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Google preserva e dà nuova vita ai libri: editori sconfitti

Google Books ha avuto ragione degli editori statunitensi. La Corte di Appello di New York a quasi 10 anni dalla denuncia ha riconosciuto a Google il diritto di indicizzare e pubblicare online estratti dei libri senza il permesso degli editori.

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Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

@Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 15/11/2013 alle 12:23 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:48
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Google "preserva i libri in particolar modo quelli fuori stampa e quelli vecchi che sono stati dimenticati nelle viscere delle biblioteche, e dà loro nuova vita". Così si è espresso il giudice della Corte di Appello di New York che ieri ha stabilito che il noto motore di ricerca non viola i diritti di copyright quando indicizza e mostra estratti di libri pur non pagandone royalty. Si chiude così la più grande querelle del mondo editoriale statunitense, iniziata nel 2004 a seguito della decisione di Google di scansionare digitalmente milioni di libri per renderli disponibili online.

"(il progetto Google) fa avanzare il progresso delle arti e delle scienze, pur mantenendo il rispetto per i diritti degli autori e di altre persone creative, e senza impattare negativamente sui diritti dei titolari di copyright", ha dichiarato durante il processo il giudice Denny Chin. "Prova ne sia che l'intera società ne beneficia".

Il Giudice Chin

In pratica la corte statunitense ha riconosciuto l'opera meritoria attuata da Google, sebbene la missione dell'azienda sia pur sempre legata al profitto. Oggi Google Books si limita a pubblicare estratti di massimo 10 pagine per ogni testo, non sfrutta lo spazio a disposizione per fare pubblicità e sopratutto la maggior parte dei libri sono fuori stampa.  

L'atteggiamento di Google rientrerebbe quindi nel cosiddetto "fair use", ovvero quello spazio franco, previsto dalla legge sul copyright, che non richiede l'obbligo di autorizzazioni d'uso per il materiale protetto. Perché in fondo, come ha ribadito il giudice, "le parole contenute nei libri si stanno usando in un modo che non è mai stato fatto prima". Oggi tutti (insegnanti, studenti, ricercatori, librai, etc.) possono documentarsi su questi estratti digitali e certamente non siamo di fronte a una modalità che scongiura l'eventuale acquisto dei titoli completi. Anzi, secondo lo stesso giudice, Google Books "favorisce le vendite".

Siamo di fronte a una doppia sconfitta per l'editoria, poiché non solo ieri è stato ribadito un principio che rivoluzionerà l'intero mercato della scansione digitale online, ma nel 2011 per lo stesso volere del giudice venne respinta la possibilità di un accordo extragiudiziale da 125 milioni di dollari. Chin ai tempi fece notare che questa opzione avrebbe sancito de facto il monopolio di Google sul mercato.

Quasi 10 anni di dibattito (e dibattimento) sono serviti però. Google ha migliorato notevolmente il suo servizio e risolto tutti i problemi della prima ora. "Vederlo in azione potrebbe avere avuto influenza nel rafforzamento del fair use qui regolamentato", ha sottolineato Nancy Sims, responsabile copyright della University of Minnesota.

Gli addetti ai lavori nel campo legale sostengono che nel tempo il digitale abbia cambiato il valore e le caratteristiche del diritto di copyright applicato ai libri. La questione di fondo è decidere o meno se confrontarsi con la realtà, o guardare solo al passato.

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