Il Partito Pirata italiana alle elezioni. E il clone Pirate Party?

Mentre il Partito Pirata italiana annuncia ufficialmente che parteciperà alle prossime elezioni, ecco spuntare il Pirate Party di un certo Max Loda. Considerata l'attuale situazione politica ci sarà sufficiente tempo per dirimere la questione.

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a cura di Dario D'Elia

Il Partito Pirata parteciperà alle prossime elezioni, com'è avvenuto in Svezia e Germania. L'annuncio è arrivato pochi giorni fa durante l'Internet Governance Forum Italia di Trento, ma considerata l'attuale situazione politica è probabile che per le prossime consultazioni elettorali ci vorrà ancora un po' di tempo. In ogni caso la strategia del nuovo partito sarà decisa online dalla stessa community che sta sostenendo il progetto. L'indirizzo politico non è ancora chiaro, ma è prevedibile che punteranno al consolidamento dei diritti digitali, a un aggiornamento del concetto di copyright, al rafforzamento della privacy e altri argomenti clou del dibattito globale.

La brutta notizia è che si stanno moltiplicando i tentativi di imitazione. "Non siamo neanche in campagna elettorale e già sono nate le liste clone. Una in particolare, usa il nostro nome e i nostri simboli ma certo non i nostri contenuti. È nata su iniziativa di persone e ambienti legati alle major, di tutto si occupano meno che di difendere il diritto delle persone alla condivisione della musica, dei saperi, della cultura. Si chiamano pirati ma sono gli avversari dei pirati", si legge sul comunicato ufficiale.

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Insomma, pare che si siano già attivati dei guastatori che magari tenteranno di sostenere iniziative estreme tali da gettare fango sul Partito Pirata ufficiale, oppure semplicemente di farsi eleggere sfruttando l'hype mediatico delle proposte anti-copyright.

"Ci faremo rispettare in ogni sede, anche, legale ma intanto un consiglio ai pirati, quelli veri: stare alla larga da chi sventola la bandiera della Filibusta ma lavora con le major (una veloce ricerca con Google del loro "portavoce" vi può rendere edotti di chi veramente sono a differenza di quello che sembra professino)", continua il documento.

Starà forse parlando di "Pirate Party"? Recentemente otto consiglieri comunali eletti in liste civiche del milanese sembrano aver saltato il fosso e aderito a questo nuovo partitino. "Le adesioni di amministratori locali al Partito Pirata (Pirate Party) dimostra la voglia di rompere con gli schemi del passato, e di aprire alla creazione di reti basate sulla collaborazione e l'innovazione, al di là di qualsiasi interesse o lobby economica e finanziaria", ha dichiarato il portavoce Marco Marsili.

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"Siamo aperti alla collaborazione ed al dialogo con quanti condividono il programma del nostro movimento ma registriamo con soddisfazione le numerose adesioni di cittadini provenienti da altre esperienze politiche, purché in possesso dei requisiti previsti dallo statuto del partito".

Il Pirate Party effettivamente è capeggiato da Max Loda, una vecchia conoscenza a Torino. Tutti lo ricordano come capolista di "Immigrati basta!", che nei manifesti impugnando una spranga e un manganello, proponeva: "La soluzione finale del problema islamico, del problema criminalità, del problema lavoro". Per altro ai banchetti regalava anche un manganello in plastica.

Quindi, ricapitolando: il Pirate Party di Loda è una cosa, il Partito Pirata un'altra. E neanche è partita la campagna elettorale.