Valve come una scuola superiore, solo i bulli vanno avanti

Jeri Ellsworth, ex responsabile della divisione hardware di Valve, parla delle circostanze del suo licenziamento e critica la cosiddetta gestione libera dell'azienda, paragonandola a una scuola superiore.

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a cura di Roberto Caccia

Jeri Ellsworth, ex responsabile della divisione hardware di Valve, sostiene che la tanto decantata struttura libera dell'azienda di Gabe Newell non sia così bella come la si dipinge e che nasconda dei meccanismi di gestione più adatti agli adolescenti delle scuole superiori.

L'ex dipendente è ancora particolarmente amareggiata per la "caccia alle streghe" di febbraio, che ha provocato diversi licenziamenti all'interno di Valve, e ha deciso di vuotare il sacco in un podcast, analizzato in un lungo articolo dai colleghi di Develop.

Jeri Ellsworth con uno dei suoi vecchi progetti

"In realtà c'è una potente struttura manageriale nascosta nell'azienda e la sensazione è molto simile a quella di una scuola superiore. Ci sono i ragazzi popolari che ottengono potere, ci sono i combinaguai e tutti quelli in mezzo alle due categorie. Tutti quelli in mezzo sono ok, ma i combinaguai sono quelli che cercano di fare la differenza", spiega Ellsworth, raccontando le peripezie compiute dal team hardware di Valve durante il suo periodo nell'azienda.

"Stavo facendo molta fatica a cercare di realizzare un team hardware in grado di portare avanti l'azienda. Abbiamo avuto vita difficile nelle assunzioni di dipendenti, avremmo dovuto fare molti colloqui con persone talentuose ma i dipendenti di vecchia data li avrebbero respinti in quanto ritenuti non adatti alla cultura dell'azienda. Non dovrei dire i numeri ma c'erano pochissimi dipendenti nella divisione hardware", sostiene l'ex impiegata di Valve, che ne ha anche per la cosiddetta "gestione piatta" dell'azienda.

"La loro struttura probabilmente funzionerebbe molto bene con una ventina di persone, ma s'inceppa terribilmente quando si applica a un'azienda di 300 persone. La comunicazione era un problema", svela Ellsworth, del parere che questa sorta di mancanza di gestione abbia incoraggiato comportamenti controproducenti da parte di alcuni membri dello staff, premiando quelli che riuscivano a "fregare" il sistema e a evitare rischi.

Gabe Newell mentre saluta i suoi ex dipendenti - Clicca per ingrandire

"Hanno una struttura bonus in cui si possono ricevere premi - se si lavora su progetti molto prestigiosi - molto più ricchi rispetto a ciò che si guadagna abitualmente. Per questo motivo tutti stanno cercando di lavorare su progetti molto visibili ed è impossibile allontanare queste persone per lavorare su qualcosa di rischioso come la realtà aumentata, perché vogliono collaborare solo su progetti sicuri", spiega Ellsworth, che l'anno scorso è finita sulle nostre pagine proprio grazie ai progetti hardware di Valve.

"Avevamo un laboratorio con milioni di dollari di macchinari e non potevamo assumere un operatore per 40mila dollari all'anno in modo da creare componenti da poter sfruttare. Tutto questo perché erano preoccupati che un macchinista avrebbe danneggiato la loro preziosa cultura", continua l'ex dipendente nel lungo podcast. Non mancano tuttavia anche parole di elogio per l'azienda di Gabe Newell, soprattutto per averle permesso di lavorare sotto la guida di un gruppo votato alla realizzazione di software, e quindi in grado di dare uno scopo ai progetti hardware.

Per leggere il resoconto del podcast potete cliccare su questo collegamento (in inglese), se invece volete cimentarvi ad ascoltare in prima persona la voce dell'ex dipendente di Valve potete cliccare su questo link.