Google difende Hotfile e Megaupload: sono innocenti!

Google si è schierata con Hotfile e Megaupload, spiegando che il Digital Millennium Copyright Act non può essere stravolto nei contenuti. La Motion Picture Association of America dimentica che la responsabilità della condivisione dei file pirata è degli utenti.

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a cura di Dario D'Elia

Google ha deciso di schierarsi dalla parte di Hotfile, Megaupload e gli altri servizi di file hosting, smascherando le furbizie della MPAA (Motion Picture Association of America). A febbraio la lobby industriale cinematografica ha denunciato il servizio Hotfile per violazione delle norme sul copyright, infischiandosene del Digital Millennium Copyright Act (la normativa sul copyright) che prevede la non responsabilità diretta, a carico dei service provider, per gli scambi effettuati dagli utenti. Per le major la nota piattaforma ha avuto successo grazie al traffico pirata che ospita quotidianamente.

Google in questi giorni è intervenuta nella querelle sottoponendo alla Corte di Miami che si sta occupando del caso un documento Amicus Curiae, ovvero un memoriale sul caso. Il parere del colosso statunitense è che la MPAA stia cercando di fuorviare i giudici, suggerendo che Hotfile non possa essere considerato una delle classiche eccezioni del DMCA. 

Hotfile

Google sostiene insomma che i siti di file hosting debbano essere considerati porti franchi come YouTube, Facebook, Twitter e Wikipedia. "Senza le protezioni offerte dalle questi eccezioni, i loro servizi sarebbero fondamentalmente alterati nelle rispettive attività o non sarebbero mai stati inaugurati", si legge nel documento di Google.

"La giurisprudenza rifiuta completamente gli sforzi per privare i service provider dei porti sicuri basati sulla consapevolezza generalizzata che una non-specificata (anche se dilagante) violazione si sta verificando sui servizi". In sintesi la normativa vigente riconosce agli utenti la completa responsabilità sui contenuti trasferiti e obbliga i servizi di file hosting a intervenire nel caso di segnalazione da parte dei detentori di copyright. Ecco quindi l'infondatezza delle richieste della MPAA: l'adozione di eventuali filtri anti-pirateria non è contemplata.

Per quanto riguarda invece la questione dei link che portano a contenuti pirata presenti sui server, la questione è più complessa ma in ogni caso difendibile. "I denuncianti si affidano molto al fatto che Hotfile, almeno per un po' di tempo, abbia apparentemente rimosso solo lo specifico link di scaricamento identificato come violazione dalla notifica di censura, e non compiuto un'ulteriore mossa per bloccare gli altri file sul suo sistema (non segnalati nella notifica) che avrebbero potuto contenere elementi protetti", ha sottolineato Google. "Ma, rispetto a questo, Hotfile ha agito come richiede il DMCA".

Ovviamente MPAA ha chiesto alla corte di non badare al documento di Google poiché considerato di parte e quindi a favore di Hotfile.