Ecco perchè Apple decise di scartare Bing

Il vero motivo per cui Apple decise di scegliere Google al posto di Bing fu la scarsa affidabilità del motore di ricerca Microsoft.

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a cura di Marco Silvestri

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Grazie ai documenti emersi nel contesto del processo dell'Antitrust statunitense nei confronti di Google, conosciamo finalmente il motivo per cui, nel 2018, Apple decise di scartare Bing come motore di ricerca per il suo browser Safari. Stando alle carte, il colosso di Cupertino prese questa decisione a causa di una risposta errata a una domanda posta dall'attuale VP Jhon Giannandrea, ovvero: "Qual è stata la prima band di Annie Lennox?".

La testimonianza di Giannandrea getta luce sulle ragioni di questa scelta. Annie Lennox, nota per essere stata la voce degli Eurythmics, divenne famosa con i The Tourists, la band anglosassone che nel 1979 scalò le classifiche del Regno Unito con la cover di "I Only Want To Be With You" di Dusty Springfield.

Quando Microsoft propose a Apple di acquistare Bing nel 2018, Giannandrea decise di testare il motore di ricerca con una domanda sulla carriera di Lennox. Tuttavia, i risultati si riferivano solo al periodo degli Eurythmics, motivo per cui il VP di Apple lo ritenne poco affidabile e decise di percorrere un'altra strada (optando per Google). Questo episodio fu cruciale per Apple che scartò completamente Bing respingendo eventuali collaborazioni future.

Oltre a essere una curiosità, questo episodio solleva riflessioni cruciali sul tema. Apple ha rifiutato l'integrazione di Bing temendo che l'inattendibilità dei motori di ricerca "esterni" potesse influire sulle opportunità di monetizzazione del suo browser Safari. Tuttavia, la documentazione legale presentata da Apple suggerisce che la successiva scelta di Google fu legata alla qualità del servizio offerto, sottolineando che gran parte del successo ottenuto da Google è dovuto ai suoi continui investimenti tesi a migliorare il motore di ricerca nel corso degli anni.

La continuazione della collaborazione tra Apple e Google negli anni a seguire dimostra che, al tempo, non esisteva un'alternativa migliore al servizio offerto da Google, consolidando ulteriormente la sua posizione dominante nel settore dei motori di ricerca e discolpandola, almeno in parte, dalle accuse dell'Antitrust.