In Europa c'è un deficit crescente di competenze tecnologiche fra i giovani che pagheremo con un prolungamento della crisi occupazionale. È scritto in un rapporto dell'Unione Europea, in cui si legge che la generazione cresciuta nell'era del web 2.0 sa come scaricare un file torrent per recuperare una puntata persa della sitcom preferita, non ha problemi a usare dispositivi touch e aggiornare i social network. Però pochi sanno cos'è il linguaggio PHP e non sanno programmare una riga di codice.
I giovani di oggi non trovano lavoro perché non hanno le conoscenze informatiche di base
Queste sono le competenze di cui hanno bisogno le aziende, ma secondo la Commissione da qui al 2015 almeno 700.000 giovani finiranno gli studi senza saperne praticamente nulla. Insomma, vivere ogni giorno a contatto con la tecnologia non basta, quando diplomati e laureati non hanno le conoscenze informatiche elementari che sono paragonabili all'alfabetizzazione di base e ai fondamenti della matematica.
E pensare che in un continente dove il 21% dei giovani non trova un lavoro, ci sono 100000 posti vacanti solo in Inghilterra per i quali sono richieste competenze informatiche. Non solo: stando al rapporto dell'UE, gli impieghi nel settore IT per i quali sono richieste queste conoscenze arriveranno a 16 milioni entro il 2020.
Tutti usano computer e smartphone, ma non sanno programmare
In sostanza quello che emerge è un disperato bisogno di promuovere l'educazione tecnologica per sostenere la competitività futura dell'economia. Il problema, stando a quanto riportato da ZDNet, è che i buoni propositi non sembrano poi accompagnati da azioni efficaci: in Inghilterra, per esempio, l'informatica non è inclusa nella lista delle materie principali che compongono il diploma di maturità .
Si torna quindi a un argomento di cui si parla ormai da anni: la scuola non è in grado di preparare i giovani al mondo del lavoro, e le competenze richieste dalle aziende si evolvono a velocità doppia o tripla rispetto ai sistemi educativi, e l'Italia ne è un esempio calzante almeno quanto il Regno Unito.
A lasciare di sasso è la risposta superficiale e inadeguata di un membro del parlamento inglese, che impersona l'atteggiamento fallimentare delle istituzioni scolastiche: "alcuni possono essere adatti per i computer, alcuni potrebbero non esserlo. Se vogliono studiarla, possono farlo". Forse qualcuno dovrebbe fargli notare che non tutti sono portati per la matematica o per la letteratura, ma tutti sono obbligati a studiarle per almeno dieci anni, e alla fine almeno l'infarinatura generale resta a tutti. Del resto l'Europa non sta chiedendo un esercito di piccoli Linus Torvalds!