sparse per tutte le aree di gioco. Per quanto, letta così, la varietà di queste due macro-categorie di attività opzionali sembra molto scarna, la loro immediatezza, e la cura con cui sono state inserite all’interno della progressione di gioco, fa si che non si rivelino mai tediose o ridondanti. 

Come accennavo poc’anzi, queste attività sono completamente opzionali e se si decide di seguire la progressione di gioco, così come viene scandita dall’intercedersi dei capitoli, l’esperienza finale non verrà in alcun modo inquinata. Il completamento di questi obiettivi, però, permette di ottenere un corposo ammontare di denaro, e materiali, che si potranno scambiare dall’iconico mercante, il quale si premunirà di trovarci nuove armi, migliorare quelle in possesso di Leon e ottenere alcuni oggettini, indubbiamente, interessanti... il tutto, ovviamente, al giusto prezzo.

In termini di mera longevità, posso dirvi che in 17 ore e 40 minuti ho portato a termine la storia principale, completato una sola macro-area al 100% e mancato 4 missioni secondarie. Una durata che può essere ridotta, o aumentata, di circa tre ore nel momento in cui si decide di completare ogni attività disponibile o si opta per seguire esclusivamente la trama principale di Resident Evil 4.

Si tratta comunque di una produzione longeva e che può arrivare a impegnare il giocatore per un quantitativo davvero imponente di ore, nel momento in cui si decide di portare a termine le numerose sfide presenti nel gioco che, come da prassi per la serie, richiederanno di completare numerose volte l’avventura, sfruttando i vari bonus che si sbloccheranno di volta in volta.

Al netto di tutto questo però, Resident Evil 4 resta principalmente un'avventura in terza persona dall'alto taglio cinematografico, capace di giocare con il presente e il passato della serie, per offrire situazioni sempre varie e differenti. L’impianto ludico viaggia di pari passo con la sceneggiatura, riuscendo a sfruttare ogni aspetto della trama per far vivere in prima persona al giocatore sia i momenti altamente scenografici che quelli più carichi di tensione, centrando l’obiettivo di non risultare mai ripetitivo, o tedioso.

Resident Evil 4 su Next Gen

Prima di lasciarvi non posso esimermi dal compiere la canonica analisi tecnica, e artistica, della nuova produzione targata Capcom ma per farla breve posso dirvi che Resident Evil 4 è un piccolo gioiello sotto quasi ogni aspetto e, considerando quanto il RE:Engine stia maturando gioco dopo gioco, già invidio chi lo potrà giocare su PC con tutti i dettagli al massimo.

Per quanto riguarda, però, la versione per PlayStation 5 (non ho avuto modo di provarlo su Xbox Series X|S), Capcom ha realizzato davvero un ottimo lavoro per quanto riguarda l'ottimizzazione e la malleabilità delle opzioni grafiche. Oltre alle onnipresenti modalità “Performance” e “Risoluzione”, Resident Evil 4 permette, infatti, di abilitare alcune opzioni grafiche aggiuntive quali il Ray Tracing, la distorsione della camera, l’ampiezza del POV e un filtro pensato per rendere più naturali i capelli dei vari modelli poligonali dei personaggi. 

Laddove la modalità “Performance” offre una risoluzione dinamica (che punta al tetto massimo dei 2160p) per garantire 60 fps granitici, quello che mi ha indubbiamente sorpreso è la modalità “Risoluzione”, la quale con tutti i filtri grafici attivi (Ray Tracing, POV ampio e texture dei capelli migliorate), riesce a mantenere fissa la risoluzione di 2160p, con un frame rate che passa dai 49 fps ai 59 fps.

Levando il Ray Tracing, inoltre, si guadagna un aumento dei frame per secondo che, con la medesima configurazione, riesce a raggiungere con più frequenza i 60 fps mostrando, allo stesso tempo, cosa si possa ottenere ottimizzando degnamente una produzione odierna e quanto sia malleabile il RE: Engine. 

La stessa prova, però, ha anche messo in luce una modalità "Performance" realizzata frettolosamente, puntando a garantire i 60 fps tramite un abbassamento a tratti eccessivo di risoluzione, e della qualità, delle texture. Il risultato finale è sempre ben più che accettabile, sia chiaro, ma laddove la modalità "Risoluzione" risulta realizzata con una cura estrema, questa sembra sempre eccedere nell'abbassare la qualità a favore di un mantenimento del frame rate, anche in situazioni in cui non ce ne sarebbe realmente bisogno.

Oltre a una modalità performance con qualche piccola sbavatura, l’altro piccolo difetto che ho potuto riscontrare nel remake di Resident Evil 4 è una intelligenza artificiale degli alleati, poco in linea con la sontuosità proposte dal resto della produzione. Per quanto sia Ashley che gli altri comprimari si siano mostrati molto più reattivi e snelli nella gestione, in molteplici occasioni ho assistito a comportamenti bizzarri e poco naturali che hanno immancabilmente rotto l’immersione del gioco in virtù di sporadici momenti ilari e demenziali. Niente di invalidante sia chiaro, così come siamo ben lontani dalla terribile Ashley della versione del 2005, ma dispiace vedere in una produzione così curata, una gestione dell’IA eccessivamente sommaria e meno curata rispetto ad altri aspetti. 

Per quanto riguarda, infine, il comparto artistico, Resident Evil 4 pesca a piene mani dalle atmosfere viste sia nel precedente Village che in alcuni momenti dei precedenti remake, restituendo una visione d’insieme che si discosta irrimediabilmente da quelle peculiari palette cromatiche che riescono, ancora oggi, a gridare “Anni 2000” da ogni pixel.

Altresì enigmatica è stata la decisione di edulcorare alcune scene, proponendole in questo remake in maniera meno cruda rispetto al passato. Se inizialmente pensai a una scelta dettata dall’attuale auto-censura che molti sviluppatori attuano nei confronti delle loro opere, nel vedere altri momenti ricchi di splatter e body-horror, sono rimasto genuinamente con un enorme punto interrogativo sulla mia testa.

Perfettamente recitato, infine, il doppiaggio in Italiano, con una piccola menzione d’onore per Gianluca Iacono, capace di doppiare l’iconico mercante con la stessa voce, e inflessione, già ascoltata nell’altrettanto iconico Ramingo di Destiny, stampandomi un genuino sorriso ogni volta che lo sentivo parlare.

Voto Recensione di Resident Evil 4 - PlayStation 5


9

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Un ottimo sequel e un intelligente remake.

  • - Gameplay vario e mai tedioso.

  • - Combat System ricco di sfaccettature interessanti.

  • - Longevo e pieno di attività "post game"

  • - Tecnicamente sontuoso.

Contro

  • - IA non in linea con il resto dei valori produttivi.

  • - La modalità performance sembra realizzata frettolosamente.

Commento

Resident Evil 4 è semplicemente un ottimo seguito, un intelligente remake e uno splendido action in terza persona, fruibile tranquillamente senza conoscere nulla del resto della serie. La differenza più grossa con la versione originale del 2005 è che questo remake non ambisce a cambiare i canoni di un intero genere ma si limita a differire così tanto dall'originale, al punto da poter conviverci tranquillamente. Capcom è riuscita a realizzare un piccolo miracolo, sia in ambito tecnico che in ambito ludico, confezionando una produzione che, al netto dei gusti soggettivi di ognuno di voi, dovreste assolutamente giocare almeno una volta.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Resident Evil 4 - PlayStation 5

Resident Evil 4 - PlayStation 5