Le librerie inglesi hanno dichiarato guerra ad Amazon e gli altri colossi statunitensi che eludono le tasse nazionali. La campagna "Noi paghiamo le nostre tasse!" è esplosa in tutto il paese sotto forma di volantini e cartelli. Migliaia di librerie indipendenti hanno affisso sulle vetrine poster rossi con la scritta "Puoi pagare, allora paga! Noi paghiamo le nostre tasse" oppure "I tuoi soldi, la tua libreria, la tua comunità, noi paghiamo le nostre tasse". Insomma, iniziativa da paese civile.
Noi paghiamo le nostre tasse!
"Le aziende registrate oltreoceano che vendono libri fanno grandi affari nel Regno Unito ma pagano poco o niente di tasse mettendo i nostri associati, che le pagano, in totale svantaggio competitivo. In una visione pubblica e di interesse generale abbiamo realizzato due poster per coloro che vogliono usarli", ha spiegato Tim Godfray, capo esecutivo di Booksellers Association. "Vogliamo che i consumatori siano a conoscenza della questione e facendo questo che supportino le librerie che pagano le tasse".
Supportare le librerie locali è il messaggio di tutta la propaganda. E non c'è niente da aggiungere poiché in queste realtà ogni cosa è tassata. Non a caso tra il 2009 e il 2011 la crisi si è portata via 195 attività: oggi le librerie indipendenti sono solo 1094.
Tutti sanno che l'azione dei grandi colossi non è illegale, ma è evidente l'esigenza di intervenire per equità. "Se il Tesoro e il Governo sono preoccupati per la diminuzione delle entrate fiscali, e le aziende si lamentano della concorrenza sleale, allora il governo dovrebbe davvero cambiare le regole del Fisco", ha aggiunto Godfray. "Stiamo spingendo proprio per ottenere questo".
Tanto di cappello agli inglesi. Si chiama protesta, non lamentela.