The Evil Within: paura, eh?

The Evil Within è il nuovo survival horror di Shinji Mikami, l'autore della celebre saga di Resident Evil che per l'occasione ha deciso di prendere in prestito elementi da titoli del calibro di Silent Hill e The Last of Us.

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a cura di Tom's Hardware

Stealth o armi?

Gli scontri di The Evil Within vi mettono davanti a due possibilità: uccidere i nemici silenziosamente o sparare con le armi a nostra disposizione? L'approccio stealth è quello che permette di ottenere maggiori soddisfazioni, a patto di avere un po' di pazienza. Bisogna infatti studiare i movimenti dei nemici, allontanarli dal gruppo lanciando oggetti in pieno stile The Last of Us e ucciderli uno alla volta con attacchi da dietro. Nei livelli si possono trovare anche varie trappole, che per fortuna non sono state installate soltanto per darci fastidio.

E infatti possibile usare queste trappole a nostro vantaggio, cercando di attirare i nemici verso tagliole, esplosivi, aculei che spuntano dal pavimento e quant'altro. Alcune trappole si possono inoltre disinnescare, in modo da recuperare materiale prezioso per creare dardi per l'arma più bella del gioco: la balestra.

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Considerando che il revolver si usa giusto quando i nemici ci hanno beccato e che è meglio tenere i colpi del fucile a pompa e le granate per le situazioni d'emergenza, la balestra è la nostra fida compagna delle sessioni stealth. Silenziosa, letale e multiuso: cosa volete di più dalla vita? Il buon detective Castellanos può infatti creare diversi tipi di dardi per la balestra, come quelli tradizionali o esplosivi. Quest'ultimi si possono anche sparare nei muri per poi esplodere all'avvicinarsi dei nemici.

Chiaramente il rumore delle esplosioni attirerà le creature, per cui è sempre meglio scegliere con cura quale dardo usare e se andare in giro correndo all'impazzata (assolutamente sconsigliato) o se mantenere un profilo basso, camminando accovacciati mediante la pressione dell'apposito tasto.

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Un approccio simile lo si può tenere per aprire le porte: schiacciando una volta sola il pulsante il protagonista le apre piano, mentre premendo due volte il tasto il buon detective le spalanca con un calcio degno delle migliori serie TV di Hollywood. Se state scappando meglio fare le cose di fretta, altrimenti vi consigliamo di agire sempre con molta cautela.

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Paura, eh?

The Evil Within fa paura? Sì, ma nella quindicina di ore che ho impiegato per completare il gioco al livello di difficoltà normale ho fatto pochi "salti sulla sedia". Il terrore trasmesso dal titolo di Shinji MIkami è più psicologico, e curiosamente (ancora una volta) ricorda più la saga di Silent Hill che quella di Resident Evil.

È la sensazione d'ansia e d'angoscia perenne a intimorire i giocatori, unita al pericolo costante rappresentato dai nemici sparsi per i livelli. Sotto questo aspetto The Evil Within centra in pieno l'obbiettivo: se siete appassionati di survival horror troverete pane per i vostri denti.

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Il gioco tuttavia non è esente da difetti. La trama è convoluta e al di là della curiosità iniziale che ci spinge ad andare avanti per scoprire l'origine degli eventi ci si ritrova a giocare più per il gusto di terminare la sfida offerta dagli sviluppatori che per scoprire che fine fanno i personaggi.

Sotto questo aspetto siamo lontani dai livelli d'eccellenza raggiunti da Silent Hill 2, il mio preferito della saga e ancora oggi uno dei survival horror con il comparto narrativo più curato della storia. The Evil Within riesce tuttavia a dare una rinfrescata al genere, introducendo meccaniche di gioco provenienti dai titoli d'avventura, come The Last of Us, e creando un mix convincente.

