Google: ci difendiamo dai brevetti acquistando brevetti

Google esce allo scoperto sulle numerose cause legali contro Android e attacca tutti: Apple, Microsoft, Oracle e il sistema dei brevetti. L'azienda cerca l'appoggio dei consumatori, ma chi abbia ragione in tutta questa vicenda è tutto da vedere.

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a cura di Manolo De Agostini

Google: ci difendiamo dai brevetti acquistando brevetti

"Stiamo valutando una serie di modi per farlo. Siamo incoraggiati dal fatto che il Dipartimento di Giustizia abbia costretto il gruppo CPTN a concedere in licenza i brevetti della ex Novell a condizioni eque, e sta verificando se Microsoft e Apple abbiano acquisito i brevetti Nortel con scopi anticoncorrenziali".

"Stiamo anche pensando ad altri modi per ridurre le minacce contro Android, rafforzando il nostro portafoglio di brevetti (l'acquisto dei 1030 brevetti IBM potrebbe essere stato il primo passo. Google è interessata anche ai brevetti InterDigital al pari di Apple e Samsung, NdR). Se non agiamo, i consumatori potrebbero affrontare l'aumento dei costi dei dispositivi Android - e avere meno scelte a disposizione per il loro prossimo telefono".

A questo grido di allarme è seguita una prima, seppur striminzita, risposta di Microsoft. Brad Smith, capo del dipartimento legale, ha risposto su Twitter. "Google ha detto che abbiamo acquistato i brevetti Novell per metterli fuori gioco. Davvero? Abbiamo chiesto se volevano fare un'offerta insieme a noi. Ci hanno detto di no". Frank Shaw, capo delle comunicazioni corporate di Microsoft, ha "tweettato" un'immagine di una email tra Brad Smith e Kent Walker (a capo del dipartimento legale di Google) in cui sembra che tra i due colossi siano intercorse trattative per un'offerta congiunta.

Ballmer esulta per gli introiti derivanti da Android

Che Android sia nella morsa delle azioni legali è evidente. Meno chiaro è se ci sia un patto tra diverse aziende per fermarne l'espansione. Vedere Ballmer e Jobs "nello stesso letto" è un pensiero che ci fa rabbrividire, anche se tutti i concorrenti di Android hanno interesse a mettergli i bastoni tra le ruote.

Inoltre, se le azioni legali siano giuste oppure no non lo devono decidere a Mountain View, ma nei tribunali. Se qualcuno ritiene che una sua proprietà intellettuale sia stata violata, fa bene a chiedere una verifica. 

D'altronde Google è un'azienda, seppur si erga a paladina. Perciò, visto che di violazioni di brevetti è pieno il mondo, è possibile che inconsapevolmente anche Google sia incappata in qualche errore e questo a prescindere dal fatto che può essere simpatica perché ha un modello di business che piace agli utenti del Web (anche a noi), che usufruiscono di servizi spesso gratuitamente (in cambio di informazioni personali e pubblicità).

Drummond dice però una cosa sacrosanta che sposiamo in toto: il sistema dei brevetti così com'è, è sbagliato. Però per ora è questo e bisogna conviverci. Bisogna solo tirare fuori i denti - e Google sembra intenzionata a farlo, paradossalmente acquistando brevetti - e smetterla di "frignare" come una poppante. Il business è un mondo pieno di squali dai denti aguzzi, che piaccia o no.