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Pro
- Più curato rispetto al primo capitolo
- La scrittura di storia e personaggi è ancora di altissimo livello
- La componente RPG funziona
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Contro
- Poche vere novità rispetto al predecessore
- La terza persona è davvero mal fatta
Il verdetto di Tom's Hardware
Informazioni sul prodotto
Il ritorno di Obsidian nell'universo distopico delle megacorporazioni arriva dopo oltre sei anni dal capitolo d'esordio. The Outer Worlds 2 si presenta come un'evoluzione del primo episodio, mantenendo intatta quella capacità dello sviluppatore californiano di fondere satira pungente e libertà di scelta in un RPG in prima persona che non lesina critiche al sistema.
L'ambientazione continua a dipingere un futuro inquietante dove le corporation decidono il destino dei cittadini e i governi antepongono il profitto al benessere collettivo. Una rappresentazione che Matt Adler e Leonard Boyarski continuano a sviluppare con una coerenza narrativa che fa riflettere sul presente quanto sul domani.
Un mondo di fazioni in bilico
Il giocatore veste i panni di un membro del Direttorato Terrestre, un'entità esterna chiamata a operare come osservatore imparziale. Naturalmente, l'obiettivo personale finirà per intrecciarsi inevitabilmente con le dinamiche politiche delle colonie di Arcadia, trasformando il protagonista in arbitro delle sorti di migliaia di vite.
Ogni fazione possiede motivazioni proprie, per quanto assurde possano apparire: dal Protettorato all'Ordine, fino alle Soluzioni della Zia, ciascun gruppo brandisce le armi per imporre la propria visione, che sia attraverso il dominio territoriale o accordi commerciali squilibrati.
Il party del protagonista rispecchia questa varietà, componendosi di sei compagni (due schierabili per missione) che rappresentano le diverse forze in campo. La loro presenza influenzerà dialoghi aggiuntivi e l'apparizione di missioni secondarie, seppur in misura contenuta. Come da tradizione Obsidian, sarà tutto nelle mani del giocatore, che potrà scegliere se mediare tra le parti o alimentare il conflitto.
Scrittura affilata e critica sociale
Il binomio tra ironia caustica e denuncia sociale torna amplificato rispetto al predecessore. Le battute colpiscono con precisione chirurgica, strappando sorrisi soprattutto ai veterani del genere, capaci di cogliere i rimandi al mondo contemporaneo e le sfumature più sottili.
Il team californiano raggiunge picchi di scrittura notevoli, mantenendo una coerenza interna invidiabile. L'equilibrio tra le fazioni può essere stravolto dalle decisioni del giocatore, che determinerà se operare come pacificatore o catalizzatore di guerra, privilegiando il bene comune o gli interessi particolari.
La costruzione del personaggio guadagna profondità grazie a una maggiore libertà nelle scelte e un'abbondanza di nuovi perk e difetti. L'approfondimento dell'aspetto ruolistico risulta evidente, anche se alcune scelte di game design rischiano di limitarne il potenziale, particolarmente nelle boss fight e nella gestione dello stealth.
Rispetto al primo capitolo, emerge una cura superiore verso le diverse build possibili. Ogni elemento dell'equipaggiamento dispone di slot per mod specifiche che alterano parametri come tipo di danno, portata, cadenza di fuoco e altro ancora. Le armi possono infliggere danni al plasma, corrosivi o elettrici, con infinite combinazioni possibili.
Il sistema di progressione elimina vincoli di classe, permettendo di distribuire liberamente i punti tra le statistiche. Un elemento distintivo è rappresentato dai difetti dinamici: il gioco propone periodicamente trait negativi basati sullo stile di gioco adottato. Nel nostro caso, dopo aver trascurato ripetutamente di rianimare i compagni caduti, ci è stato offerto "Leader avventato", che impedisce la rianimazione in battaglia ma potenzia il compagno superstite alla morte dell'altro.
Durante la campagna abbiamo ricevuto almeno dodici proposte di difetti, accettandone solo tre. Questa meccanica arricchisce l'esperienza ruolistica e favorisce la rigiocabilità, personalizzando profondamente ogni partita.
