Extraterrestri? A Tradate li cercano con il laser

L'osservatorio FOAM13 di Tradate scruta lo Spazio con il laser alla ricerca degli extraterrestri.

Avatar di Elena Re Garbagnati

a cura di Elena Re Garbagnati

Siamo soli nell'Universo? È una domanda che l'uomo si fa da sempre, e per cercare di dare una risposta l'Osservatorio Foam13 di Tradate, vicino a Varese, ha aderito al progetto SETI e sta impiegando la sua dotazione tecnologica e i suoi volontari per scandagliare lo Spazio alla ricerca della vita extraterrestre. Il progetto è partito quattro anni fa e finora ci hanno lavorato una decina di persone – volontari con competenze e qualifiche professionali. Qualsiasi supporto esterno però è benvenuto per portare avanti la ricerca.

SETI è in corso da anni e fino a qualche anno fa la ricerca avveniva mediante le radiofrequenze: i telescopi più grandi del mondo hanno dedicato parte del loro tempo "all'ascolto" di frequenze che si pensa possano essere usate da una civiltà extraterrestre. "Una quindicina di anni fa - spiega Bignami - si è cominciato a valutare la possibilità di sfruttare la frequenza della luce bianca. Una luce potente, capace di attraversare centinaia se non migliaia di anni luce. E si è pensato che se un'altra civiltà avesse una tecnologia simile potrebbe pensare di mandare dei fasci di laser verso altri sistemi solari".

La cupola dell'Osservatorio Astronomico di Tradate

Il funzionamento del laser a questo scopo è facile da comprendere: "si contano i fotoni che arrivano da una stella. Puntando con il telescopio una stella di cui conosciamo la categoria perché è catalogata, e sapendo che emette 10 fotoni ogni nanosecondo, sappiamo che qualora dovesse trasmettere mille fotoni in un nanosecondo ci sarebbe qualcosa di anomalo su cui indagare". Non è garantito che si tratterebbe di un messaggio proveniente da un'altra civiltà, ma "analizzando i fotoni in più potremmo stabilire se provengono da luce coerente, quindi da un laser", che sarebbe un forte indizio.

Questo, precisiamo, non significherebbe "parlare con gli alieni" ma sarebbe un elemento per sospettarne la presenza, e quindi dare il via a ricerche mirate. Il dialogo vero e proprio sarebbe tutt'altra cosa, perché non abbiamo una lingua o un codice di comunicazione da cui partire, e perché "se io ricevo un fotone da una stella che si trova a mille anni luce di distanza vuol dire che quel fotone è partito mille anni fa, e la mia risposta arriverà fra altri mille anni". Questo e altri risvolti della comunicazione con gli extraterrestri sono spiegati nel dettaglio dall'interessante libro gratuito pubblicato dalla NASA "Archaeology Anthropology and Interstellar Communication" (PDF in inglese).

Siamo soli nell'Universo?

Ma dove si cercano gli extraterrestri? Bignami ci spiega che a Tradate monitorano solo certe stelle, e in particolare quelle catalogate dal telescopio spaziale Kepler, lanciato nel 2009 e rimasto in funzione fino a pochi mesi fa. Ha esplorato circa 1800 pianeti extrasolari relativamente vicini alla Terra, che ruotano attorno alle rispettive stelle nella cosiddetta zona abitabile, ossia una distanza dalla Stella che potrebbe essere compatibile con il supporto alla vita. Il presupposto di partenza è quindi che se ci sono forme di vita extraterrestri, "ci sono maggiori possibilità che si trovino su pianeti che propongono le condizioni più adatte a sostenere la vita".

Telescopi in vendita su Amazon
Bresser 4614600 - Telescopio Bresser 4614600 - Telescopio "Reflektor" 130/650 EQ3
Celestron NexStar 127 SLT Celestron NexStar 127 SLT
Celestron LCM 114 Telescopio Computerizzato Celestron LCM 114 Telescopio Computerizzato
Seben 1000-114 Star-Sheriff EQ3 Seben 1000-114 Star-Sheriff EQ3

Perché partecipare alla ricerca e come? Bignami ci spiega che più strumenti consentirebbero, nel caso dovessimo ricevere un segnale, di registrarlo simultaneamente e quindi avere immediata conferma della sua validità. Inoltre, il coinvolgimento di altri osservatori anche non professionistici e astrofili consentirebbe di osservare molte più stelle contemporaneamente.

Il requisito minimo della strumentazione è un telescopio, anche amatoriale, da 20 centimetri di diametro – purché sia di buona qualità – oltre a oscilloscopio, fotomoltiplicatore, software eccetera. Le stelle che vengono studiate infatti sono molto luminose, lontane al massimo mille anni luce, quindi non serve un telescopio ultrapotente. Qualcuno vuole partecipare?