Cloud europeo per difenderci dallo spionaggio statunitense

L'Europa torna a parlare di una piattaforma cloud impermeabile alle attenzioni dei servizi di sicurezza statunitensi.

Avatar di Pino Bruno

a cura di Pino Bruno

Scrive Evgenij Morozov sulla Frankefurter Allgemeine Zeitung che "per le spie americane i big data sono come il crack: bastano poche dosi per diventare dipendenti". Il lungo articolo di Morozov, guru controcorrente del mondo digitale, è la storia di copertina del numero di Internazionale in edicola, con il titolo "Il mercato della privacy". Breve ma corposo saggio, che offre l'opportunità di tornare a parlare di cloud computing statunitense ed europeo.

Tutte le aziende americane che offrono servizi cloud nel resto del mondo – insegnano Snowden e il DataGate – hanno aperto le loro porte ai servizi di spionaggio USA. Affermazione inconfutabile, ahinoi. Dice Morozov che "molti europei si stanno finalmente rendendo conto, con assoluto sgomento, che il termine cloud è solo un eufemismo per 'bunker buio nell'Idaho o nello Utah'" (luoghi dove hanno sede i giganteschi apparati della NSA. NdR).

Cloud europeo per difendersi dai servizi segreti statunitensi

Ormai sappiamo che tutto quello che passa attraverso le reti e i server delle multinazionali USA (anche tramite gli apparati dislocati all'estero) finisce al vaglio dei servizi di sicurezza americani. Lotta al terrorismo, si giustificano a Washington. Già, sottolinea però Evgenij Morozov: "Ma se due ragazzini maniaci dei social network riescono a far saltare in aria la maratona di Boston! Tutti questi dati, tutti questi sacrifici, per cosa?". Condivisibile o meno, la tesi del sociologo fa riflettere. E indurre a pensare a un'alternativa seria al cloud made in USA.

E l'Europa che fa? Finora Bruxelles ha cincischiato. Ha mostrato i muscoli, dopo le rivelazioni di Snowden ma poi lo sdegno sembrava essere rifluito. Invece no. "Attualmente, l'Europa manca di un approccio armonizzato alle politiche relative al cloud computing e questo pone una minaccia all'innovazione nello sviluppo della tecnologia cloud", si legge su Cordis, il servizio comunitario di informazione in materia di ricerca e sviluppo. "Anche se i potenziali benefici del cloud computing sono enormi, le preoccupazioni riguardanti la sicurezza online rimangono una barriera al suo pieno sfruttamento".

L'Unione dunque vuole tornare ad ipotizzare uno scenario cloud per il vecchio continente, separato da quello statunitense. Il progetto CloudWATCH  punta al cloud per tutta l'UE "fornendo standard e migliori pratiche per i fornitori di servizi e per gli utenti in tutta Europa". Obiettivo? "Sviluppare una piattaforma digitale per promuovere i servizi smart cloud europei, educare gli utenti per comprendere il cloud computing e garantire il contatto con le migliori pratiche per i fornitori di servizi cloud".

Lo spionaggio è giustificato dalla paura del terrorismo?

Se l'intervento della politica dovesse avere successo, le stime indicano che le entrate del cloud computing nell'UE potrebbero arrivare a quasi 80 miliardi di euro entro il 2020. Il team di ricerca prevede che una politica sul cloud computing a livello UE promuoverebbe l'innovazione in un'industria attualmente minacciata da diffidenza e pratiche contraddittorie.

I sondaggi mostrano che l'80% delle aziende che stanno già usando la cloud hanno riferito una riduzione tra il 10% e il 20% dei costi informatici, mentre molti consumatori usano servizi cloud computing di base a costi minimi. Sebbene il progetto cerchi di promuovere l'uso del cloud computing sia nel settore pubblico che privato, un'area fondamentale del suo successo dipende dal superamento della disinformazione che circonda la tecnologia cloud-based.

Disinformazione? Forse. Diffidenza? Molta. Secondo uno studio condotto dalla Information Technology and Innovation Foundation, dopo lo scandalo PRISM-DataGate le multinazionali americane del cloud vedranno la loro quota di mercato erodersi nel corso dei prossimi tre anni. Il governo francese sta finanziando una piattaforma cloud blindata per gli americani. Anche la Germania si sta muovendo in questa direzione. E l'Italia? Non pervenuta.

Ha ragione da vendere Evgenij Morozov: oggi la geopolitica sconsiglia vivamente di "affidarsi alle infrastrutture di comunicazione straniere". Visti i tempi, non è un buon sistema per rafforzare la propria sovranità.