Yum Yum Cookstar | Recensione - Se vi manca Cooking Mama...

Yum Yum Cookstar è il nuovo titolo di Planet Entertainment che unisce cucina e musica: ci avrà convinto nella versione per Nintendo Switch?

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a cura di Giulia Serena

Editor

Faccio una scommessa: almeno una volta nella vita, che voi siate adulti, ragazzi o adolescenti, avete giocato a Cooking Mama. Che sia stato durante un pranzo di Natale nel Nintendo DS di vostra cugina, sotto l'ombrellone in spiaggia o nel vostro smartphone nella più recente versione mobile, il titolo di cucina più famoso di sempre è entrato nelle vite di tutti noi a un certo punto, facendoci preparare piatti dall'aspetto fantastico e mettendoci addosso una dose di ansia assurda, perché vedere Mama delusa del nostro operato ci spezzava il cuore come poche altre cose.

Quando ho avviato Yum Yum Cookstar ho provato immediatamente una scossa di felicità: potevo di nuovo mettere le mani (virtualmente) in pasta, cucinando per un altro personaggio con delle doti di cheerleading degne delle migliori squadre di football statunitensi. Il nuovo titolo di Planet Entertainment è infatti un cooking simulator che nello stile assomiglia molto a Cooking Mama, mischiandosi però al genere ritmico e dando vita a un'opera del tutto originale.

Cucchiaio alla mano e piede a ritmo

In Yum Yum Cookstar dovrete cucinare piatti dall'aspetto alquanto stravagante (giusto per farvi qualche esempio, troviamo ricette come "biscotti cacca di unicorno" e "waffle arcobaleno"), seguendo le indicazioni dello chef Yum e svolgendo le varie azioni tipiche dei cooking simulator a ritmo di musica: non vi basterà infatti muovere il dito o il Joy-Con seguendo le frecce, bensì dovrete farlo in base alle note dei brani in sottofondo. Per ogni step vi verrà assegnato un punteggio, e alla fine il vostro lavoro sarà giudicato da quattro giudici a dir poco eccentrici, i quali vi daranno un voto da 1 a 10.

Ci tengo a chiarire subito una cosa: Yum Yum Cookstar è un titolo indirizzato per lo più ai bambini, quindi non aspettatevi un gameplay complesso o una grafica ultra-dettagliata. Nonostante siano presenti quattro livelli di difficoltà — Rilassato, Casual, Pro e Cookstar —, non vi troverete mai in difficoltà, dato che gli step da svolgere sono alquanto semplici, e le canzoni, purtroppo, sono sempre le stesse per ogni ricetta.

Essendo commercializzato come un rhythm game, mi aspettavo che i brani sarebbero stati diversi per ogni ricetta, o per lo meno aumentati nella velocità nelle modalità più difficili, rendendo il gameplay un po' più dinamico e tosto. Per quanto Nile Rodgers abbia fatto un buon lavoro con la colonna sonora, creando delle canzoni ritmate e molto orecchiabili, queste diventano ben presto ripetitive e seguono un pattern troppo semplice, sprecando così l'opportunità di creare un'opera davvero a metà tra un cooking simulator e un ritmico.

Per darvi un'idea, mi sarei aspettata un titolo nello stile di Parappa the Rapper, dove il ritmo diventa più veloce con l'avanzare del livello, passando dall'essere rilassante a più complesso e impegnativo. Yum Yum Cookstar è invece sempre sullo stesso piano, e aumentando la difficoltà di gioco le uniche cose che cambiano sono la presenza o meno del timer e dei suggerimenti. La progressione del gameplay consiste invece nell'ottenere punteggi alti nelle ricette (che vengono valutate, esattamente come in Cooking Mama, con delle medaglie di bronzo, argento o oro), sbloccando così nuovi strumenti e tecniche che vi porteranno a ottenere nuove ricette e così via, per un totale di 70 piatti.

Un'occasione sprecata?

Nella versione per Nintendo Switch avrete modo di scegliere se utilizzare il touch screen o i Joy-Con; nel primo caso ho riscontrato dei problemi nel riconoscimento dei tocchi, trovandomi — con non poca frustrazione —  a dover esercitare molta pressione per registrare le mie azioni. Questo è un vero peccato, dato che è proprio il poter eseguire i passaggi con le dita a generare la sensazione di coinvolgimento, necessaria per divertirsi in un titolo del genere.

Ho apprezzato invece l'idea di far giudicare i piatti da una giuria, che mi ha fatto sentire un po' come un'alunna dell'accademia Totsuki in Food Wars; per quanto i commenti dei giudici non siano particolarmente originali, è piacevole sentire qualcosa oltre alle solite tre frasi di feedback tipiche dei cooking simulator. Mi è dispiaciuto però che, per quanto il gioco sia disponibile in italiano, il doppiaggio c'è solo in inglese, non permettendo dunque all'audience più piccola di comprendere ciò che viene detto.