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Googlare, downloadare, fare terapia di Groupon, Italiano 3.0

Povertà linguistica nei gerghi giovanili o capacità di muoversi attraverso le varietà della lingua? L'analisi degli esperti su alcuni cambiamenti della lingua italiana caratterizzati dalla contaminazione dall'informatica, dalla musica, dal marketing e altro.

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a cura di Giulio Facchetti

Pubblicato il 21/04/2017 alle 10:49 - Aggiornato il 24/04/2017 alle 09:35
universita insubria

Che la lingua cambi nel corso del tempo pare essere un fatto assodato e confermato dagli studi di linguistica storica. Si ritiene che alcuni cambiamenti siano soggetti a ottenere credito e fortuna, e conseguentemente a consolidarsi, mentre altri restino circoscritti nel tempo, nello spazio e appartengano ad alcuni gruppi sociali, senza estendersi a livello più ampio nella lingua.

Le innovazioni maggiori sul piano linguistico riguardano, in genere, i gerghi giovanili e il linguaggio pubblicitario, ma spesso queste novità non si cristallizzano nel sistema linguistico, orientandosi piuttosto come mode passeggere. Basti pensare alle forme "Ciu is megl che uan" e "inzupposo".

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Foto: © rioillustrator / Depositphotos

I gerghi giovanili attingono solitamente a bacini provenienti da varietà linguistiche dialettali, da regionalismi e da prestiti e calchi rispetto a lingue straniere prestigiose; oggi è il caso dell'inglese.

I nativi digitali oltre a ricorrere a prestiti, com'è accaduto e accade per qualsiasi altro gergo giovanile, si specializzano in alcuni settori specifici dell'esperienza, caratterizzando il proprio gergo di una valenza microlinguistica.

Si definisce microlingua la lingua usata per settori specifici, solitamente professionali o disciplinari che possiede lessico specifico, una propria dimensione testuale e sintattica. Nel caso della lingua italiana utilizzata da parte dei nativi digitali, si assiste al ricorso a prestiti dall'inglese, dai dialetti - la cui diffusione è più locale - e all'uso delle microlingue, in particolare a quelle relative all'informatica, allo spettacolo e alla tecnologia.

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Foto: © Olivier26 / Depositphotos

Un altro aspetto tipico dell'italiano giovanile è l'utilizzo della microlingua della musica, area particolarmente interessante per tutte le età, ma in misura maggiore nel corso della giovinezza.

Le parole relative alla tecnologia, allo spettacolo cinematografico-televisivo e alla musica possono essere utilizzate al di fuori del contesto d'uso specialistico della lingua e divenire forme fisse per designare altri significati prossimi o simili.

Si riportano alcuni esempi suddivisi per area microlinguistica e per prestito linguistico:

  • dall'informatica: "oggi sono in crash" (bloccato, ingessato, dal blocco del funzionamento di un sistema di elaborazione elettronica), "essere in loop" (fissato, maniacale, dalla reiterazione di sequenze di istruzione), "downloadare" (scaricare da Internet), "googlare" (cercare su Internet o su Google), "postare" (scrivere il proprio parere o stato d'animo);

     

  • dalla musica: "Bello Figo ha dabbato la Mussolini" (proteggersi il viso con il gomito, allungando il braccio, muovendo l'altro braccio in parallelo e piegando la testa - da Dab Dance, branca dell'hip hop);

     

  • dalla tecnologia: "essere flashato" (abbagliato, stordito);

     

  • dall'inglese: "essere il top" (vetta, cima, super), "che trip!" (viaggio inteso come meccanismo di stupefazione), "fare after" (stare svegli fino al giorno dopo), "trollare" (disturbare con elementi estranei alla discussione), "stalkerare" (dall'inglese per prossimità, spiare qualcuno), "bro" (fratello, amico), "essere social" (dall'inglese per prossimità, essere socievole o avere amici sui social network);

     

  • dal marketing: "fare terapia di groupon" (risparmiare, andare a risparmio, scegliere prodotti convenienti);

     

  • dalla cinematografia e dallo spettacolo: "non spoilerare" (anticipare i contenuti guastando la sorpresa della visione).

Molte soluzioni adottate dalle nuove generazioni sono destinate a incontrare fortuna nel corso di pochi anni, per affievolirsi nell'uso successivamente.

Oltre a ricorrere ai prestiti, non mancano scelte interne al repertorio linguistico come "fare brutto" o "devastarsi", che designano il fatto di esagerare con gli alcolici, con le droghe o di eccedere rispetto alla stanchezza e alla tenuta fisica, quando si esce la sera. Il caso di "fare brutto" è particolarmente interessante sul piano linguistico, perché si tratta di una polirematica - una collocazione fissa di parole, il cui significato non è desumibile dalla mera somma dei significati delle parole che la compongono.

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Foto: © miceking / Depositphotos

Molti linguisti si soffermano sulla povertà linguistica e sulla deprivazione del repertorio lessicale delle nuove generazioni, trascurando la vitalità dei fenomeni dei linguaggi giovanili. Le criticità della lingua usata dai giovani non riguardano tanto la povertà espressiva quanto la capacità di muoversi attraverso le varietà della lingua più formali e meno colloquiali; l'opportunità di svincolarsi dal gergo e di attingere a tutte le possibilità offerte dai repertori della lingua.

Rispetto al ricorso al prestito si osservano generalmente due derive: la fobia o la mania - l'uso eccessivo del prestito laddove non necessario o la paura di utilizzare una forma non appartenente al repertorio linguistico. Si ricorda che una lingua può dirsi viva quando accoglie un certo numero di prestiti e calchi da altre lingue; testimonianza dello scambio con altre realtà culturali. Basti pensare ai prestiti che per secoli l'italiano ha elargito ad altre lingue (ad esempio "spaghetti", "minuetto", "ballata", "pizza").

Per approfondire: E. Miola, L'italiano dei nativi digitali, Il Corriere della Sera-RCS, I Corsivi, Milano 2013.

Giulio Facchetti è professore di Glottologia e Linguistica del Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia, Università degli Studi dell'Insubria. Insegna Linguistica e Semiotica nei Corsi di Scienze della Comunicazione, è autore di decine di articoli su riviste scientifiche nazionali e internazionali nonché di vari saggi specialistici e divulgativi. È direttore di Expressio, Rivista di linguistica, letteratura e comunicazione.

Paolo Nitti è dottorando di ricerca in Diritto e Scienze umane all'Università degli Studi dell'Insubria, si occupa di linguistica acquisizionale e applicata, specializzandosi nell'acquisizione dell'italiano L2 e della lettoscrittura.

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