L'elusione fiscale di Starbucks, Google e Amazon è prassi

Nel Regno Unito il Fisco ha chiesto a Starbucks, Google e Amazon tutti i documenti per comprendere come facciano a pagare così poche tasse. Ormai è un caso europeo: serve una legge.

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a cura di Dario D'Elia

Il Fisco anglosassone ha avviato un'indagine nei confronti di Starbucks, Google e Amazon perché nessuno si spiega per quale motivo paghino così poche tasse a fronte di ricavi locali miliardari. Public Accounts Committee (PAC) ha invitato le aziende a fornire tutta la documentazione riguardante la gestione delle pratiche fiscali. "È dura per un comune cittadino credere alla loro correttezza", ha commentato Margaret Hodge, presidente del PAC e parlamentare del Labour Party. "La cosa ha fatto arrabbiare le persone considerato l'attuale clima fiscale".

No, aspetti, mi porga l'indice; ecco lo alzi così... guardi, guardi, guardi. Lo vede il dito? Lo vede che stuzzica? Che prematura (fiscalmente) anche?

Tempi duri per gli Over-the-Top statunitensi. Francia, Germania e Gran Bretagna ormai spingono da tempo per una normativa fiscale che possa ridurre i margini di elusione fiscale. Il caso emblematico è quello di Starbucks che negli ultimi tre anni non ha pagato alcuna Sterlina di imposta sul reddito (la nostra IRES). In pratica in 13 anni di attività oltremanica ha sborsato solo 10,6 milioni di euro di tasse su un fatturato complessivo di 3,8 miliardi di euro. Le associazioni dei consumatori com'era prevedibile sono sul piede di guerra.

Google ha fatturato 3,1 miliardi di dollari l'anno scorso, sempre nel Regno Unito, ma pur avendo ottenuto un margine di profitto del 33% come gruppo, ha pagato di tasse solo 4,25 milioni di euro. Il segreto, come abbiamo già anticipato qualche giorno fa, è nei noti escamotage chiamati sandwich olandese e raddoppio irlandese.

Anche Amazon pare essersi giocata bene le sue carte nel Regno Unito. Grazie alla sede in Lussemburgo paga l'11% di tasse sui profitti comunitari - meno della metà di quanto dovrebbe.

Forse è solo coincidenza - sarà il destino a dire se fortuita o meno - ma mentre i Governi parlano di tassare Google e gli altri colossi, gli operatori TLC ex-monopolisti rischiano di rimanere con un palmo di naso. Già, perché è difficile poter pensare che l'Unione Europea possa accettare di procedere con una doppia bastonata. Alla fine è più probabile che sarà trovato un accordo fiscale più adeguato, e chiuso un occhio sulla tassazione dei servizi veicolati dai provider.

Il tempismo a volte è davvero fiscale.