5G in 16 città inglesi già nel 2019, grazie a EE e 1500 siti radio-mobili attivi

L'operatore EE ha annunciato che nel 2019 accenderà la rete 5G in 16 città del Regno Unito. Inizialmente il servizio verrà impiegato per potenziare le prestazioni 4G fino ad arrivare a un massimo teorico di 1 Gbps.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

EE, il principale operatore mobile inglese, ha annunciato l'attivazione dei servizi 5G in ben 16 città entro il 2019. Le prime saranno Londra, Cardiff, Edimburgo, Belfast, Birmingham e Manchester. Poi sarà la volta di Glasgow, Newcastle, Liverpool, Leeds, Hull, Sheffield, Nottingham, Leicester, Coventry e Bristol.

Il progetto è ambizioso e sicuramente rappresenta un'avanguardia "europea" poiché nessun altro operatore con un volume così grande di clienti si è spinto ancora a promettere così tanta copertura. Ovviamente EE ha precisato che inizialmente si concentrerà nelle aree più trafficate, come ad esempio Hyde Park a Londra, la Manchester Arena, il Belfast City Airport, etc. Ad esempio presso Waterloo Station, EE ha rilevato negli ultimi tre mesi almeno 2,1 milioni di clienti connessi e un volume di traffico dati gestito da un sito radio-mobile di circa 100 terabyte al giorno. "Abbiamo scelto quei siti dove i nostri clienti richiedono di più", ha sottolineato Marc Allera, AD della divisione consumer di British Telecom – la società che controlla EE.

In questa prima fase di implementazione la rete 5G affiancherà quella 4G per fornire maggiore banda passante con la prospettiva di sfiorare l'1 Gbps teorico – contro l'attuale 100/200 Mbps dell'LTE Advanced.

"Sappiamo che la 5G nel 2019 non riguarderà le auto a guida autonoma, smart city e aziende automatizzate", ha ammesso Allera. Insomma, si tratterà per lo più di un "rinforzo" prestazionale che dovrebbe consentire a ogni sito 5G di ricevere in dote trasmissioni fino a 10 Gbps.

I primi 1500 siti aggiornati con le nuove apparecchiature radio rappresentano solo il 7% dei complessivi, ma consentiranno la copertura del 15% della popolazione. Impressionante la prospettiva che questi coaguleranno comunque il 25% dell'intero futuro traffico dati.

Resta il nodo degli smartphone e router compatibili: i primi sono attesi entro il primo semestre 2019, ma purtroppo a caro prezzo poiché si parla di della fascia alta del mercato.

E nel resto d'Europa?

In Italia è risaputo che vi sono diversi operatori 5G in pole position grazie ai progetti sperimentali in collaborazione con il MISE, centri ricerca e imprese, senza contare iniziative indipendenti. A Milano, Bari, Matera, Prato e L'Aquila stanno lavorando Wind Tre, Open Fiber, TIM, Vodafone, Fastweb e Huawei. Poi a Roma ci sono Fastweb ed Ericsson e a Torino nuovamente TIM con Ericsson. Rimane l'incognita Iliad, che non ha svelato ancora i suoi piani sebbene si sia aggiudicata un pacchetto di frequenze durante la recente asta.

Sulla tempistica si parla di 2019, soprattutto per quanto riguarda TIM e Vodafone – che per altro potrebbero essere vicine a un accordo di collaborazione. Però nessuno ha ancora parlato di servizi consumer e tutti gli annunci e presentazioni fino ad ora hanno puntato i riflettori su progetti per smart city, automotive, logistica, telemedicina, etc. Insomma, per ora il business-to-business sembra essere il faro di riferimento.

A Helsinki l'operatore Telia ha già attivato i primi servizi 5G ma si tratta di una soluzione pre-commerciale per altro non adeguatamente supportata dalla disponibilità di dispositivi compatibili. Elisa in Finlandia ed Estonia ha fatto lo stesso a Tampere e Tallin. Telenor punta in Norvegia ad attivare servizi nel 2020.

Insomma, lo scenario non è chiaro. Da una parte vi sono operatori che hanno deciso di sfruttare il potenziale marketing legato alle prestazioni consumer, dall'altra operatori che in collaborazione con le imprese si stanno focalizzando sui servizi B2B. Probabilmente la seconda strategia, per l'Italia, è quella più adeguata perché grazie alle nostre reti LTE-Advanced da 200/300/400 Mbps (e più) il nodo prestazionale consumer non si pone. Poi bisogna ricordare anche che abbiamo un problema di limitazioni delle emissioni elettromagnetiche che ci pongono rispetto agli altri Paesi in maggiore difficoltà nell'implementare le future infrastrutture radio.

Un recente approfondimento dell'ITU, l'Unione internazionale delle telecomunicazioni, ha evidenziato come il nostro Paese abbia soglie molto al di sotto delle linee guida internazionali dell'International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection e dell'Institute of Electrical and Electronic Engineers. Ciò vuol dire che la coesistenza tra esigenze infrastrutturali e quelle di carattere ambientale potrebbe essere molto complicata.