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Italia.it perde il direttore: stuccare una bagnarola è inutile

"Me ne vado sapendo di non dovermi rimproverare nulla", si legge nella lettera di commiato del direttore di Italia.it. Dopo 8 mesi senza stipendio, maestranze ridotte e disinteresse istituzionale Arturo Di Corinto abbandona.

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Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Pubblicato il 21/10/2014 alle 11:02 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:52

Italia.it perde il direttore editoriale: abbandona la nave e lascia a una lettera infuocata tutte le considerazioni riguardanti un progetto a dir poco fallimentare. Ha fatto il possibile, ma di fronte al mancato pagamento dei suoi collaboratori e la modesta collaborazione del Governo meglio lasciare ad altri.

"Mi dimetto da direttore di Italia.it perchè ritengo ingiusto e poco dignitoso continuare a lavorare senza essere pagato. Le difficoltà finanziarie di Promuovi Italia Spa e le incertezze burocratiche del Mibact hanno infatti impedito i pagamenti verso la società Unicity Spa che mi ha impiegato come direttore editoriale del portale, e che non paga le mie spettanze da otto mesi", scrive Arturo Di Corinto.

Italia.it

La stessa cosa vale per i tre unici suoi collaboratori, rispetto ai 29 previsti dal progetto iniziale. "Giornalisti, social Media manager, traduttori, storici dell’arte, fotografi e videomaker: professionalità giovani e dinamiche che abbiamo impiegato molto tempo a formare su una piattaforma di lavoro complessa e non sempre efficiente, oggi hanno abbandonato il progetto perché non pagati da mesi", prosegue la lettera. "Professionalità che non sarà facile rimpiazzare".

Troppo facile criticare il sito senza saperne la storia alle spalle. Troppo facile puntare il dito su chi ha tentato di mettere una pezza a una bagnarola. Sbagliata la decisione di affidare il progetto all'Enit, "commissariata e in crisi di liquidità", senza contare che Promuovitalia – la stazione appaltante dei servizi tecnici e redazionali di Italia.it – "è stata messa in liquidazione, incapace di pagare i sette mesi del lavoro precedentemente svolto dalla redazione del sito".

"Quando le cose vengono interrotte, mentre funzionano, e senza delineare un percorso e una strategia fattuali, le urgenze si trasformano in pressioni che non aiutano a fare scelte funzionali. È il motivo per cui la stessa Expo2015 è in grande sofferenza e sotto l’occhio vigile di Raffaele Cantone", prosegue l'ex direttore.

In principio c'era il fagiolo verde

Grazie a un'interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle abbiamo scoperto che nel 2004 vennero stanziati 45 milioni di euro per il progetto, poi in seguito altri 10 milioni. Ma sono sempre stati soldi virtuali, poiché alla fine nulla è mai praticamente giunto nelle reali casse del sito. Si stimano circa 20 milioni (forse) realmente impiegati, ma per aggiornamenti progettuali, traduzioni, contenziosi, eccetera.

"Me ne vado sapendo di non dovermi rimproverare nulla. Quale esperto di comunicazione digitale ho risanato il portale con il contributo fondamentale dei miei redattori che ringrazio di cuore per serietà, professionalità e abnegazione", conclude l'esperto. "Nelle pieghe della cattiva amministrazione e nei limiti obbligati dal contratto di servizio, ho sempre spostato più in là l’asticella del possibile e nei momenti di interregno amministrativo ho voluto una sezione trasparenza sul sito, immaginato nuovi servizi e corretto tutti gli errori delle gestioni precedenti alla mia, che è cominciata nel giugno 2012 e che finisce oggi".

A questo punto come andrà finire? Chi può dirlo. E dire che sarebbe bastato guardarsi un paio di stagioni della serie TV "Mad Men" per scoprire che fin dagli anni '60 lavori di questo tipo sono il pane delle agenzie pubblicitarie. Leo Burnett, Armando Testa, M&C Saatchi o altre avrebbero fatto un lavoro migliore. È il loro mestiere vendere. Qui il prodotto è semplicemente uno dei paesi più belli del mondo.

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