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Pro
- Un buon metroidvania
- Setting intrigante
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Contro
- Derivativo
- Checkpoint mal distribuiti
Il verdetto di Tom's Hardware
Ci sono delle icone che anche solo toccare potrebbe sembrare blasfemo per alcuni fan. Modificare aspetto, storia, caratteristiche o altro di personaggi indimenticabili e impressi nella memoria di tutti noi è infatti un’operazione altamente rischiosa, che potrebbe portare a pericolosi risultati. Rimanere ancorati al passato, del resto, potrebbe però portare a perdere terreno e di tanto in tanto un salto nel buio è quindi quasi necessario.
Un qualcosa che deve avere pensato Bandai Namco con Shadow Labyrinth, metroidvania in uscita domani su PS5, PC, Xbox Series, Switch e Switch 2 che ci propone il leggendario Pac-Man in un’ottica completamente nuova. Non più una simpatica creatura sferica intenta a mangiare pallini gialli, bensì un misterioso essere capace di fagocitare gli avversari e che sembra spinto da motivazioni tutt’altro che buone. Il labirinto, che dà anche il nome al titolo, c’è sempre, anche se qua è decisamente più vario e oscuro di quello cha abbiamo imparato a conoscere in sala giochi.
Insomma, le differenze in questa nuova visione di Pac-Man sono molte e sicuramente accattivanti, ma avrà saputo Bandai Namco colpire nel segno o era forse il caso di lasciare l’oramai quasi cinquantenne eroe nei suoi classici corridoi?
Un pericoloso labirinto e una misteriosa guida
Shadow Labyrinth non arriva come un fulmine a ciel sereno, dato che questa particolare via di mezzo tra una nuova IP e uno spin-off di Pac-Man era stata introdotta da Secret Level, serie antologica di Amazon Prime Video dedicata al mondo videoludico. Circle, questo il nome dell’episodio in questione, presentava infatti già dalla fine dello scorso anno questa particolare visione dell’eroe Bandai Namco, mostrandoci un mondo brutale dove le scene gore sono all’ordine del giorno.
Con la trasposizione videoludica di questo nuovo universo si vanno un po’ a perdere le scene più crude e sanguinolenti viste nella serie TV, mentre rimangono le atmosfere ansiogene e tutto il setting che abbiamo imparato a conoscere grazie ad Amazon. In Shadow Labyrinth ci metteremo infatti nei panni di un misterioso guerriero, risvegliato da un’oscura versione di Pac-Man che ci chiederà di assisterlo nella fuga dal labirinto che da il nome al titolo.
Per farlo passeremo attraverso ambientazioni di ogni sorta, a partire da floridi e immensi alberi fino ad arrivare ad edifici ipertecnologici, senza dimenticarci ovviamente di oscure caverne e altro ancora. Anche gli ostacoli che incontreremo nel nostro cammino passeranno da fauna ostile fino a forme di vita extraterrestre, toccando anche tribù di cannibali e, perché no, pure dei dinosauri. Al tutto si aggiungono poi anche dei richiami al nostro misterioso passato e dei personaggi i cui fini non sono chiari fin da subito.
Il nostro cammino in Shadow Labyrinth, insomma, sarà tutt’altro che semplice e lineare e sarà necessario impegnarsi il massimo per scoprire la verità che aleggia dietro la fitta nube di mistero che permea il titolo.
Dal libro del perfetto metroidvania
La struttura di gioco, come vi avevamo anticipato anche nella nostra anteprima qualche settimana fa, è quella di un metroidvania classico, dotato di tutti quei crismi che hanno reso celebre il genere. Sono quindi presenti tutti quelli elementi che ci si aspetterebbe di trovare in un titolo appartenente a tale categoria, a partire dai potenziamenti da sbloccare nel corso del tempo e che rendono accessibili zone precedentemente impossibili da raggiungere, fino ad ambientazioni colme di bivi, percorsi nascosti e collezionabili da raccogliere, passando ovviamente per sezioni platform e anche qualche immancabile puzzle.
Non mancano poi neanche mercanti, NPC e, ovviamente, un ventaglio di avversari particolarmente ampio, sia per quanto riguarda i classici mob che i boss veri e propri. Ed è proprio sui nemici più grossi che dobbiamo ritrattare almeno in parte una delle criticità che avevamo evidenziato in precedenza su queste pagine. L’aver potuto cominciare Shadow Labyrinth fin dall’inizio, senza venire gettati dal nulla in una zona più avanzata dell’avventura, ci ha infatti concesso di prendere dimestichezza con le varie meccaniche e riuscire così a combattere ad armi pari contro i bestioni del titolo.
