Xbox 360, impianto Foxconn: suicidio di massa scampato

Trecento lavoratori cinesi di un impianto Foxconn adibito alla produzione di Xbox 360 hanno minacciato di lanciarsi dal tetto dello stabilimento per non aver ricevuto quanto concordato con l'azienda dopo aver deciso di andarsene, in seguito a una richiesta di aumento negata. Microsoft assicura che farà luce sulla vicenda per migliorare il trattamento dei lavoratori dell'azienda partner.

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a cura di Manolo De Agostini

La minaccia di un suicidio di massa per pagamenti non elargiti. Foxconn torna alla ribalta delle cronache per un fatto spiacevole, che fortunatamente non è sfociato in tragedia. Secondo quanto riportato dal sito web anti-governativo China Jasmine Revolution, e ribattuto da Kotaku, il due gennaio centinaia di dipendenti di un impianto Foxconn situato nella città di Wuhan hanno minacciato di gettarsi da un tetto come protesta per non aver ottenuto la somma di denaro che gli era stata promessa dall'azienda.

Il sito cinese riporta che gli operai assemblavano l'Xbox 360 di Microsoft e avevano avanzato la richiesta di un aumento di salario. Foxconn gliel'ha negato, proponendo loro di mantenere il lavoro senza l'aumento oppure andarsene e ottenere una sorta di buonuscita. In molti hanno scelto la seconda opzione, ma i lavoratori non hanno ricevuto quanto concordato.

La protesta è sfociata nella minaccia di un salto nel vuoto da parte di circa 300 dipendenti, non avvenuto grazie all'interno del sindaco di Wuhan che il 3 gennaio - alle nove di sera - ha convinto queste persone a non compiere l'estremo gesto. Tale imprevisto, riportano sempre le fonti, avrebbe portato alla sospensione temporanea della produzione di Xbox 360.

Questo caso dimostra nuovamente il grado di disagio dei lavoratori "tecnologici" in Cina (dove si concentra una gran parte della produzione mondiale). Salari e condizioni di lavoro hanno portato nel 2010 a 14 suicidi nell'impianto Foxconn di Shenzhen, e in passato si sono verificati anche incidenti gravi sul lavoro - che molti riconducono a negligenza nel trattamento dei materiali pericolosi. Il tutto senza dimenticare i contratti anti-suicidio e le reti "salva vita" proposti da Foxconn ai propri dipendenti.

Sull'argomento è arrivata rapidamente la presa di posizione di Microsoft. "Prendiamo le condizioni di lavoro nelle fabbriche che producono i nostri prodotti molto seriamente e stiamo indagando su quanto accaduto. Abbiamo un rigoroso codice di comportamento rivolto ai fornitori che enuncia le nostre aspettative, monitoriamo le condizioni di lavoro da vicino su base continuativa e risolviamo i problemi man mano che emergono. Microsoft è impegnata a offrire un trattamento equo e sicurezza per i lavoratori impiegati dai nostri fornitori, e assicurare che tutto avvenga in conformità con la politica aziendale".

Le parole, condivisibili, devono lasciare ora spazio all'azione. Perché sebbene sia Foxconn ad avere prima tutti la responsabilità di mettere fine ad angherie, soprusi, condizioni di lavoro degradanti e insicurezza, i partner occidentali non possono chiudere gli occhi. Almeno non in un mondo ideale, non nel mondo che piace a noi. Speriamo quanto prima che Microsoft faccia luce sulla vicenda e trovi con Foxconn la via migliore per assicurare dignità ai lavoratori cinesi, di cui spesso non ci ricordiamo.