Google e Facebook si mobilitano contro le bufale

A breve distanza l'uno dall'altro sia Google che Facebook hanno annunciato misure per arginare il fenomeno delle notizie false. L'intenzione è di bannare- non è ancora chiaro come - siti e fonti che diffondono notizie non affidabili dai propri circuiti pubblicitari, così da tagliarne i proventi. Basterà?

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a cura di Alessandro Crea

Nella giornata di ieri, prima Google e poco dopo Facebook, hanno dato lo stesso annuncio: ai siti web che producono o diffondono news false sarà proibito l'utilizzo del circuito di inserzioni pubblicitarie dei due giganti, nel tentativo di tagliare i proventi e quindi i fondi a chi fa della bufala il proprio mestiere.

I due colossi non hanno spiegato però tecnicamente in che modo individueranno i siti che non potranno più accedere a Google AdSense e Facebook Audience Network. Si parla genericamente di aggiornamento delle policy, ma resta da capire come sarebbe possibile individuare in maniera infallibile una notizia bufala, distinguendola da una affidabile.

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La mossa delle due aziende è giunta all'indomani delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, durante le quali entrambe sono state duramente criticate per aver aiutato a diffondere notizie false, ritenute addirittura in grado di orientare il voto di milioni di persone.

Al di là delle misure intraprese da Google e Facebook il problema della diffusione sul Web di bufale e notizie infondate è uno dei mali principali della Rete, un vaso di Pandora che nessuno in realtà ha ancora capito come chiudere e che forse proprio siti come Google e Facebook hanno invece contribuito ad aprire.

Entrambi i siti, pur se in modo diverso, sostanzialmente cercano infatti di offrire risultati personalizzati, adattati ai gusti e agli interessi dell'utente, questo al fine di veicolare in maniera più efficace proprio gli annunci pubblicitari, massimizzando dunque la resa economica.

1467102798715 1467102887  la realta distorta dalle  bufale  del web

Il problema è che sul Web, come del resto nel mondo reale, ciascun gruppo si definisce in base ai propri interessi e tende a chiudersi nei confronti di posizioni esterne, contrarie al proprio modo di vedere le cose e il mondo. Scardinare le convinzioni di chi crede ad esempio che la Terra sia piatta o che l'uomo non sia andato davvero sulla Luna, giusto per citare due casi eclatanti quanto molto diffusi, è assai difficile, perché far circolare fonti diverse al loro interno è quasi impossibile.

Se poi questo meccanismo sul Web viene rafforzato dalle politiche dei contenuti personalizzati diventa chiaro come le comunità diventino quasi impenetrabili a punti di vista differenti, rafforzandosi sempre più nelle proprie convinzioni, in mancanza di un contraddittorio vero.

Adesso Facebook e Google dicono di voler in pratica boicottare economicamente questi siti, se non per chiuderli, almeno per indebolirli, ma sarà sufficiente escluderli dai circuiti pubblicitari e, soprattutto, in base a quali criteri si deciderà cosa è vero e cosa no?

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Più interessante è invece un'estensione per il browser Chromesviluppata in appena 36 ore da quattro studenti durante un hackaton presso l'Università di Princeton. Il plug-in sostanzialmente esegue una sorta di fact checking di ogni notizia o anche immagine, effettuando una ricerca sui principali motori e comparando poi la notizia alle altre, scelte in base al prestigio e alla credibilità della loro fonte, al fine di verificare se l'argomento abbia riscontri su diverse fonti esterne. 

La definizione di verità è un processo sociale che vive di confronto democratico delle fonti e sviluppo di capacità critiche, risolverlo con divieti pubblicitari e algoritmi non sembra essere la soluzione migliore, mentre una verifica delle fonti, seppur eseguita automaticamente da un plug-in, se non una soluzione migliore sembra indicare sicuramente una strada più corretta.