In linea di massima le boss battle si sono rivelate tutte divertenti e ben riuscite, riuscendo a coadiuvare al loro interno il giusto livello di sfida con anche una buona varietà, dato che tranne in rari casi i boss usano tattiche sempre differenti. A non convincerci al 100% solamente il fatto che alcuni di essi sono stati costruiti un po’ troppo come punching ball, riempendoli eccessivamente di vita, e delle hitbox non sempre chiarissime.
Soddisfacenti sono anche le scaramucce con i nemici più piccoli, dato che Bandai Namco ha riempito il titolo di amenità dotate dei più svariati attacchi e che si basano su metodi di ingaggio differenti. Capiterà quindi di venire assaltati dall’alto, bersagliati da frecce scagliate da lontano, colpiti da pesanti mazze e così via. Vi sono poi sia attacchi bloccabili che non, rendendo i combattimenti sempre vari e particolarmente frenetici.
Il nostro alter ego digitale, poi, è tutt’altro che indifeso, dato che, oltre a sferrare i classici attacchi con la spada, può anche schivare, parare, usare abilità speciali e trasformarsi temporaneamente pure in un possente robot. Robot che, oltre a ricoprire un ruolo importante nella trama del gioco, consente anche di divorare gli avversari sconfitti, ottenendo così importanti risorse.
Insomma, le fasi di combattimento grazie anche a una buona risposta dei comandi, sono sicuramente riuscite e riescono a rivelarsi uno dei principali punti di pregio dell’intero titolo.
Diventare Pac-Man
Una grossa parte dell’esperienza di gioco di Shadow Labyrinth si basa poi come da buon metroidvania sulla sua anima esplorativa. Oltre che poter controllare il nostro eroe, che si rivela particolarmente agile tra salti, dash, rampini e quant’altro, nel gioco sono poi previste delle sezioni che richiamano da molto vicino l’anima di Pac-Man.
Di tanto in tanto ci imbatteremo infatti in dei binari sui quali ci trasformeremo nell’iconico eroe, con tanto di palline da mangiare e gli indimenticabili effetti sonori di contorno. Queste fasi ci vedranno rimbalzare da una parte all’altra, cercando di raggiungere la fine di tali percorsi, evitando al contempo gli attacchi avversari. Si tratta di sezioni sicuramente divertenti e capaci di spezzare il ritmo di gioco, ma che risultano più un doveroso omaggio che una parte cruciale dell’intera esperienza di gioco. Poco male, perché comunque alla fine dei conti funzionano abbastanza bene e non tediano mai.
Più convincenti in ogni caso sono quelle maggiormente tradizionali, con le fasi platforming di Shadow Labyirinth che sono tutto sommato solide e ben costruite. Anche i puzzle che si trovano di tanto in tanto sono ben fatti e riescono a far ingegnare il giocatore senza diventare mai troppo criptici. Da segnalare di tanto in tanto qualche segmento al limite del frustrante, anche e soprattutto a causa di una distribuzione dei checkpoint tutt’altro che ben bilanciata, così come un level design che non si mantiene sempre a livelli altissimi.
Qualche ispirazione di troppo
Il fatto è che alla fine dei conti Shadow Labyrinth è un buon gioco, che non offre però nulla di veramente nuovo al mondo dei metroidvania. Le meccaniche sono quelle collaudate di sempre, con l’introduzione delle sezioni con Pac-Man e del robot divoratore che non sono abbastanza per dare al titolo quel quid in più necessario a spiccare particolarmente.
Anche sul piano artistico i richiami con altre opere, vedi ad esempio i Metroid, sono molti. Il titolo di Bandai Namco risulta poi talvolta anche un po’ troppo un mappazzone di cose, cercando di combinare insieme ambientazioni e nemici tra di loro completamente differenti e che sembrano essere usciti da titoli diversi.
Nonostante tutto, comunque, Shadow Labyrinth è dotato anche di buoni spunti sul piano stilistico, con alcune zone in particolare che risultano davvero ispirate, e riesce a regalare dei colpi d’occhio notevoli. La scelta di puntare su delle animazioni a pochi frame, per quanto inizialmente potrebbe sembrare fastidiosa, diventa infine sempre più convincente nel corso del tempo e restituisce anch’essa un effetto sicuramente riuscito.