Fastweb: è tornato il monopolio nella telefonia fissa

Durissima presa di posizione di Fastweb, Wind o H3G nei confronti dell'operato AGCOM. 7 anni di gestione Calabrò che hanno portato secondo Fastweb alla ri-monopolizzazione del mercato della telefonia fissa.

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a cura di Dario D'Elia

"L'unica preoccupazione di questa Autorità è stata la tutela di Telecom", ha dichiarato un rappresentante degli operatori alternativi dopo aver ascoltato il "Bilancio di mandato 2005-2012" del Garante delle Comunicazioni. Parole durissime registrate dal Sole 24 Ore che sono state proferite da Fastweb, Wind o H3G - gli unici operatori alternativi presenti con qualche dirigente. I top manager non si sono fatti vedere per protesta: l'AGCOM ha raramente fatto gli interessi del mercato e degli utenti - il nostro archivio di questi ultimi anni conferma ad esempio la quantità industriale di richiami ricevuti dall'Unione Europea.

Fastweb probabilmente è l'operatore ad essersi esposto di più. A suo parere le misure introdotte in questi setti anni hanno prodotto una "ri-monopolizzazione del mercato della telefonia fissa. Telecom Italia è l'incumbent con la quota di mercato maggiore in Europa, il 53% rispetto a una media europea del 45%".

AGCOM

"L'Agcom ha aumentato tutti i prezzi di Internet all'ingrosso, in controtendenza assoluta rispetto agli altri Paesi europei e alle posizioni comunitarie. L'aumento dei canoni all'ingrosso è stato pari a 120 milioni di euro solo nel 2012, 100 milioni nel 2011, 60 nel 2010 e circa 46 nel 2009. Viene spontaneo chiedersi come il Presidente Calabrò, lamentando la bassa penetrazione di Internet in Italia, non si ponga il dubbio di come tali aumenti dei prezzi all'ingrosso abbiano influito nel minare la diffusione della banda larga in Italia'', si legge nella nota dell'operatore

A sostengo di questa tesi, sempre secondo Fastweb, anche l'ultimo intervento parlamentare sulla liberalizzazione della manutenzione dell'ultimo miglio e l'azione dell'Antitrust che ha bocciato gli impegni presentati da Telecom Italia per evitare una procedura per abuso di posizione dominante nella telefonia fissa. Insomma l'operatore TLC è convinto che le alte istituzioni italiane siano consapevoli del grave pericolo per la concorrenza.

Addio settennato AGCOM

L'unico fatto su cui concordano tutti è che il ritardo nello sviluppo della banda larga costa all'Italia, secondo le stime AGCOM, tra l'1 e 1,5% del PIL. L'Italia ha 21 linee ad alta velocità ogni 100 abitanti, rispetto a una media UE di 27. Il 62% delle famiglie ha una connessione contro una media europea del 73%. Infine il 41% degli italiani adulti non ha mai usato Internet. "L'economia Internet in Italia vale solo il 2% del Pil, contro il 7,2% del Regno Unito", ha ricordato ieri il presidente AGCOM Calabrò. 

Le responsabilità di questa situazione non possono essere addebitate a una singola istituzione, società o persona, ma è evidente che rispetto al resto d'Europa abbiamo avuto un Garante delle Comunicazioni debole, poco indipendente e con poteri sanzionatori ridicoli.

L'AGCOM per legge ha "il duplice compito di assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e di tutelare i consumi di libertà fondamentali dei cittadini". Speriamo che i prossimi commissari lo recitino come un mantra.