Il mondo del gaming si trova nuovamente a fare i conti con una delle questioni più controverse dell'era dei giochi live service: cosa succede quando un titolo viene spento definitivamente dai suoi publisher? Il caso Concord, l'hero shooter di Sony Interactive Entertainment cancellato dopo appena due settimane dal lancio, torna prepotentemente sotto i riflettori. Un gruppo di sviluppatori volontari aveva infatti riportato in vita il gioco su server privati, permettendo a chi aveva acquistato legittimamente la copia di tornare a giocare. La risposta di Sony non si è fatta attendere: una serie di DMCA strike che hanno di fatto paralizzato il progetto, riaccendendo il dibattito sulla preservazione videoludica e sui diritti dei consumatori nell'industria del gaming moderno.
La storia di Concord rappresenta uno dei flop più clamorosi della storia recente dei videogiochi. Lanciato nell'agosto 2024 su PS5 e PC, l'hero shooter sviluppato da Firewalk Studios fu ritirato dal mercato dopo sole due settimane, con stime che parlano di meno di 25.000 copie vendute. Sony promise inizialmente di esplorare "opzioni alternative per raggiungere meglio i giocatori", lasciando il gioco offline a tempo indeterminato. Tuttavia, la situazione precipitò rapidamente: il game director Ryan Ellis si dimise nel settembre 2024, e ad ottobre l'intero studio Firewalk venne chiuso definitivamente, sigillando apparentemente il destino di Concord.
Quello che Sony non aveva previsto era la determinazione della community. Mesi di lavoro di reverse engineering da parte di un team di sviluppatori volontari hanno permesso di ricostruire l'infrastruttura server del gioco, rendendo nuovamente funzionali il menu principale, la selezione dei personaggi e persino il matchmaking. "Il progetto è ancora work in progress, giocabile ma con bug", spiegava uno degli sviluppatori sul Discord Concord Delta, annunciando l'intenzione di organizzare sessioni di playtesting private per chi possedeva legittimamente i file del gioco.
La cautela del team era evidente fin dall'inizio. Gli sviluppatori avevano implementato una policy rigorosa: solo chi aveva acquistato il gioco originariamente poteva accedere ai server privati, e qualsiasi tentativo di condividere file coperti da copyright veniva immediatamente rimosso. "So che questo è frustrante per chi è stato rimborsato forzatamente, ma probabilmente ci stanno già monitorando legalmente e voglio assicurarmi che questo progetto rimanga il più legale possibile", scriveva il team sul canale Discord. Una precauzione che si è rivelata insufficiente agli occhi di Sony.
Il colosso giapponese ha infatti iniziato a emettere DMCA takedown notice contro i video pubblicati su YouTube e social media che mostravano il progetto in azione. Anche se non è chiaro se Sony abbia intrapreso azioni legali dirette contro gli sviluppatori stessi, l'effetto intimidatorio ha funzionato perfettamente. "A causa di preoccupanti azioni legali, abbiamo deciso di sospendere gli inviti per il momento", è stata la rassegnata comunicazione apparsa sul Discord del progetto.
Il caso Concord è diventato rapidamente un simbolo nelle discussioni sulla preservazione videoludica. Recentemente, la Camera dei Comuni britannica ha dibattuto proprio sulla necessità di migliorare le protezioni per i consumatori di videogiochi e sulla preservazione del patrimonio ludico. Durante questo dibattito, Concord è stato citato come esempio emblematico della necessità di regolamentazioni più stringenti. Un parlamentare ha dichiarato: "Un esempio recente è Concord, un gioco rilasciato per PlayStation 5 e Windows nell'agosto 2024. Dopo un lancio deludente, Sony Interactive Entertainment ha preso una decisione commerciale di chiuderlo. Va dato loro credito per aver rimborsato tutti gli acquisti, ma questo non è sempre il caso".
La questione solleva interrogativi fondamentali per l'industria del gaming: quando un publisher spegne definitivamente i server di un gioco multiplayer, i giocatori che lo hanno acquistato hanno diritto a preservarne una versione giocabile? Il modello dei live service, sempre più diffuso nell'industria, prevede per definizione una "data di scadenza" per i titoli che non raggiungono i risultati sperati. Ma cosa significa questo per chi ha investito denaro in quei prodotti? Il caso Concord, con il suo gruppo di appassionati determinati a salvare un gioco che il mercato aveva rifiutato, rappresenta perfettamente questo dilemma tra diritti di proprietà intellettuale e diritti dei consumatori, un tema che continuerà a definire il futuro del gaming negli anni a venire.