Lumix S1H, recensione

Panasonic Lumix S1H è una mirrorless fullframe con sensore da 24,2 Megapixel dedicata alla registrazione video.

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a cura di Vittorio Pipia

Panasonic S1H
è una mirrorless dedicata alla produzione video di alto livello che fa anche eccellenti foto, tanto da poterla considerare una videocamera in miniatura, se non fosse per un peso record nel mondo delle fotocamere senza specchio. Il solo corpo sposta l’ago della bilancia fino a 1.164 grammi, che se sommati al peso dell’obiettivo rendono la fotocamera difficile da spostare per lavori dove maneggevolezza e compattezza sono tutto.

Ha poi diverse specifiche che è impossibile non considerare: registrazione video fino a risoluzione 6K, doppio ISO nativo, un buon autofocus, un eccellente mirino elettronico, obiettivi di fascia alta realizzati in collaborazione con Leica ed è anche l’unica mirrorless sul mercato ad aver ricevuto la certificazione come Primary Camera da parte di Netflix, dettaglio che non lascia adito a dubbi di alcun tipo rispetto alla sua qualità.

Insomma, una fotocamera che si pone senza dubbio come tra le migliori sul mercato per quegli utenti che necessitano di una soluzione ibrida che consenta di ottenere risultati di stampo professionale sia in ambito foto che soprattutto video. Una macchina complessa sotto molti aspetti che però grazie a un software intuitivo, a comandi touch e una buona ergonomia può essere usata da tutti, a patto di avere una discreta forza dato peso e dimensioni.

Corpo

Panasonic Lumix S1H riprende le forme delle sorelle S1 e S1R che già avevamo provato durante la presentazione ufficiale e in fase di recensione, ma è ancora più grande. La differenza principale è infatti nella parte posteriore, dove ci sono due principali novità: un display completamente orientabile su tutte le direzioni con un meccanismo inedito nel settore e l’inclusione di una ventola per il raffreddamento. Ci sono infatti delle griglie di entrata nella parte destra, che permettono alla ventola posta giusto dietro al sensore di catturare aria fresca per raffreddarlo ed espellere l’aria calda tramite altre griglie poste sul lato sinistro.

Un’accortezza necessaria in quanto evitare il surriscaldamento durante l’acquisizione video è essenziale per garantire il corretto funzionamento e ridurre il rischio di malfunzionamenti e dead pixel. La ventola è udibile solamente se poggiamo l’orecchio contro le griglie durante il funzionamento e il rumore non viene catturato da microfoni shotgun che possiamo montare sull’attacco hot-show nella parte superiore.

Un corpo così grande ha permesso a Lumix di posizionare un’innumerevole quantità di pulsanti, in parte anche personalizzabili tramite l’interfaccia software e facilmente raggiungibili durante l’uso. Le ghiere sono in metallo con funzione di lock per quanto riguarda quella della modalità posta sul lato sinistro. Il pulsante di scatto è proprio dove lo si cerca e subito dietro c’è un pulsante rosso in alluminio che consente di avviare la registrazione video, in questo caso facilmente raggiungibile con il pollice mentre si impugna la videocamera con due mani. Sempre nella parte superiore c’è anche un display LCD da 1,8 pollici monocromatico e retroilluminato che consente di monitorare in qualsiasi momento i parametri di scatto e registrazione oltre all’autonomia residua.

Nella parte posteriore, oltre al già citato display touch LCD-TFT con diagonale di 3,2 pollici in formato 3:2 e risoluzione di 2,33 milioni di pixel, ci sono un joystick che permette di spostarsi tra i menu e selezionare i punti di messa a fuoco, la ghiera di selezione, una serie di pulsanti retroilluminati e una speciale ghiera “lock” che consente di bloccare i pulsanti in modo da evitare di premerli in maniera involontaria nelle situazioni più concitati. Ci sono poi altri tre pulsanti nella parte anteriore. Due di essi a sinistra dell’obiettivo, facilmente raggiungibili con indice e medio quando si impugna la fotocamera, l’altro, sempre di colore rosso e in alluminio, serve per avviare la registrazione video ed è nell’angolo in basso a destra. Una posizione davvero comoda quando si posiziona la fotocamera su un treppiede e si deve avviare una registrazione di tipo “selfie”.

C’è anche il mirino elettronico di tipo OLED che ha una risoluzione di 5,76 milioni di pixel con frequenza di aggiornamento di 120 o 60 fps e un tempo di risposta di soli 5 millisecondi.

Infine, nella parte destra c’è il doppio slot per schede SD compatibili entrambe con standard UHS-II, a sinistra invece tre sportellini proteggono rispettivamente una porta HDMI standard, una USB-C che funge anche come porta di ricarica, due jack rispettivamente per cuffie e microfono e infine l’attacco per il controllo remoto. Nella parte inferiore non possono mancare la vite da 1/4'’ per il treppiede, i contatti per il battery-grip venduto separatamente e lo sportellino per la batteria.