Combattimento e limiti delle build
Non tutti gli ingranaggi girano perfettamente. Alcune boss fight costituiscono colli di bottiglia inattesi, forzando approcci specifici che mal si adattano a determinate build. Trovarsi in una stanza chiusa contro un avversario corazzato e devastante può far pentire di aver investito nell'hacking o nell'eloquenza.
Sebbene sia possibile modificare la difficoltà in qualsiasi momento, in certi frangenti sembra che gli sviluppatori non abbiano contemplato tutte le possibili configurazioni, sfavorendo le build basate sullo scassinamento, sul raggiro e sullo stealth a favore di quelle orientate al combattimento diretto. Mentre numerose missioni secondarie e dialoghi si risolvono pacificamente, determinati scontri culminano inevitabilmente nello spargimento di sangue.
Lo stealth stesso presenta alti e bassi: l'infiltrazione riesce spesso attraverso percorsi alternativi, ma in altre occasioni i passaggi obbligati e i coni visivi nemici complicano l'approccio furtivo. Gli umani mostrano percezione modesta, mentre le creature di Arcadia risultano infallibili, rendendo quasi impossibile ritornare nell'ombra dopo il primo errore senza ricaricare un salvataggio.
Quando ogni elemento funziona come previsto, The Outer Worlds 2 non solo supera il predecessore, ma si afferma come un gioco di ruolo in prima persona di ottima qualità, offrendo contenuti abbondanti, mappe più ampie e, soprattutto, fasi di shooting considerevolmente migliorate.
Le sparatorie, punto debole del primo episodio, beneficiano ora di un feedback delle armi potenziato, maggiore precisione e migliore percezione dell'impatto. Pur rimanendo distanti dalle eccellenze del genere su console di nuova generazione, il miglioramento è tangibile. Dialogo e astuzie ruolistiche restano le armi predilette, ma gli scontri diretti risultano ora più soddisfacenti.
Anche la mobilità compie passi avanti: doppio salto e possibilità di aggrapparsi alle sporgenze rinvigoriscono l'esplorazione, che rimane uno dei pilastri ludici della produzione.
Aspetto tecnico in chiaroscuro
Dal punto di vista tecnico si registrano progressi evidenti rispetto al passato: animazioni, stabilità del framerate, dettaglio generale e costruzione poligonale dei mondi mostrano maturità superiore.
Rimangono tuttavia margini di miglioramento nell'espressività facciale (ottima invece la sincronizzazione labiale in inglese), nelle rag doll dei nemici abbattuti e nel numero di poligoni dedicati a NPC ed elementi di sfondo non interattivi, che trasmettono una spiacevole sensazione di plasticosità.
La nostra prova su Xbox Series X è progredita liscia e senza grossi intoppi. La pulizia del codice risulta inusuale per Obsidian, storicamente nota anche per glitch tecnici oltre che per la creatività artistica.
Il preset qualità raggiunge il 4K a 30 fps, mentre quello prestazioni mantiene circa 1800p raddoppiando i frame, sebbene non sempre stabilissimi durante le oltre quaranta ore di gioco.
Contenuti e modalità aggiuntive
La longevità complessiva è più che buona: alla cinquantaduesima ora avevamo massimizzato tutti i compagni, raggiunto il livello 30 (cap massimo) e completato oltre l'ottanta per cento delle missioni opzionali. La sola campagna richiede una trentina di ore abbondanti, ma trascurare i contenuti secondari nelle produzioni Obsidian è sconsigliabile.
La modalità in terza persona, assente nel capitolo precedente, risulta ben confezionata all'apparenza, ma ben presto si rivela terribilmente rigida. Sviluppata da Disruptive, rappresenta un'alternativa comunque valida per chi non gradisce la visuale in prima persona, con un risultato comunque superiore ad altri tentativi simili, ma nella visione d'insieme risulta davvero difficile promuoverla.
Per i veterani del primo episodio o delle precedenti produzioni dello studio, il consiglio è partire dal livello di difficoltà Difficile, il terzo dei quattro disponibili, per ottenere una sfida costantemente adeguata e compensare parzialmente le carenze dell'intelligenza artificiale, che diventa almeno più aggressiva e organizzata. La possibilità di modificare la difficoltà in qualsiasi momento permette a ogni tipologia di giocatore di godere dell'esperienza.