Apple ha intrapreso azioni legali per ottenere documenti cruciali da Valve, il distributore di videogiochi che controlla la piattaforma Steam, come parte di una battaglia legale antitrust. L'azienda di Cupertino è accusata di pratiche anticoncorrenziali: in particolare, starebbe manipolando i prezzi dell’App Store a proprio vantaggio, sfruttando una posizione monopolistica.
Un’eventuale sconfitta costerebbe ad Apple milioni di dollari, ma sarebbe l’ultimo dei problemi. Più importante, senz’altro, è il fatto che il colosso californiano dovrebbe cambiare le proprie pratiche commerciali. Qualcosa che ha già dovuto fare in Europa, ma il mercato USA è tutto un altro paio di maniche.
Da qui il tentativo di coinvolgere Valve e Steam: se Apple riuscirà a dimostrare la concorrenza dell'App Store con altri servizi di gioco e piattaforme, potrebbe indebolire le accuse di monopolio. Valve per il momento ha cercato di opporsi alla richiesta di documentazione, e probabilmente l’azienda di Gabe Newell ha tutto l’interesse a che il ruolo di Apple sia ridimensionato, seppure da un giudice.
Definire un monopolio
L'azione legale in corso ha sicuramente un valore simbolico complesso: uno dei punti chiave è la definizione stessa di monopolio: qualcosa che qualche decennio fa avrebbe messo tutti d’accordo, ma che negli ultimi anni è diventata una sfida a parte. Oggi tutti sono pronti ad affermare che i trust sono una brutta cosa e che andrebbero ostacolati, smontati e controllati. Tuttavia, quelle stesse voci spesso e volentieri sono anche le stesse che dicono noi? No no, noi non siamo mica un monopolio, non servono leggi che regolino noi. Noi abbiamo dei concorrenti.
Già, e in effetti il senso tradizionale del termine ci fa pensare a un settore dove c’è una sola azienda che può fare il bello e il cattivo tempo, e che ha il potere di ostacolare i concorrenti. Questo è accaduto anche di recente, e in questo senso la definizione classica di monopolio è ancora valida.
Ma non è sufficiente: il tentativo delle autorità è quello di individuare e bloccare società che in qualche modo possono danneggiare i cittadini. Ci viene in aiuto Lina Kahn, presidente dell’autorità antitrust USA: in una recente intervista Kahn ha spiegato che bisogna guardare a come le società si comportano, e che è un “problema” quando una società può danneggiare i propri clienti, lavoratori e fornitori e i propri senza conseguenze. “Quel tipo di approccio sono troppo grande perché mi importi è un segnale che l’azienda in questione ha un potere monopolistico, perché possono cominciare a trattarti male ma sanno che sei bloccato”.
Non si tratta più, o non solo, di quote di mercato e di pura “potenza di fuoco”. Per capire se una società ha acquisito potere monopolistico conviene, dice Kahn, guardare a come si comporta. Se l’interesse di clienti, lavoratori e fornitori non è più al centro delle sue attività, allora c’è un problema da risolvere.