The 7th Circle: Endless Nightmare | Recensione

The 7th Circle: Endless Nightmare è un first person dungeon crawler RPG di "vecchia scuola" con decine di livelli e nemici in un'ambientazione horror.

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a cura di Luca Salerno

Avete presente i
wormhole? Quelle scorciatoie che permettono di viaggiare nello spazio e nel tempo? Bene, The
7th Circle: Endless Nightmare sembra essere arrivato direttamente dagli anni ‘90 attraverso uno di questi. Il gioco sviluppato da 68k Studios e pubblicato in versione aggiornata da Gamera Interactive è decisamente anticonformista: è in grafica 2D, appartiene a un genere quasi estinto e non fa granché per rendere la vita facile al giocatore. The 7th Circle: Endless Nightmare è però pienamente cosciente di tutto questo ed è quindi volutamente anticonformista. E in qualche modo, sviluppare al giorno d’oggi un titolo di questo tipo rivolto a una fascia di nicchia di giocatori non può che essere considerato un gesto coraggioso, un coraggio che deriva da una grande passione per il passato della storia dei videogiochi. Anche solo per questo vale la pena entrare nel wormhole dal quale è arrivato The 7th Circle: Endless Nightmare.

Crawling Turbo Challenge

First Person Dungeon Crawler RPG: un genere che trent’anni fa nacque su computer e che vide tra i primi esponenti Dungeon Master. Questo tipo di giochi, a parte qualche eccezione come Etrian Odyssey, è ormai quasi scomparso anche se molti tratti caratteristici si possono rintracciare nel DNA di alcuni titoli moderni. Ad esempio la personalizzazione delle statistiche del protagonista, le opzioni strategiche offerte dalle armi e l’attenzione con cui prepararsi agli scontri sono ancora ben presenti nella serie Dark Souls, laddove Bloodborne ha abbracciato addirittura in pieno il genere con i dungeon opzionali generati casualmente.

Mantenendo fede a questa tradizione The 7th Circle: Endless Nightmare vi terrà rinchiusi per ore all’interno dei suoi dungeon pseudo-tridimensionali. Il motore grafico 2D viene usato infatti per creare un effetto di profondità come accadeva fino ai primi anni ‘90. Abituarsi richiede un po’ di tempo: all’inizio si rimane spaesati per il brusco “stacco” di inquadrature da una direzione all’altra ma bastano un paio d’ore per imparare a orientarsi. Nel complesso i sedici dungeon della modalità principale hanno strutture abbastanza varie: i primi sono grandi labirinti in stile classico ma dal quinto livello in poi iniziano a differenziarsi diventando anche più piccoli e frammentati, ad esempio, con stanze separate raggiungibili grazie ai teletrasporti.

L’obiettivo principale è molto semplice: partendo dall’inizio bisogna trovare il boss, sconfiggerlo e guadagnare l’uscita. Tutto quello che c’è in mezzo è ovviamente un po’ più complesso. Bisogna innanzitutto farsi strada con una mappa le cui zone diventano visibili solo dopo averle attraversate, ci sono poi le leve da attivare per alzare i cancelli o gli scrigni da aprire per recuperare pezzi di equipaggiamento o materiali necessari a potenziare le armi o a forgiare amature. Non mancano neanche i fantasmi che appaiono solo in momenti specifici e i passaggi segreti con interruttori e muri invisibili. E poi ovviamente ci sono i nemici da combattere.

Splatterdungeon

In termini di storia e design dei nemici The 7th Circle: Endless Nightmare supera la tradizione fantasy medievale dei suoi illustri predecessori con scelte più moderne. Le sequenze narrative attivabili dai televisori sparsi per i dungeon ricostruiscono una trama ambientata ai giorni nostri che si rivela essenziale e allo stesso tempo dotata di una certa originalità per questo genere di giochi. Quanto ai nemici si tratta di demoni nati dalla psiche del protagonista e realizzati con uno stile tipicamente horror. Nei vari livelli bisogna affrontare demoni, bambole assassine, zombie, clown killer, ibridi più o meno terrificanti e in alcuni casi mostri con nomi come Mater Tenebrarum che citano un ben preciso immaginario cinematografico.

