iPhone, dal 2007 spesi 14 mld di dollari in riparazioni

Un recente report sostiene che dall'anno dell'esordio sul mercato dell'iPhone, gli utenti hanno speso 14 miliardi di dollari in riparazioni e sostituzioni. Molti di più però sono gli utenti, non solo di Apple, che non riparano ma buttano. E Greenpeace tuona verso l'e-waste.

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a cura di Alessandro Crea

Gli smartphone attuali non sono mai stati fatti così bene, soprattutto dal punto di vista dell'assemblaggio e dei materiali utilizzati. Ciò non toglie che continuino a rompersi, richiedendo da parte dell'utente una scelta: tentare di ripararli o buttarli e sostituirli. Secondo un report di SquareTrade, azienda che si occupa di testare la resistenza degli smartphone e di offrire piani assicurativi per gli stessi, nel mondo Apple dal 2007, anno d'esordio dell'iPhone, gli utenti hanno speso 14 miliardi di dollari in riparazioni. Eppure secondo iFixit e Greenpeace l'e-waste, la spazzatura elettronica, è in costante crescita, segno che sono sempre di più i consumatori che alla riparazione preferiscono una sostituzione.

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Probabilmente chi acquista uno smartphone costoso, Apple o di altre marche, in caso di danneggiamento proverà a intervenire sul guasto. La gran parte del mercato mondiale però è composta da soluzioni di fascia media o bassa che difficilmente inducono i possessori a scegliere la riparazione. Ultimamente inoltre sempre più prodotti, anche di fascia alta, presentano una riparabilità davvero limitata per non dire nulla. Nessuna sorpresa dunque se, nonostante i dati snocciolati da SquareTrade, secondo Greenpeace tra il 2010 e il 2015 la quantità di spazzatura elettronica è aumentata del 63% nella sola Asia.

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Alcune pratiche che solitamente conducono a una scarsa riparabilità riguardano la necessità di utilizzare strumenti speciali per lo smontaggio e l'impiego eccessivo di colla per fissare i componenti all'interno. Ovviamente ai grandi produttori queste pratiche convengono perché assicurano da un lato che l'utente debba rivolgersi ai centri di assistenza ufficiali durante la garanzia, dall'altro che opti per l'acquisto di un nuovo dispositivo se il proprio si guasta una volta scaduta la garanzia. Tuttavia, da un punto di vista ambientale, tale trend non appare sostenibile.

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Sappiamo ad esempio che molti elementi utilizzati per la realizzazione dei componenti elettronici sono rari e spesso causa di guerre e perdita di vite umane e che in ogni caso da smartphone, tablet, notebook e computer in generale, si ricicla molto meno di quanto sarebbe necessario, proprio perché le procedure per il loro smaltimento sono costose e complesse. L'industria hi-tech prima o poi dovrà necessariamente prendere coscienza di questo enorme problema e cercare altre strade. Nel frattempo in diverse parti del mondo si sta affermando una mentalità sempre più votata al riciclo virtuoso piuttosto che allo spreco. E voi, come la pensate?


Tom's Consiglia

Coltan di Alberto Vasquez-Figueroa è un buon punto di partenza per cominciare a capire perché varrebbe la pena riciclare maggiormente.