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Secondo Toyota 9 milioni di EV inquinano come 27 milioni di ibridi

Il presidente Toyota Akio Toyoda sostiene che 9 milioni di auto elettriche hanno lo stesso impatto ambientale di 27 milioni di ibride

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a cura di Tommaso Marcoli

Editor

Pubblicato il 09/06/2025 alle 17:13

Mentre l'industria automobilistica globale sembra correre verso un futuro elettrico, Toyota continua a percorrere una strada diversa, sfidando le previsioni di molti analisti che avevano previsto la sua inevitabile caduta. Il colosso giapponese ha infatti consolidato la sua posizione di leadership mondiale per il quinto anno consecutivo nel 2024, dimostrando che la sua strategia multitecnologica può funzionare anche quando va controcorrente rispetto alle tendenze del mercato. La filosofia aziendale, incarnata dalle dichiarazioni del presidente Akio Toyoda, si basa su un approccio pragmatico che privilegia la transizione graduale rispetto alla rivoluzione immediata.

Il nipote del fondatore Kiichiro Toyoda non ha mai nascosto le sue perplessità riguardo alla corsa verso l'elettrificazione totale. Secondo la sua visione, costringere tutti ad acquistare veicoli elettrici non rappresenta la soluzione ottimale per il futuro della mobilità. Le sue argomentazioni si basano su calcoli concreti che tengono conto dell'intera catena produttiva: i circa 27 milioni di veicoli ibridi venduti da Toyota dal lancio della prima generazione Prius nel 1997 avrebbero prodotto lo stesso impatto carbonico di nove milioni di veicoli completamente elettrici, considerando la produzione di batterie e veicoli nell'equazione complessiva.

La matematica ambientale di Toyoda diventa ancora più provocatoria quando afferma che un singolo veicolo elettrico inquina quanto tre ibridi. Questa posizione trova particolare sostegno nel contesto energetico giapponese: "Se avessimo prodotto nove milioni di veicoli elettrici in Giappone, avremmo in realtà aumentato le emissioni di carbonio, non le avremmo ridotte, perché il Giappone dipende dalle centrali termoelettriche per l'elettricità", spiega il dirigente. Sebbene sia vero che la produzione di veicoli elettrici e delle loro batterie generi più emissioni rispetto alla costruzione di auto a benzina, nel corso del loro ciclo di vita complessivo, i veicoli elettrici risultano responsabili di emissioni significativamente inferiori.

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Le critiche rivolte a Toyota per la sua riluttanza ad abbracciare completamente l'elettrico non sono mancate, con numerosi commentatori che hanno messo in dubbio il futuro dell'azienda. I social media sono stati invasi da previsioni catastrofiche sulla caduta del gigante giapponese, accusato di essere rimasto indietro nella corsa elettrica. Tuttavia, i numeri raccontano una storia completamente diversa, con Toyota che ha mantenuto salda la sua posizione di primo costruttore mondiale, compensando le lacune nel settore elettrico con il successo dei suoi modelli ibridi e dei restanti veicoli a combustione interna.

La strategia diversificata dell'azienda si manifesta anche nei suoi progetti più ambiziosi e controversi. Nonostante abbia ammesso che la Mirai rappresenta un fallimento commerciale, Toyota mantiene il suo impegno verso l'idrogeno e ne vede il potenziale nella combinazione con i motori a combustione. Questa visione a lungo termine include anche la collaborazione con BMW per il lancio del primo veicolo a idrogeno di serie nel 2028, dimostrando come l'innovazione possa nascere da partnership strategiche.

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Akio Toyoda aveva previsto che i veicoli elettrici non avrebbero mai superato il 30% della quota di mercato, sostenendo che l'industria dovrebbe concentrarsi su ibridi e carburanti sintetici. Questa previsione, apparentemente conservatrice, si sta rivelando più accurata di quanto molti esperti avessero immaginato. L'approccio Toyota non si limita però a resistere al cambiamento, ma evolve costantemente: l'ultima vettura a benzina a ricevere il trattamento ibrido è stata la Aygo X, il modello più piccolo dell'azienda al di fuori delle kei car vendute esclusivamente in Giappone, che vanta il più basso impatto di CO₂ tra tutte le auto non plug-in sul mercato.

Come potenza industriale globale, Toyota possiede la forza finanziaria e produttiva per migliorare i suoi ibridi sviluppando contemporaneamente veicoli elettrici migliori. Ha reso più attraente la linea bZ e aggiunto i modelli bZ Woodland e C-HR alla sua crescente gamma elettrica. Il marchio di lusso Lexus ha recentemente lanciato la berlina elettrica ES e aggiornato la RZ, mentre secondo un nuovo rapporto di Bloomberg, due ulteriori veicoli elettrici arriveranno negli Stati Uniti entro il 2027.

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Mentre i riflettori sono puntati su ibridi e veicoli elettrici, Toyota non ha dimenticato il piacere della guida. Il CEO dell'azienda, Koji Sato, ha recentemente dichiarato che "una macchina non è una macchina se non è divertente". Questa filosofia si traduce in progetti concreti che promettono di riaccendere l'entusiasmo degli appassionati: nei prossimi anni sono attese una nuova Supra, il ritorno della Celica e possibilmente una nuova MR2, a giudicare dal prototipo a motore centrale mostrato all'inizio dell'anno.

Anche Lexus contribuirà a questa rinascita sportiva con il lancio di un'auto stradale in stile GT3, probabilmente equipaggiata con un motore V8. Il possibile ritorno del FJ Cruiser rafforzerebbe ulteriormente la reputazione di Toyota come costruttore capace di offrire una delle gamme più complete dell'industria automobilistica. Questa strategia olistica dimostra come l'azienda giapponese stia cercando di coprire praticamente ogni segmento del mercato, dalla mobilità sostenibile al puro divertimento di guida.

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La capacità di Toyota di mantenere questa varietà di approcci tecnologici e filosofici rappresenta forse il suo vero vantaggio competitivo in un momento di grande incertezza per l'industria automobilistica. Mentre altri costruttori puntano tutto sull'elettrificazione (e sulle ricariche domestiche), il gigante giapponese continua a credere che il futuro della mobilità sarà più sfaccettato di quanto molti prevedano, e i risultati sembrano dargli ragione.

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