Lo stile visivo a cui si richiama il design dei nemici resta, anche in questo caso, quello degli anni ‘90 ricordando da vicino titoli come gli Splatterhouse per Sega Mega Drive (a loro volta influenzati dalla cinematografia horror dell’epoca) con grossi e dettagliati sprite bidimensionali pur senza ricalcare i tratti grotteschi della vecchia serie Namco. I nemici sono visibili sulla mappa come zone di colore differente (rosso per quelli standard, giallo per gli elite e viola per i boss) oppure si possono incontrare in duelli opzionali per aumentare la possibilità di trovare oggetti rari.

I combattimenti si svolgono a turni la cui frequenza cambia anche a secondo delle statistiche del personaggio. La dinamica è quella classica da RPG e prevede innanzitutto attachi fisici insieme ad armi da lancio, colpi speciali e combo. Ogni azione comporta inoltre il consumo di una parte della barra del vigore che può essere rigenerata nel corso della battaglia. Pur nell’impostazione moderna del gioco non mancano le magie, anzi questa parte del gameplay è quella più interessante e curata. Di incantesimi ce ne sono ben una settantina divisi per categorie come quelli per infliggere status negativi, le evocazioni (si va dagli scheletri ai demoni) e le magie che agevolano l’esplorazione. Anche in questo caso emerge la personalità “old school” di The 7th Circle: Endless Nightmare dato che gli effetti sono molto scenografici nonostante (anzi, forse grazie alla) grafica 2D.

Negli ultimi livelli, ad esempio, la magia Drops of Lava ci ha permesso di evocare un vulcano sullo fondo i cui detriti dell’eruzione hanno travolto i nemici. A essere interessante è anche il modo in cui le magie vengono lanciate, ovvero con formule (parole che troverete in giro per i dungeon) che vanno scritte con la tastiera e possono essere assegnate a un tasto numerico. Purtroppo a fronte di tanta varietà offerta al protagonista, non si può dire lo stesso per quanto riguarda i nemici che pur essendo tanti possiedono una singola animazione e una varietà minima di attacchi differenziandosi principalmente per il tipo di statistiche come gli HP, forza, velocità e resistenze agli status. Anche i cinque livelli di difficoltà aggiuntivi non portano grandi variazioni aumentando, ad esempio, i danni.

Gameplay funambolico

Il gameplay di The 7th Circle: Endless Nightmare si muove in bilico tra esplorazione e combattimento. Nelle nostre 40 ore trascorse nei dungeon siamo arrivati alla conclusione che sia necessario scegliere tra l’uno o l’altro. Se amate ripulire i livelli allora vi ritroverete a essere estremamente forti, se volete concentrarvi sui combattimenti allora meglio proseguire dritti verso l’uscita ed eventualmente alzare il livello di difficoltà.

Se però volete aumentare la sfida e scoprire l’intera mappa l’investimento di tempo sarebbe notevole data l’ampiezza dei livelli e la comunque nutrita presenza di nemici, anche selezionando l’opzione che li riduce al minimo. Sicuramente trovare un punto di equilibrio magari con meno scontri ma più significativi avrebbe permesso di conciliare meglio combattimento ed esplorazione. In ogni caso dobbiamo sottolineare che quest’ultima è parte integrante della sfida proposta dal gioco andando al di là della sua funzione strumentale.

Infine per chi è alla ricerca di combattimenti più impegnativi il gioco permette di sbloccare diverse modalità con dungeon più orientati al combattimento oltre al Limbo con livelli generati casualmente. Un avviso ci sembra fondamentale per chi volesse giocare The 7th Circle: Endless Nightmare: una volta entrati nel loop del gameplay e ottenute le magie che vi aiuteranno enormemente nell’esplorazione tutto diventerà più facile nonostante all’inizio ci metterete sicuramente un paio d’ore per completare il primo dungeon. Il gioco arriva inoltre accompagnato da un articolato manuale d’istruzioni che è indispensabile leggere prima di iniziare e necessario tenere a portata di mano durante le partite.

