Le scuole online producono ignoranti: Italia avvertita

Negli Stati Uniti sta esplodendo il caso delle scuole online: ormai le frequentano almeno 250mila ragazzi. Secondo un recente studio del National Education Policy Center più del 60% dei cyber-studenti arranca in matematica rispetto ai colleghi, il 50% fatica nella lettura e alla fine un terzo non si diploma in tempo.

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a cura di Dario D'Elia

Negli Stati Uniti la scuola online si sta dimostrando un flop disastroso: produce fondamentalmente ignoranti con gravi difficoltà di lettura. Nato come un progetto rivoluzionario soprattutto per andare in contro alle esigenze dei più poveri delle zone rurali, oggi l'intero ciclo scolastico virtuale – dall'asilo alle Superiori – non sembra funzionare.

Al momento si stimano 250mila studenti domestici (+40% in tre anni): si alzano la mattina, accendono il PC per qualche ora al giorno e poi si dedicano ad altro. Non hanno contatti con gli insegnanti, non hanno compagni di classe, sono soli. E questo avviene già in almeno 30 Stati, come racconta il Corriere della Sera. In Georgia si sono spinti oltre: c'è già l'App per iPhone e iPad per seguire i corsi in ogni luogo.

Scuola online

"Il nostro obiettivo è rendere questo tipo di scuola pubblica alla portata di ogni bimbo in America", sostiene Ronald Packard, il co-fondatore della più grande società di corsi online - ovvero K12. Il problema però è che secondo un recente studio del National Education Policy Center più del 60% dei cyber-studenti arranca in matematica rispetto ai colleghi "vecchio stampo", il 50% fatica nella lettura e alla fine un terzo non si diploma in tempo.

"I bambini valgono soldi", scrive il New York Times. "Siamo di fronte a un vero business che ruba ai contribuenti i finanziamenti destinati all'istruzione pubblica, sovraccarica gli insegnanti di lavoro e abbassa la qualità degli standard educativi". A tutti gli effetti queste scuole online, che dipendono finanziamenti statali, sono un vero e proprio business che ogni anno genera più di 500 milioni di dollari.

Ad esempio K12 riceve dallo Stato fino a 10mila dollari l'anno per ogni studente, secondo le stime del quotidiano newyorchese. "Spesso abbiamo 250 studenti a lezione e ciò ci costringe a essere meno rigorosi ed esigenti", protestano gli insegnanti. Per Alex Molnar, docente all'Università del Colorado, siamo alla "mercificazione dell'istruzione pubblica".

Scommettiamo che fra qualche mese si inizierà a parlare anche in Italia della possibilità di istituire scuole online di questo tipo? E anche di sovvenzionarle?

In ogni caso pare a dir poco folle demandare l'istruzione di bambini e giovani alla dimensione virtuale. Un conto è la formazione universitaria, professionale o post-laurea che in alcuni casi può trarre beneficio dagli strumenti digitali online, ben altra cosa la scuola tradizionale. La formazione culturale non può prescindere da quella personale e umana. Ma non ci vuole la scienza per sostenere questa tesi. È sufficiente un po' di buon senso.