Facebook e bufale, utenti unico giudice dell'affidabilità?

Nelle scorse ore Mark Zuckerberg ha pubblicato nuovamente su Facebook riguardo ai cambiamenti per il 2018: d'ora in poi sarà la community a stabilire quali fonti siano da ritenere attendibili e queste avranno più spazio. L'idea di base in realtà non è male, ma ci sono anche alcuni problemi.

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a cura di Alessandro Crea

Mark Zuckerberg ha affermato sostanzialmente che non sarà più Facebook, né un team di esperti esterni, a stabilire il confine tra notizie affidabili e bufale, ma sarà la community stessa, attraverso sondaggi dedicati.

Il 2018 del popolare social netwok sarà dunque un anno destinato a far discutere, ma probabilmente anche a lasciare un segno, non sappiamo ancora di che tipo, visto anche il precedente annuncio riguardo alla priorità accordata d'ora in poi ai post condivisi da amici e parenti piuttosto che alle notizie.

Molti addetti ai lavori sostengono che questo sia un passaggio delicatissimo perché pieno di potenzialità e pericoli a un tempo e le spiegazioni di Zuckerberg al momento sono parse francamente troppo vaghe. Una procedura del genere infatti decreterà fondamentalmente il successo o l'insuccesso di una testata tramite la sua diffusione attraverso il social network e connettere strettamente le due cose è molto rischioso, anche per le ricadute sociali che un meccanismo del genere implica.

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Una cosa però va chiarita subito: leggendo attentamente il post originale è evidente come il meccanismo sia assolutamente lontano dal rafforzare le cosiddette echo chamber in cui gli utenti condividono e leggono solo ciò che rafforza le proprie convinzioni di parte, anzi.

Questo passaggio lo rende infatti abbastanza chiaro: "Ecco come funzionerà. Nell'ambito dei nostri continui sondaggi sulla qualità, ora chiederemo alle persone se hanno familiarità con una fonte di notizie e, in caso affermativo, se si fidano di tale fonte. L'idea è che alcune fonti sono fidate solo per chi le legge, mentre altre sono considerate ampiamente affidabili in maniera trasversale agli strati sociali, anche da coloro che non le seguono direttamente".

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La base di partenza è dunque molto interessante e, tutto sommato, propone un meccanismo assai simile a quello su cui, da anni, si basa l'affidabilità delle voci di Wikipedia. Tuttavia restano anche diversi punti da chiarire su questa strategia. Ho sempre sostenuto che la verità sia un processo sociale, definibile solo attraverso il dibattito critico, ma questo processo implica una serie di valutazioni non facile da gestire attraverso il meccanismo scelto da Zuckerberg.

Una testata ad esempio può essere molto diffusa ma non per questo più imparziale e due testate dello stesso orientamento possono avere impostazioni editoriali e risorse molto differenti, producendo dunque notizie di diversa qualità.

Al momento dunque non sappiamo ad esempio se il giudizio degli utenti sarà l'unico, insindacabile metro per stabilire chi racconta la verità e chi no. E nel caso non sia l'unica componente, chi altri sarà coinvolto nel processo? Visto che poi tutto sarà svolto tramite studi e sondaggi nel post manca la cosa più importante: come saranno condotti questi studi? Chi si occuperà di svolgerli e attraverso quali strumenti?  

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Infine la domanda più importante: le organizzazioni dei media potranno conoscere la valutazione di Facebook? Se infatti come detto la verità è un processo sociale, non è possibile escludere dal dibattito una delle componenti fondamentali, ossia chi produce le notizie. Dalla descrizione iniziale invece non sembrerebbe esserci spazio per un dibattito che consenta ad esempio di contestare il proprio ranking (ovviamente in maniera costruttiva e documentata).

Insomma, la strada indicata da Zuckerberg per questo 2018 non è negativa a priori e anzi è anche promettente, ma andrebbe definita meglio e resa più affidabile. Attendiamo dunque fiduciosi gli ulteriori sviluppi, convinti che Facebook saprà ascoltare eventuali critiche e correggere in corsa i difetti che emergeranno.


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Lenotizie sono destinate a diventare una componente minoritaria in Facebook. Ciò che invece resterà rilevante è l'utilizzo del social network come strumento di promozione della propria attività. Per capire come sfruttarlo al meglio si può leggere Strategie e tattiche di Facebook marketing per aziende e professionisti.