IO, l'app dei servizi PA è quasi pronta: ecco la guida per gli enti pubblici

IO app, l'applicazione della PA, sta per sbarcare sugli store e quindi è giunto il momento per le pubbliche amministrazioni di farsi avanti.

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a cura di Dario D'Elia

IO
, l'app dei servizi pubblici che è stata sperimentata in questi mesi in diverse città, sta per sbarcare negli store online e superare la fase Beta. Roberta Tassi, responsabile del design del servizio per il Team di Trasformazione Digitale, ne ha approfittato quindi per pubblicare una guida che agevoli enti pubblici nell'adesione al progetto
.

Il primo consiglio è che se ne occupi direttamente i responsabile delle aree digital, oppure marketing e comunicazione. Dovrebbero essere rispettati quattro utili passaggi:

  • identificare quali servizi possono essere erogati tramite IO
  • predisporre l’integrazione tecnologica sfruttando le API di IO
  • revisionare e firmare la documentazione legale per aderire a IO
  • comunicare ai cittadini che potranno trovare i tuoi servizi su IO

"Il team di sviluppo di IO è pronto a supportarti lungo tutto il percorso di onboarding. Per ciascuno dei passaggi che descriviamo in maniera dettagliata di seguito, abbiamo predisposto una serie di strumenti, materiali e piattaforme a tua disposizione, utili a velocizzare e automatizzare ogni attività necessaria per portare i servizi dentro IO", puntualizza Tassi.

Prima di tutto IO consente allo stato attuale la gestione degli avvisi di pagamento (e contestuale pagamento), l'attivazione di un promemoria di scadenze e la gestione di notifiche e aggiornamenti di vario tipo. Qui l'indice completo.

In secondo luogo per l'integrazione vi è bisogno dei coinvolgimento delle figure tecniche responsabili del funzionamento del servizio digitale scelto. Poiché bisogna associare una API key e procedere a integrazione con il proprio software, utilizzando le API che consentono l’invio dei messaggi.

"Le API key vengono generate dal back-office di IO dedicato agli sviluppatori, dove ogni figura tecnica coinvolta nello sviluppo dei servizi digitali per enti e Pubbliche Amministrazioni può registrarsi e creare i servizi, generando le relative API per ciascuno di essi", spiega la responsabile. "Se sei un partner tecnologico della Pubblica Amministrazione, potrai registrarti sul back-office e iniziare a predisporre i servizi da erogare tramite IO anche senza associare un ente vero e proprio o inviare messaggi a cittadini. In questo modo, potrai lavorare a una serie di servizi da presentare e proporre agli enti di cui gestisci i servizi digitali, mostrando in modalità test come si svolgerebbe l’esperienza".

Un altro passaggio fondamentale riguarda gli adempimenti legali. Quindi lo specifico ente dovrà:

  • fare un assessment dei dati personali che vengono trattati per ciascun servizio;
  • pubblicare un’informativa privacy (tipicamente, sul sito web istituzionale dell’ente), che, per ciascun servizio, spieghi al cittadino in modo chiaro che tipo di dati personali vengono trattati da ciascun canale con cui il servizio è erogato, incluso IO;
  • sottoscrivere un accordo per aderire a IO, che include la definizione del rapporto tra il Team per la Trasformazione Digitale, responsabile dello sviluppo di IO, e l’ente, nonché le modalità di gestione di sicurezza e privacy previste da IO.

"In attesa del rilascio del nuovo back-office dedicato a enti e sviluppatori previsto nei prossimi mesi, potrai contattarci via email (onboarding@io.italia.it) per iniziare le procedure necessarie per l’onboarding su IO", spiega Tassi.

Infine quando l'ente sarà pronto a erogare i servizi prescelti tramite l’app IO, sarà importante mettere i cittadini a conoscenza di questa possibilità. "Puoi trovare ispirazione consultando la sezione dedicata ai giornalisti sul sito io.italia.it, ma soprattutto utilizzare il Kit di comunicazione per gli enti, dove sono disponibili una serie di indicazioni ed esempi utili per definire le modalità di annuncio ai cittadini, che si tratti di un evento pubblico, di una news sul portale del tuo ente, di una conferenza stampa o di un’attività sui social media", ricorda la specialista.