Cosa sono le paratoie e come funzionano?

Oggi entrerà in funzione per la prima volta il MOSE, il sistema di dighe mobili progettato per la difesa di Venezia e della laguna dalle acque alte. Ecco quali tecnologie sono state messe in campo, come sarà il progetto definitivo e quali sono le incognite.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Cosa sono le paratoie e come funzionano?

Il MOSE è costituito da uno schieramento di paratoie mobili, poste alle tre bocche di porto della laguna (porto di Lido, porto di Malamocco, porto di Chioggia). Sono costituite da strutture metalliche larghe 20 metri ciascuna, con altezza che varia da un minimo di 18,5 a un massimo di 29 metri e uno spessore inclusa fra 3,6 e 5 metri. Ciascuna paratoia è ancorata a cassoni in calcestruzzo. Le cerniere che collegano questi due elementi sono il cuore tecnologico del sistema, perché consentono alle paratoie di alzarsi e abbassarsi riempiendosi di acqua o di aria compressa a seconda dell'esigenza.

In condizioni normali di marea le paratoie sono abbassate e piene d'acqua. Quando si prevede una marea superiore a 110 centimetri viene immessa aria compressa nelle paratoie per farle emergere. Quando la marea cala vengono nuovamente riempite d'acqua per abbassarle.

La paratoia abbassata

Ciascuna paratoia è indipendente. In un evento eccezionale si possono chiudere tutte all'unisono isolando la laguna dal mare aperto, se invece la marea non è troppo violenta, per arginarla basterà chiudere solo alcune delle paratoie o alzarle solo parzialmente.

Per chiudere una bocca di porto sono necessarie in media fra le 4 e le 5 ore, per questo la previsione delle condizioni meteomarine giocherà un ruolo determinante nel funzionamento del sistema di difesa lagunare.

A questo proposito è di fondamentale apporto il lavoro del CNR, come ci ha spiegato Fabio Trincardi, direttore dell'Istituto di Scienze Marine (ISMAR) del CNR di Venezia.

"In ISMAR-CNR ci sono modellisti oceanografi che stilano previsioni accurate. Si usano modelli di previsione a scala breve perché l'innalzamento delle acque ha una componente astronomica facilmente prevedibile legata alle maree, e una metereologica più imprevedibile. Le maree in Adriatico sono fra 60 centimetri e un metro, quindi il ciclo di marea astronomica non genera di per sé l'acqua alta. Quest'ultima si forma quando a un'alta marea astronomica si somma un fattore metereologico, e si generano vento di scirocco che spinge verso nord, e il passaggio dei minimi di pressione che creano uno sbilanciamento dell'altezza delle masse acquee fra costa e largo. Tutti questi fattori concomitanti fanno sì che si determini il fenomeno delle acque alte".

Paratoia in sollevamento

"La previsione è fatta di modellazione numerica, ma anche di osservazione. Sono richiesti un grande sforzo di calcolo, algoritmi sempre nuovi e strumenti all'avanguardia. Il CNR ha un team di livello internazionale molto competente che lavora a questi calcoli da anni, specializzato sulle previsioni delle acque alte veneziane.

Per raffinare i modelli c'è anche una rete osservativa costituita da tutta una serie di punti in mare (boe) e da una piattaforma oceanografica che si chiama 'Piattaforma acqua alta' situata a 8 miglia dalla costa e che consente di avere una misura del livello del mare con una trentina di minuti di anticipo rispetto a al bacino di S. Marco perché le maree ci mettono del tempo a propagarsi, sono come delle onde lentissime. Proprio perché questo tempo di propagazione è molto breve  rispetto ai tempi di operatività del MOSE, occorre contare sui modelli, gli stessi che permettono oggi di suonare le sirene con circa 3 ore di anticipo sull'acqua alta".

I lavori di posa

Con quanto anticipo riuscire a prevedere l'acqua alta?

"Le variazioni per la parte metereologica si fanno con un anticipo che varia secondo le componenti, ma che comunque può essere di alcune ore. Ci sono poi condizioni in cui i venti girano all'improvviso e in cui anche la migliore previsione può essere smentita.

Siamo però in grado di fronteggiare questa grande complessità grazie ai nostri ricercatori di livello internazionale che pubblicano anche studi sulle migliori riviste scientifiche. Il lavoro inoltre "viene fatto in collaborazione con il Comune di Venezia, che ha un ottimo ufficio per la previsione delle maree e collabora a stretto contatto con il CNR".