Il canone Rai in bolletta è un cocktail per molti indigesto

L'idea del premier Renzi di abbinare il canone Rai alla bolletta elettrica non piace alle associazioni dei consumatori e di categoria. Troppo complicato.

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a cura di Dario D'Elia

Il canone Rai è un tabù. Se ne può parlare esclusivamente in termini di abolizione. La proposta del premier Renzi di "pagare meno, pagare tutti" sembra non aver convinto. Troppo poco quello sconto di 13,50 euro rispetto all'attuale balzello di 113,50 euro. La cifra tonda di 100 euro funziona sotto il profilo della comunicazione, ma l'idea che la Rai possa mettersi in tasca (complessivamente) 3 miliardi di euro all'anno fa storcere il naso.

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La Rai sta cambiando

Il pensiero comune si declina in tre posizioni: non pago ciò che non mi interessa; la Rai ha già la pubblicità; la Rai è scadente. Ognuno ha la sua porzione di ragione perché in fondo negli anni la TV di Stato è stata massacrata nei contenuti, nelle strutture e nell'immagine. Purtroppo il dibattito vola basso ma oltreconfine nessuno si stupisce che esista una TV di Stato a pagamento. In Germania il canone supera persino i 200 euro.

Se poi con approccio efficentista si pensa di mettere il canone nella bolletta elettrica è evidente che si rischia di farsi esplodere la questione in faccia. Renzi domenica ha sganciato la bomba e ieri le delegazioni di Economia e Sviluppo economico si sono scervellate fino a notte fonda per trovare una soluzione.

Il Condacons ha già bollato il super canone come "Illegittimo, incostituzionale e impugnabile. Sullo stesso tono Adusbef- Federconsumatori: "Non si può e deve addebitare a chi non ha TV, ricorreremo alla Corte Costituzionale". Ancora più definitiva Assoelettrica: "Non tutti i titolari di un contratto elettrico hanno una TV e viceversa. L'operazione è impossibile e non ci compete".

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Vediamo se ha pagato il canone

Già perché il canone della TV non ha nulla a che spartire con la bolletta dell'elettricità. E poi se un utente non dovesse pagare, si stacca la luce? E se si hanno più appartamenti? E se non si possiede un dispositivo compatibile con la fruizione dei canali Rai? E se si ha un'esenzione dall'obbligo del canone o dal pagamento della bolletta in base al reddito Isee? Sono tutte domande a cui manca una risposta adeguata.

Insomma, sembrerebbe profilarsi sia un problema di ordine giuridico che di tutela del consumatore, come sostiene Utilitalia - la Federazione delle aziende che operano nei servizi pubblici. Il presidente Giovanni Valotti però non chiude del tutto alla possibilità. Anzi, ha assicurato che verrà creato un gruppo di lavoro con le associate "per valutare la fattibilità e l'impatto su mercato, imprese e consumatori". Tanti i temi da affrontare: trasparenza in bolletta, fatturazione, fiscalità e morosità.

Dopodiché la mossa strategica più sensata manca ancora all'appello. Spiegare agli italiani perché dovrebbero pagare e per cosa. Poi si potrà sempre non essere d'accordo – è lecito – ma almeno il dibattito potrà spostarsi sui contenuti di una riforma che tutti ormai reputano inevitabile.

Legare il canone al possesso di una TV è anacronistico. Ben più sensato farne una questione di fruizione di qualità. Non ci sarebbe niente di male nel dire che si vuole realizzare un vero servizio radiotelevisivo pubblico. Una televisione che per prima cosa sia in grado di offrire ciò che la concorrenza privata non può permettersi: sperimentazione senza l'ansia degli ascolti, presidio delle aree culturali stupidamente snobbate, valorizzazione della cultura nazionale, reportage, etc. Le competenze in Rai ci sono, andrebbero solo valorizzate.