L'Espresso nega l'alleanza Sky mentre Mediaset snobba La7

Il Gruppo Espresso non farà alleanze con Sky per il digitale terrestre, rimane solo il rapporto commerciale per l'affitto delle frequenze usate da Cielo. Mediaset si sfila dall'affare La7. Ritorna in auge il problema dell'assegnazione automatica dei canali.

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a cura di Dario D'Elia

Il Gruppo Editoriale L'Espresso ha negato l'eventualità di un'alleanza con Sky. Le indiscrezioni trapelate qualche settimana fa si sono rilevate infondate. Insomma non si prospetta in alcun modo la possibilità di una joint-venture per il digitale terrestre. "Il rapporto commerciale con Sky Italia riguarda principalmente l'affitto di capacità trasmissiva per il canale in chiaro Cielo e non ha alcun legame con l'attività di editore televisivo", si legge nel comunicato ufficiale rilasciato ieri dal Gruppo Espresso. 

Difesa dura anche a favore di Deejay TV che sebbene non vanti un grande audience "contribuisce al pluralismo del mercato televisivo nazionale in chiaro, nell'ambito di un contesto di forte concentrazione e con possibili scenari di ulteriore restrizione della concorrenza". In verità ogni ventilato pericolo di concentrazione si è già dissolto con la decisione di Mediaset di sfilarsi dalla corsa a Ti Media e La7.

Ieri è stato diramato un comunicato che sembra ricostruire la vicenda. Pare che Mediaset abbia ricevuto un a giugno un "formale invito da Mediobanca a manifestare eventuale interesse per ottenere l'information memorandum relativo alla cessione". Dopo la conferma dell'interesse il Gruppo avrebbe analizzato le carte è ribadito l'orientamento a non comprare.

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"Chiarita pubblicamente la nostra estraneità all'operazione fin da prima della pausa estiva, auspichiamo che il processo di cessione prosegua con successo - e con nuove brillanti performance borsistiche - senza più utilizzare il nome della nostra società per creare visibilità e interesse intorno alla dismissione di un'attività in cerca di acquirenti che vanta risultati di bilancio da sempre negativi", conclude il documento Mediaset. Insomma, con l'uscita di scena c'è stato tempo anche una stoccata.

"Se fosse un gioiellino come dicono perché la venderebbero? Già a luglio avevo già detto cosa pensavo de La7 usando una sola parola: auguri. Quello che mi amareggia è l’agitazione del mondo politico e industriale su un nostro possibile ingresso", ha dichiarato Pier Silvio Berlusconi, vice presidente Mediaset.

"Nessuno ha chiesto informazioni su un possibile piano industriale o di garanzie dei posti di lavoro. Mediaset, La7 a parte, per questo paese non può fare nulla. È un conflitto di interessi al contrario. Comunque non siamo preoccupati della vendita a un possibile competitor. Per fare una rete di successo non serve investire in una azienda in perdita come è Ti Media".

Il problema telecomando

Sempre in ambito televisivo non si placano le polemiche sulla numerazione LCN dei canali, ovvero l'assegnazione automatica eseguita dai televisori, decoder e DVD recorder. Considerato che una ristretta minoranza di persone si diletta nel personalizzarla è evidente che rientrare fra i primi 9 canali del telecomando è un vantaggio.

A inizio mese il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza 2011 del TAR che di fatto contestava la numerazione decisa un anno prima dall'AGCOM. In pratica ci sono voluti quasi due anni per rendersi conto che il fatturato pubblicitario non poteva essere considerato l'unico parametro per stabilire il posizionamento dei canali dopo gli storici generalisti - che vanno dall'1 al 6.

E così è probabile che La7, MTV e Deejay Tv possano rimetterci. Ma l'esito della vicenda non è scontato perché l'AGCOM adesso ha stabilito una proroga di 6 mesi per discutere, decidere e agire. Forse nel 2013 sapremo come andrà a finire.