Apple attacca Steam per dimostrare che non è un monopolista

Apple cerca documenti da Valve per difendersi da una causa antitrust L’obiettivo è dimostrare che esiste un mercato più ampio dove la Mela Morsicata non è monopolista.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Apple ha intrapreso azioni legali per ottenere documenti cruciali da Valve, il distributore di videogiochi che controlla la piattaforma Steam, come parte di una battaglia legale antitrust. L'azienda di Cupertino è accusata di pratiche anticoncorrenziali: in particolare, starebbe manipolando i prezzi dell’App Store a proprio vantaggio, sfruttando una posizione monopolistica. 

Un’eventuale sconfitta costerebbe ad Apple milioni di dollari, ma sarebbe l’ultimo dei problemi. Più importante, senz’altro, è il fatto che il colosso californiano dovrebbe cambiare le proprie pratiche commerciali. Qualcosa che ha già dovuto fare in Europa, ma il mercato USA è tutto un altro paio di maniche. 

Da qui il tentativo di coinvolgere Valve e Steam: se Apple riuscirà a dimostrare la concorrenza dell'App Store con altri servizi di gioco e piattaforme, potrebbe indebolire le accuse di monopolio. Valve per il momento ha cercato di opporsi alla richiesta di documentazione, e probabilmente l’azienda di Gabe Newell ha tutto l’interesse a che il ruolo di Apple sia ridimensionato, seppure da un giudice. 

Definire un monopolio

L'azione legale in corso ha sicuramente un valore simbolico complesso: uno dei punti chiave è la definizione stessa di monopolio: qualcosa che qualche decennio fa avrebbe messo tutti d’accordo, ma che negli ultimi anni è diventata una sfida a parte. Oggi tutti sono pronti ad affermare che i trust sono una brutta cosa e che andrebbero ostacolati, smontati e controllati. Tuttavia, quelle stesse voci spesso e volentieri sono anche le stesse che dicono noi? No no, noi non siamo mica un monopolionon servono leggi che regolino noiNoi abbiamo dei concorrenti. 

Già, e in effetti il senso tradizionale del termine ci fa pensare a un settore dove c’è una sola azienda che può fare il bello e il cattivo tempo, e che ha il potere di ostacolare i concorrenti. Questo è accaduto anche di recente, e in questo senso la definizione classica di monopolio è ancora valida. 

Ma non è sufficiente: il tentativo delle autorità è quello di individuare e bloccare società che in qualche modo possono danneggiare i cittadini. Ci viene in aiuto Lina Kahn, presidente dell’autorità antitrust USA: in una recente intervista Kahn ha spiegato che bisogna guardare a come le società si comportano, e che è un “problema” quando una società può danneggiare i propri clienti, lavoratori e fornitori e i propri senza conseguenze. “Quel tipo di approccio sono troppo grande perché mi importi è un segnale che l’azienda in questione ha un potere monopolistico, perché possono cominciare a trattarti male ma sanno che sei bloccato”. 

Non si tratta più, o non solo, di quote di mercato e di pura “potenza di fuoco”. Per capire se una società ha acquisito potere monopolistico conviene, dice Kahn, guardare a come si comporta. Se l’interesse di clienti, lavoratori e fornitori non è più al centro delle sue attività, allora c’è un problema da risolvere.