Innovazione, Italia tra paura e voglia di futuro

Il rapporto annuale dell'AGI-CENSIS sulla cultura dell'innovazione ci rivela un Paese diviso a metà tra la paura del cambiamento e la voglia di futuro.

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a cura di Alessandro Crea

Com'è il rapporto degli italiani con l'innovazione tecnologica? Dal rapporto 2017 "La cultura dell'innovazione" dell'AGI-CENSIS emerge la fotografia di un Paese a metà del guado, diviso tra la paura del cambiamento e la voglia di futuro. Le nuove tecnologie infatti sono viste da molti come un'opportunità ma non mancano i diffidenti secondo cui ad esempio i processi di automazione sottrarranno lavoro e l'innovazione non farà che produrre nuovi e più ampi divari sociali.

Presentato questa mattina a Montecitorio, alla presenza della presidente della Camera, Laura Boldrini, del direttore di AGI, Riccardo Luna e del segretario generale del CENSIS, Giorgio De Rita, nel corso l'evento "#InnovazioneItalia: storie, idee e persone che cambiano il mondo" promosso da AGI, il report evidenzia come la maggior parte dei nostri compatrioti (57,9%) sia fiduciosa e creda che le innovazioni degli ultimi vent'anni abbiano impattato positivamente sull'economia e la società italiana,  determinando però anche alcuni piccoli problemi, mentre per il 20,3% degli intervistati, i benefici apportati e i problemi generati sono da considerarsi in sostanziale equilibrio.

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In minoranza invece le opinioni più estreme, ma con una maggior percentuale a favore degli ottimisti. Secondo il 14,2% del campione infatti l'innovazione ha avuto solo meriti, mentre i "nostalgici" del passato che nei processi innovativi riescono a vedere più problemi che benefici rappresentano il 7,3%.

Le variabili socio-economiche, com'era facilmente prevedibile, influenzano notevolmente le posizioni espresse: tra i ceti sociali più bassi infatti cresce la quota di coloro che teme un'amplificazione dei divari (66,7%). In generale però i due punti di vista sono in sostanziale equilibrio, col 51,4% degli intervistati che crede che i processi di innovazione abbiano prodotto nuovi divari sociali e il 47,8% che al contrario è convinto che abbiano contribuito a ridurli.

Italia in ritardo? Non ce la possiamo fare

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Quando si tratta di pessimismo gli italiani sono sempre in prima fila: solo il 9,8% infatti ritiene che il gap tecnologico accumulato in passato rispetto ad altre nazioni più innovative si sia ridotto negli ultimi anni, mentre addirittura il 15,3% è fermamente convinto che il nostro Paese stia sprofondando tra quelli più arretrati d'Europa. In mezzo, come sempre, ci sono posizioni più sfumate, come quella del 44,6%, che ritiene che il Paese faccia molta fatica, pur a fronte di alcune eccellenze, e il 29,6%, che invece pensa che certi processi siano inevitabili e che l'Italia sia un po' al traino.

Digital divide ed esclusione dalla rete

Quanti sono i nostri connazionali che secondo voi hanno utilizzato Internet solo alcune volte nell'arco degli ultimi 30 giorni o mai? Il 6,4% ovvero oltre 3 milioni di persone dai 18 agli 80 anni. Di questi, circa 900mila si sentono svantaggiate rispetto a chi si connette con maggior frequenza e sono costretti a ricorrere ad amici, parenti, conoscenti o intermediari specializzati quali patronati o CAF quando hanno bisogno di collegarsi ad Internet o usufruire di servizi online. Una situazione negativa, che eprò al tempo stesso evidenzia anche un processo di "solidarietà intergenerazionale" in atto tra chi è in grado di utilizzare i servizi digitali e chi, per l'età avanzata o per difficoltà economiche e culturali, non riesce a rimanere al passo con le innovazioni.

