Inventa Google nel 1995 e ora fa ricerca in Italia

Massimo Marchiori, il ricercatore italiano che nel 1995 ha inventato il primo algoritmo di Google, è tornato a lavorare all'università di Padova. Vuole dare un contributo al suo paese, anche se viene pagato poco e deve lottare con la burocrazia. Diciamo che per ora resiste.

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a cura di Dario D'Elia

Massimo Marchiori, il giovane che nel 1995 ha inventato l'algoritmo di Google, è tornato in Italia in qualità di associato all'università di Padova. Sembra incredibile che un genio, fino a poco tempo fa al Massachusetts Institute of Technology, abbia deciso di tornare nell'ateneo Veneto. Lui che ha sviluppato Hyper Search, un giocattolo che ai tempi batteva tutti gli altri motori e che Larry Page scelse per realizzare poi Google.

Massimo Marchiori

"Era il 1995, praticamente un'era geologica fa, parlando di Internet. L'ho sviluppato e implementato nei sotterranei dell'università, usando l'unico computer che era a disposizione degli studenti di dottorato. All'epoca nessuno ci capiva granché e anche quelli che usavano il motore di ricerca erano pochissimi. Ma era una cosa nuova, non si fermava al contenuto della singola pagina ma teneva conto dei collegamenti della pagina con il resto del web. A cosa serve? mi chiedevano. Anche per i docenti era un giochino, una stupidata. Allora anche i corsi di web si contavano sulle dita di una mano, c'era molto snobismo e il rifiuto a mettersi in gioco", ha spiegato Marchiori in un'intervista a La Repubblica. 

"Poi l'ho presentato alla Conferenza mondiale del world wide web in California, a Santa Clara. C'erano parecchi nomi grossi e fra il pubblico c'era anche Larry Page, all'epoca studente come me ma a Stanford. Capì subito che Hyper Search batteva tutti i motori di ricerca dell'epoca. Rimase folgorato: dopo la conferenza venne a parlarmi, passammo un sacco di tempo insieme. Alla fine mi disse: torno a Stanford e cerco di farci un motore di ricerca su larga scala".

In principio il disordine

Che rivoluzione però tornare a casa. "Intanto dal punto di vista della ricerca non ho perso nulla. Per quello su cui lavoro, il fatto che io sia qui o a Boston è irrilevante. Ci si parla via internet, usare il web è la cosa più facile. Ed ho conservato le mie collaborazioni internazionali. Certo, sono passato da 10mila dollari al mese a 2.000 euro - erano 970 da ricercatore - ma nella mia scala di valori i soldi hanno un posto molto basso, mi basta avere quelli giusti per vivere bene. L'Italia è il mio Paese, è casa mia, sono tornato per dare il mio contributo didattico. Piuttosto che insegnare in America, dove i ragazzi sono molto coccolati e hanno già tutto, ho preferito tornare qui. Anche oggi quelli che insegnano web e internet in Italia si contano sulle dita di una mano, sono poche le persone che possono trasmettere qualcosa alle nuove generazioni". 

E se qualcuno pensasse a un ripiego dovuto a qualche strano motivo, Massimo Marchiori gioca d'anticipo.