Andare in giro con la lanterna spenta per non allertare un gruppo troppo numeroso di nemici o nascondersi sotto un letto o in un armadio per sfuggire a un nemico sono solo alcuni dei momenti di tensione che si vivono in The Evil Within. Per non parlare del primo incontro che si fa nelle fasi iniziali del gioco, che non vi sveliamo per non rovinarvi la sorpresa. Fra nemici che ci spediscono all'altro mondo con pochi attacchi e creature invincibili (o quasi) è una vera impresa arrivare alla fine senza un filo di sudore. Non si salta sulla sedia, ma si gioca protesi in avanti verso lo schermo con le mascelle serrate.

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Grafica e sonoro

A livello grafico The Evil Within mostra il fianco se confrontato con le produzioni più recenti. Il modello poligonale del protagonista è curato, ma non si può dire altrettanto per il resto dei gioco. Ho testato la versione PS4 e nonostante su PC la situazione sia leggermente migliore non stiamo parlando del gioco che fa gridare al miracolo. Su console old gen paradossalmente si difende bene ed è allineato alle produzioni multipiattaforma della concorrenza.

Curiosa anche la scelta di presentare il gioco in formato letterbox, anche se su PC si può decidere di attivare la modalità fullscreen con un comando di debug. È inoltre possibile scegliere la quantità di disturbo "artistico" applicato alle immagini. L'impostazione di default lo tiene attivo al massimo e io l'ho lasciato così per tutta la durata dell'avventura. Azzerandolo si ottengono immagini più nitide, ma si perde quell'effetto "pellicola" voluto dagli sviluppatori. Considerando che a livello tecnico la grafica è giusto sufficiente probabilmente tenere attivo questo filtro è la mossa più saggia.

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Per fortuna la situazione si salva (in parte) grazie a una direzione artistica ispirata. I livelli che si attraversano nell'avventura sono ben caratterizzati e molto vari, e nemici a parte si lasciano esplorare piacevolmente. Non aspettatevi tuttavia lande sconfinate, dopotutto stiamo parlando pur sempre di un survival horror.

L'esperienza di gioco è infatti molto lineare (pure troppo) e la suddivisione in capitoli accentua ancora di più questo elemento. Personalmente avrei fatto a meno d'interrompere l'azione con una schermata che c'informa di aver finito il capitolo, dicendoci quanto tempo abbiamo impiegato per completarlo. Tuttavia si tratta di uno dei pochi momenti in cui il gioco ci lascia respirare e riposare, per cui ben presto s'impara a voler bene a quella schermata, soprattutto dopo una sessione particolarmente impegnativa.

A livello sonoro il lavoro svolto dal team di Tango è convincente. Gli effetti sono raccapriccianti al punto giusto e la colonna sonora sottolinea bene le varie fasi di gioco. Encomiabile l'uso di musica classica, soprattutto del Chiaro di Luna di Debussy. Diventerà il vostro brano canzone preferito, visto che segnala la vicinanza di una stanza dov'è possibile cambiare dimensione e salvare la partita.

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Conclusioni

The Evil Within è opprimente, claustrofobico e stressante. Giocarci fa venire l'ansia e vi farà stare in tensione per tutta la durata dell'avventura. Siete in cerca di queste sensazioni? È il gioco che fa per voi. Shinji Mikami ha realizzato un survival horror sporco, contaminato e fortunatamente convincente per gli appassionati del genere. Un titolo che affonda le sue radici nei giochi d'altri tempi, ma con un occhio rivolto al presente. Che non nasconde d'ispirarsi ai titoli della concorrenza ma senza dimenticare il retaggio del mitico Resident Evil.

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Se volete divertirvi con un'avventura horror impegnativa non avete altre scuse, anche se il titolo di Mikami non è esente da difetti. La grafica e la storia non fanno gridare al miracolo, e gli sviluppatori sembrano aver aumentato il livello di difficoltà "barando", come per le torce monouso e i fiammiferi per bruciare i cadaveri. Inoltre il sistema di checkpoint e salvataggi vi riporterà ai tempi della prima PlayStation, ma, dopotutto, è il rischio che si corre quando si cerca di creare un survival horror che vuole essere old-school e moderno allo stesso tempo. Avete il coraggio di raccogliere la sfida di Shinji Mikami?