Innovazione tecnologica, ambiente e decarbonizzazione

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In ambito green e delle energie rinnovabili si segnala un maggior ottimismo, con gli italiani che per la gran parte sono convinti che proprio dall'innovazione arriveranno le risposte più importanti per affrontare la complessa sfida della sostenibilità, con un gradimento elevato per parchi fotovoltaici (82,4%), stazioni ferroviarie ad alta velocità (76,4%) e parchi eolici (73,3%). Tra gli impianti non graditi, al primo posto le raffinerie di petrolio (77%) e al secondo le centrali elettriche a carbone (76,5%), seguite dagli impianti chimici o metalmeccanici (63%).

Che siano ottimisti come il 57,5% degli intervistati - convinti che in futuro avremo finalmente tutta l'energia di cui abbiamo bisogno senza impatti significativi sull'ambiente o pessimisti come il 52,3% che sono invece convinti che l'energia sarà in futuro oggetto di razionamento con costi d'accesso molto elevati, tutti sono convinti che nei prossimi trent'anni gli scenari energetici siano destinati a mutare in profondità.

Pubblica amministrazione

Problematico invece come sempre il rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione, soprattutto a causa del solito eccesso di burocrazia. La maggior parte degli italiani è convinta però che il  massiccio turn over programmato per i prossimi anni in tutti i comparti della PA contribuirà a al suo ringiovanimento. In ogni caso attualmente la percezione è decisamente negativa: quasi 1 cittadino su 3 (30,1%) tra quelli che hanno avuto accesso ai servizi digitali, è infatti convinto di non aver avuto alcun vantaggio sostanziale rispetto ai servizi erogati attraverso i canali tradizionali. In generale gli italiani sono favorevoli alla digitalizzazione della Pa, ma si aspettano che questo corrisponda soprattutto a una semplificazione delle procedure (29,1%) e una velocizzazione dei processi (25,5%).

Sul web per risparmiare, non per investire

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Per oltre il 70% della popolazione italiana i servizi online sono un utile mezzo per risparmiare ma quando si prospetta di usare questi servizi come opportunità per integrare il reddito familiare o costruirci un'attività imprenditoriale la percentuale scende rispettivamente al 55,2% e 52,5%. In particolare questi servizi sono apprezzati maggiormente, anche come mezzo di integrazione del reddito, tra i più giovani, tra i residenti al Sud e nelle Isole e nei centri urbani con più di 30 mila abitanti.

Più web tax per tutti

Oltre la metà degli italiani (il 55%) ritiene opportuno introdurre una legge per tassare i profitti generati in Italia dai colossi del Web, mentre solo il 17,5% è contrario. Il 27,6% invece ritiene che la questione dovrebbe essere demandata a un livello sovranazionale come ad esempio l'Unione Europea.

Il consenso alla web tax comunque non è uniforme: tra i più giovani, under 34, è infatti più basso, inoltre più di un giovane su 4 ha il timore che una web tax possa far diventare i servizi offerti dai big a pagamento o ancora più costosi e meno convenienti rispetto ad oggi.

Tecnologia e lavoro

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I robot ci ruberanno il lavoro: ne è convinto il 42,1% degli italiani, che pensa anche che i mancati introiti sulle tasse, che ovviamente i robot non pagheranno, alla lunga finirà per impoverirci tutti. C'è comunque una quota sostanzialmente identica (41,6%) che la pensa diversamente e crede che l'evoluzione scientifica e tecnologia segua il suo corso e non abbia senso pensare di introdurre meccanismi che possano limitarla.

Controllo, sicurezza e libertà

Se servono ad essere più sicuri ben vengano le tecnologie di controllo, con buona pace di privacy e libertà: le preoccupazioni per la micro-criminalità e la minaccia del terrorismo stanno quindi spostando il pendolo tra libertà e sicurezza verso quest'ultima, com'era del resto prevedibile. Democrazia e libertà sono quindi da considerarsi lussi da riservare a tempi più quieti anziché valori fondanti?