Il corpo è poi tropicalizzato e resistente a polvere e umidità. Tra le specifiche ufficiali si legge però una nota che indica come la fotocamera non sia garantita contro il contatto diretto di acqua e polvere. Ciò potrebbe essere dovuto alla presenza delle griglie di aereazione.

Ergonomia

Lato ergonomia possiamo tranquillamente affermare che la Lumix S1H ha tutto dove vorremmo che fosse, ma la natura ibrida tra videocamera e fotocamera pone per forza di cose dei limiti. Il fotografo infatti ha esigenze diverse rispetto a chi registra video, in particolar modo quando si usa la fotocamera senza l’ausilio di un supporto esterno.

In ambito video avere più peso e maggiori dimensioni aiuta infatti ad avere una presa più salda e quindi riprese più stabili, mentre in ambito foto un corpo più piccolo e leggero è senza ombra di dubbio un vantaggio, in quanto permette al fotografo di spostarsi più agevolmente e affaticare di meno le braccia.

Dunque, se da un lato ho sicuramente apprezzato la disposizione dei pulsanti e tutto la spazio a disposizione delle mie grandi mani, dall’altro bisogna tenere in considerazione che una giornata di lavoro con questa Panasonic S1H porterà quasi sicuramente ad avere il braccio indolenzito. Stesso discorso dicasi per il trasporto: portare questa fotocamera con tanto di lente con sé durante un viaggio, può essere una scelta non appropriata.

Specifiche tecniche

Parlare di una fotocamera come la S1H senza passare per le specifiche tecniche sarebbe un po' come parlare di una monoposto di Formula 1 senza analizzarne motore e sospensioni. È proprio grazie al sensore, al processore d’immagine e in generale all’ottimo lavoro svolto dai tecnici di Lumix che la S1H si impone sul mercato come una macchina unica e praticamente senza altri concorrenti in grado di offrire le stesse prestazioni in un corpo simile.

Nonostante le dimensioni record di 151 x 114,2 x 110,4 millimetri con un peso di 1164 grammi, parliamo di una mirrorless capace di registrare video fino a risoluzione 6K e che può essere usata per realizzare contenuti professionali e anche per una produzione Netflix.

Il sensore è un CMOS Full-Frame, dunque con dimensioni di 35,6 x 23,8 millimetri e risoluzione di 24,20 Megapixel che permette di ottenere oltre 14 stop di gamma dinamica registrando con il profilo V-LOG. È poi coadiuvato da un meccanismo di stabilizzazione ottico a 5 assi e compatibile con la tecnologia Dual Image Stabilization, che combina la stabilizzazione ottica del sensore con quella dell’obiettivo (se disponibile, come nel nostro caso avendo a disposizione l’obiettivo Lumix 24:105 F4 Macro).

Sensore che è in grado di scattare foto di qualità pienamente comparabile con quelle della S1 e dotato anche di doppio ISO nativo. Per quanto riguarda i video invece si possono registrare fino a risoluzione 4K 30 fps usando tutta la superficie del sensore, oppure in 4K a 60 fps con un crop di 1,5x.

La S1H è però tra le poche macchine ibride a consentire la registrazione fino a risoluzione 5.9K in 3:2 a 30 fps ed è compatibile anche con la registrazione video in formato anamorfico usando lenti compatibili, con un massimo di 24 fps.

La risoluzione 6K è ancora poco diffusa e in ambito consumer può risultare addirittura eccessiva, ma gli studi cinematografici possono avvalersi di tale capacità per poter effettuare crop in 4K o FullHD in post-produzione mantenendo inalterate le caratteristiche di nitidezza e fedeltà cromatiche offerte dalla S1H. Non manca poi la possibilità di registrare video in slow-motion fino a 120fps a risoluzione FullHD internamente, mantenendo però l’autofocus.

Autofocus che si basa su un sistema a contrasto in grado di rilevare i punti di messa a fuoco fino a -6EV, dunque anche in condizioni di scarsa luminosità e compatibile con il rilevamento automatico di viso, occhi, corpo e animali su 225 aree. È poi impossibile impostare il punto o la zona di messa a fuoco sia tramite lo schermo touch sia tramite il joystick nella parte posteriore, oltre che impostare tramite il software la sua sensibilità, la velocità di rilevamento e tante altre opzioni a seconda delle necessità.

Infine, è possibile scattare una raffica di foto fino a un massimo di 9 fps. Sia con otturatore elettronico che con otturatore meccanico.

