Google è il migliore motore di ricerca o paga mazzette? Deciderà un giudice

Google ha il dominio assoluto tra i motori di ricerca, ma ora si mette in dubbio che il primato sia dovuto solo alla migliore qualità del prodotto

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Si è avviato oggi un processo che probabilmente segnerà un punto fermo nella storia delle aziende hi-tech. Sul banco degli imputati c’è Google, che secondo l’accusa ha abusato del proprio potere per imporre il proprio motore di ricerca. Per l’azienda, invece, il primato è un risultato naturale perché il suo prodotto è di qualità superiore.

Il processo durerà 10 settimane, durante le quali l’accusa cercherà di dimostrare che Google ha truccato il mercato a proprio favore, imponendo il suo motore di ricerca come scelta predefinita in diversi contesti - il più importante di tutti è l’iPhone di Apple, ma anche Safari su Mac OS e Firefox. Un “privilegio” per cui Google paga migliaia di dollari ogni anno ad Apple e alle altre aziende coinvolte.

Se il giudice dovesse accogliere tale ipotesi, allora nel 2024 ci sarà un altro processo, per stabilire eventuali sanzioni: queste potrebbero andare dalla semplice multa all’obbligo di scorporare parte dell’azienda, ma è troppo presto per fare previsioni.

Il processo è interessante perché saranno chiamati a testimoniare alcuni tra i massimi dirigenti delle aziende di cui parliamo ogni giorno su Tom’s Hardware; e se dai dirigenti Google più o meno sappiamo cosa aspettarci, sarà molto stimolante sentire cos’hanno da dire gli altri.

Essere il più ricco non significa essere il migliore, oppure sì?

Le cifre in gioco sono così tante che a un certo punto, quando Firefox era tra i browser più usati al mondo, Google praticamente manteneva da sola la Fondazione Mozilla.

Una partita a soldi dove Google praticamente non ha rivali perché nessuno dei concorrenti ha cifre simili, oppure se le ha non è disposto a investire in questo modo.

Un’altra questione riguarda Android: qui non è per forza “naturale” che Google sia il motore di ricerca predefinito, ma l’azienda ha messo in campo politiche per evitare che i produttori (Samsung, Xiaomi, Oppo e così via) decidano di mettere Bing o qualche altra alternativa.

Google, da parte sua, non può negare di avere il 90% del mercato della ricerca online - e dunque di incassare quasi la totalità dei profitti. Afferma tuttavia che i concorrenti sono molti e variegati: se il pubblico continua a cercare con Google, ragionano gli avvocati di Mountain View, è perché si tratta del prodotto migliore. Se google è diventato un verbo sinonimo di “cercare online” ci sarà pure un motivo, si suppone.

Tuttavia non si possono accettare supposizioni se vengono da una delle aziende più grandi al mondo, un gigante per cui lavorano quasi 200.000 persone, e con un valore che sfiora i 2mila miliardi di dollari e un fatturato di 224 milioni.

La maggior parte dei soldi arriva dalla pubblicità online, e la maggior parte della pubblicità è legata alla ricerca online.

Google come Microsoft?

Quasi tutti gli osservatori concordano nel trovare una somiglianza tra la causa contro Google e quella che, nel 1998, vedeva Microsoft sul banco degli accusati. Allora il pomo della discordia era Windows, a cui poi si aggiunse la dolosa questione di Microsoft Explorer, il browser Internet recentemente pensionato .

Diversi membri del team del Dipartimento di Giustizia nel caso di Google, tra cui il principale avvocato del Dipartimento di Giustizia Kenneth Dintzer, hanno lavorato anche all'indagine su Microsoft.

Immagine di copertina: arkantostock