Se compri un computer con Windows preinstallato ma non vuoi questo specifico sistema operativo hai il diritto di restituire il software, nonché la licenza d'uso, ed essere rimborsato. In sintesi è questa la posizione che ha esplicato la Corte di Cassazione nella recente sentenza riguardante la querelle tra il consulente informatico fiorentino Marco Pieraccioli e HP. Da ricordare che la vicenda è iniziata nel lontano 2010 e si è protratta attraverso tutti i vari gradi di giudizio. HP ha sempre sostenuto l'impossibilità commerciale di separare software da hardware, ma i giudici hanno sempre dato ragione a Pieraccioli.
HP Windows
"[…] ha il diritto, qualora non intenda accettare le condizioni della licenza d'uso del software propostegli al primo avvio del computer, di trattenere quest'ultimo restituendo il solo software oggetto della licenza non accettata, a fronte del rimborso della parte di prezzo ad esso specificamente riferibile", si legge nel documento ufficiale. E con questo ecco confermato il rimborso di 140 euro a cui aveva diritto il cliente HP.
La questione di fondo è che l'imposizione di un pacchetto Windows-Microsoft "così come avverrebbe per qualsiasi altro sistema operativo a pagamento risponderebbe, infatti, nella sostanza, ad una politica commerciale finalizzata alla diffusione forzosa di quest'ultimo nella grande distribuzione dell'hardware".
Insomma l'obbligo non è giustificabile, se non per controindicazioni tecnologiche, e l'ulteriore conferma giunge anche dagli interventi sanzionatori che negli anni sono stati decisi dall'Antitrust statunitense e dalla Commissione UE. Tutti i consumatori italiani d'ora in poi avranno diritto di poter essere rimborsati dal produttore nel caso vogliano fare a meno di Windows.