Non chiamatela permadeath

Proprio nel primo dungeon, dopo circa due ore di gioco, giudicavamo con un po’ di sufficienza il livello di sfida di questo The 7th Circle: Endless Nightmare. Cercando l’uscita del primo livello avevamo incontrato qualche difficoltà ma niente di realmente difficile. Il primo boss ci ha fatto però cambiare idea. Una volta sconfitto, il nostro personaggio aveva perso quasi tutto l’equipaggiamento, era tornato di livello uno ed era tornato all'inizio del dungeon. E considerato che era il solo il primo, “l’incubo infinito” promesso dal titolo sembrava diventare realtà.

Perché parlare del game over? Innanzitutto perché questo fa parte del sistema di progressione del personaggio. La fine di una partita infatti è l’unica occasione per spendere i Blood Drops ottenuti che permettono di alzare in maniera permanente alcune caratteristiche come gli HP, i punti magia o il numero di pezzi di equipaggiamento da conservare tra una partita all’altra. Sempre i Blood Drops possono essere spesi anche per sbloccare le nuove modalità di gioco.

Altri progressi vengono sbloccati raggiungendo un certo numero di azioni come la creazione di nuovi personaggi o la chiusura dei buchi neri, ovvero minigame da completare per aprire determinati cancelli. Inoltre dopo il game over non si perdono gli organi rilasciati dai nemici necessari a creare pozioni, i materiali, le formule magiche e le carte con vari bonus necessarie a comporre un mazzo a ogni nuova partita. Ogni volta infatti che si ricomincia sarà possibile scegliere una classe con statistiche e abilità passive predeterminate o selezionarle a proprio piacimento.

Inoltre ogni boss vi darà una reliquia che permetterà ulteriormente di personalizzare le statistiche del personaggio. Questa sorta di permadeth non risulta eccessivamente punitiva e viene gestita con molto rispetto nei confronti del giocatore senza improvvise impennate di difficoltà. Inoltre una minima e attenta preparazione, affiancata alla giusta combinazione tra livello di difficoltà e frequenza di di incontri, permette di personalizzare il grado di sfida. Tra l'altro una delle magie che troverete andando avanti vi permetterà di tornare al punto in cui il personaggio precedente è stato sconfitto.

The 7th Circle: Endless Nightmare è sviluppato da un piccolo team (peraltro tutto italiano) e la cura dedicata ai vari aspetti del gioco è sicuramente encomiabile. Tuttavia ci sono aspetti piccoli che nel loro complesso incidono sulla qualità della vita del giocatore. Ad esempio la modalità schermo intero deve essere reimpostata a ogni accesso, il pulsante ESC permette di andare nelle opzioni ma lo stesso tasto non permette di ritornare al gioco, ci sono brevi caricamenti uscendo dalla stessa schermata e dopo i combattimenti. In inventario, inoltre, i nuovi oggetti non vengono segnalati e non c’è nessun modo di tornare provvisoriamente indietro quando si assegnano i punti ai vari attributi.

A mancare sono anche piccoli aspetti di integrazione con Steam, ad esempio non siamo riusciti a far funzionare l’Overlay e la riproduzione remota. Infine mancano gli achievement che, dati i tanti approcci offerti dal gioco, avrebbero favorito la scoperta di prospettive differenti e incentivato meccaniche facilmente trascurabili. I titoli indipendenti su questo fronte hanno comunque raggiunto determinati standard e in qualche modo stupisce non vederli rispettati anche qui. Non si tratta però di nulla che non si possa aggiornare col tempo o che nel complesso penalizzi davvero l’esperienza di gioco.