Google cede i dati spiati alle autorità, commenti acidi

Google cederà i dati raccolti dalle auto di Street View alle autorità che tutelano la privacy. Lo scontro per la libertà d'azione online tuttavia sta appena cominciando. Un pubblico ministero italiano ha già risposto, lasciando presagire più di qualche scintilla.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Google consegnerà alle autorità europee i dati raccolti dalle auto si Street View. Lo ha fatto sapere l'AD Eric Schmidt, in un'intervista rilasciata al Financial Times. Si tratta dei dati identificativi delle reti Wi-Fi (Google spia le reti wireless private, indagini aperte), ma anche di quelli personali (Google ha spiato tutti via Wi-Fi, per errore). Le autorità per la difesa della privacy si sono attivate immediatamente, compresa quella italiana (Google spia per errore, l'Italia apre un'inchiesta), ed ecco la risposta dell'azienda. 

Anche Buzz ha affrontato problemi di privacy.

Con lo "scandalo Street View" il fuoco incrociato su Google s'ntensifica, mettendo in risalto la fragilità della privacy ai tempi di Internet. Servirà a poco dare la colpa all'ingegnere che ha sviluppato il software.

Schmidt ribadisce che Google vuole rispettare la privacy degli utenti, ma con un approccio "prova e correggi". Gli effetti non sono sempre i migliori però, e molti accusano Google di essere arrogante, ma per Schmidt "tutte le aziende di successo sono un po' arroganti".

Google, afferma Eric Schmidt, è sotto i riflettori perché "dirompente per design". La natura stessa dell'azienda la porta a destabilizzare lo status quo. "Google porta innovazione positiva per i consumatori, e per questo è una spina nel fianco di aziende, governi e organizzazioni di vario genere", continua l'AD. 

La prossma "Bond car", solo per veri 007.

Ripetendo un vecchio mantra aziendale, Schmidt ricorda che Google è un'azienda attiva nel settore dell'informazione, e che "tutti hanno un'opinione sull'informazione, ma le leggi a riguardo sono inadeguate".          

E sul piano legale l'AD arriva a parlare direttamente di Italia, riferendosi a quella che è conosciuta come "sentenza ViviDown" (Dirigenti Google condannati per il video-shock), con la quale i dirigenti Google furono condannati per violazione della privacy, a causa di un video pubblicato online dagli utenti.

L'azienda aveva già commentato ufficialmente la sentenza (Google, quel verdetto shock è una minaccia al web), e ora Schmidt rincara la dose, dicendo che "Il giudice aveva torto marcio, così ha preso tre persone a caso e le ha colpite. Sono idiozie. Offende me e l'azienda".

Attenzione a quello che fate con un compuer.

Alfredo Robledo, il PM che ha portato alla condanna dei dirigenti Google, risponde per le rime ad Eric Schmid, in un'intervista pubblicata dal Corriere della Sera.  Anche in questo caso il concetto è semplice: Google fa riferimento alla costituzione USA, che dà un grande rilievo alla libertà d'espressione e meno alla privacy. In Europa le cose stanno diversamente, e l'azienda si deve adattare.

L'intervista di Schmidt per Robledo è "volontà esibita di non capire", riferendosi ad un caos mediatico che ha generato persino minacce dirette al giudice Magi. Google "difende il Far West", secondo Robledo. Il riferimento è a un'Internet senza regole, piena di libertà d'azione, ma senza rispetto per i diritti degli utenti. 

Due punti di vista ben diversi, ma solo in apparenza contrastanti. Da una parte la giustizia italiana e quella europea, dall'altra una delle compagnie più potenti del mondo, se non la più potente, e le altre che operano online. L'obiettivo è però comune: trovare l'equilibrio tra tutti gli elementi, che permetta di proteggere la privacy degli utenti, e allo stesso tempo sbattere la porta in faccia alla censura, senza minacciare i profitti. Una cosa piuttosto complicata da realizzare.