Giudice blocca WhatsApp, Zuckerberg incita la piazza

Un giudice brasiliano ha imposto uno stop di 72 ore a Whatsapp a causa del rifiuto di fornire dati su alcuni utenti coinvolti in un’indagine penale, ma il blocco è stato revocato a distanza di poche ore.

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a cura di Giancarlo Calzetta

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Whatsapp è di nuovo in campo grazie alla decisione del Tribunale di Giustizia di Sergipe, che ha revocato l’ordine di stop per 72 ore emesso dal giudice Marcel Montalban.

L’intimazione alle compagnie telefoniche brasiliane di mettere off-line Whatsapp era arrivato dopo il rifiuto dell’azienda di fornire i dati relativi alle comunicazioni tra alcuni sospetti trafficanti.anonymous

Una risposta scontata, visto che l’implementazione della crittografia end-to-end nel servizio implica il fatto che la stessa Whatsapp non abbia accesso a informazioni simili.

La giustificazione, però, non aveva convinto il giudice che aveva quindi deciso di obbligare le maggiori 5 società di telecomunicazioni brasiliane a bloccare (per la terza volta) il popolare servizio di messaggistica online.

Un provvedimento che, per quanto pesante, avrebbe comunque lasciato la possibilità agli utenti Whatsapp di utilizzare il servizio usando la connessione Wi-Fi.

Le reazioni al provvedimento di blocco del tribunale brasiliano non si erano fatte attendere: oltre alle proteste dei 93 milioni di utenti Whatsapp, che hanno inondato i social network di messaggi in favore del servizio di messaggistica acquisito da Facebook nel 2014, si sono fatti sentire anche gli Anonymous brasiliani.

A poche ore dalla sentenza del tribunale, gli hacktivist brasiliani hanno abbattuto i siti del governo dello stato di Sergipe, rivendicando l’attacco su Facebook come una ritorsione contro il blocco di Whatsapp.

Zuck

Ieri sera è arrivato il “dietro-front” del Tribunale di Giustizia, che ha accolto la domanda di appello proposta da Zuckerberg e soci.

Una vittoria per l’AD di Facebook, che ha deciso di rilanciare con un post in cui invita i brasiliani a impegnarsi direttamente per “fare in modo che cose simili non accadano più”.

Due gli strumenti suggeriti da Zuckerberg: una petizione su change.org e una manifestazione di protesta davanti al Congresso brasiliano. La telenovela brasiliana, però, potrebbe non essere finita.