Software

Il software non è altro che un’evoluzione dello stesso già visto sia sulla serie di mirrorless con sensore micro-quattro terzi, sia su S1 e S1R. Possiamo tranquillamente affermare che sia in ambito video che in ambito foto si tratta di uno dei migliori software integrati in una fotocamera. Certamente le voci da conoscere sono molte, ma apprezziamo in primis la suddivisione netta tra impostazioni foto e video, a cui si aggiungono i vari settaggi per la messa a fuoco, l’esposizione e la possibilità di raggruppare le voci usate più spesso in sottomenu dedicati e personalizzabili dall’utente.

Menu peraltro navigabile non solo tramite la ghiera, ma anche attraverso il joystick o il touch dello schermo. Le impostazioni sono tantissime e consigliamo vivamente di fare riferimento alla guida ufficiale della fotocamera, inclusa nella confezione, per imparare il loro effetto e poterle dunque usare a proprio vantaggio. Vale però la pena menzionare alcuni strumenti come la possibilità di attivare la doppia zebra, che ci permette di valutare contemporaneamente diversi livelli di esposizione sull’area inquadrata oppure quella di avere a schermo il vettorscopio per una valutazione esatta dei colori. Ci sono tutti gli strumenti indispensabili per la registrazione di video a livello professionale.

Infine, la fotocamera è anche dotata di Wi-Fi e Bluetooth che consentono il controllo remoto tramite smartphone, o il trasferimento rapido di foto e video registrati per una facile condivisione.

Qualità foto

Il sensore da 24,2 Megapixel ha la stessa risoluzione della S1 normale che abbiamo provato durante il lancio ufficiale a Barcellona a inizio 2019, ma riesce però a fare un salto notevole in avanti per quanto riguarda la qualità delle foto in condizioni di scarsa luminosità.

La doppia ISO nativa infatti, ovvero ISO640 e ISO4000, permette di ottenere ottimi risultati fino a 12800 ISO, livello in cui la grana è percepibile, ma non va a rovinare le foto come in altre macchine fotografiche. In condizioni limite, riuscirete a ottenere buoni risultati anche a ISO 25.600, lavorando con un denoiser in post-produzione per limitare la grana e la perdita di dettaglio.

Risultati quelli ottenuti anche durante i test da noi svolti sorprendenti che pongono questa S1H un passo avanti la concorrenza attuale anche sul fronte “scarsa luminosità”.

Per quanto riguarda invece la messa a fuoco, quella della S1H è abbastanza veloce e affidabile, ma non altrettanto veloce rispetto a un sistema con rilevamento di fase. Certo, nella maggior parte delle situazioni e anche in situazioni di scarsa luminosità, non si avranno problemi, ma nel momento in cui si vuole inquadrare una folla o uno scenario con tantissimi elementi e contrasti poco netti, allora si potrebbe avere qualche difficoltà. Aiuta sicuramente il posizionamento manuale del punto di messa a fuoco tramite joystick o touchscreen.

Come sulla S1 siamo rimasti più che soddisfatti dalla qualità fotografica. In tutte le Panasonic, compresa questa S1H, abbiamo sempre riscontrato una grande fedeltà cromatica, con toni della pelle molto naturali e colori saturi il giusto. Ciò che potrebbe far storcere il naso a un primo impatto e la mancanza netta di contrasto, ma è una scelta di Lumix comunque regolabile in post-produzione.

Si apprezza poi l’elevata gamma dinamica, che consente di catturare foto con zone d’ombra e di forte luce con facilità, senza bruciare eccessivamente le luci e mantenendo appieno i dettagli delle zone più scure.

Qualità video

Ovviamente è con i video che la S1H raggiunge l’eccellenza nell’attuale panorama delle fotocamere mirrorless. Non bisogna fare l’errore di paragonare questa macchina con una BlackMagic Pocket Cinema 4K. Quest’ultima infatti è stata realizzata con lo specifico intento di registrare solo video ed è dotata di un sensore più piccolo rispetto alla S1H, che non solo può contare su un sensore FullFrame, ma può anche realizzare foto di ottima qualità. Fatta questa premessa, vediamo come si comporta nei video.

Chi decide di acquistare la S1H può registrare video fino a risoluzione 4K 30 fps usando l’intero sensore, mentre si ha un crop di 1,5x se si desidera registrare a 60 fps con la stessa risoluzione. Al contrario della S1, la S1H consente poi di registrare video in slow-motion a 120 fps e non a 180 fps, ma non solo mantiene tutti gli automatismi: registra anche l’audio e registra in slow motion in maniera nativa, evitando all’utente di rallentare il filmato in post-produzione.

È poi l’unica mirrorless a consentire la cattura di filmati a risoluzione 5.9K fino a 30 fps e in 6K anamorfico in 3:2 ma fino a un massimo di 24 fps. I filmati sono ottimi già usando i profili colori standard, ma per trarre il massimo bisognerà affidarsi al profilo colore V-log, incluso nella videocamera e registrare con bitrate di 400 Mbps, fermandosi dunque a risoluzione 4K.

La qualità dei video che abbiamo ottenuto con questa Panasonic S1H lascia senza parole e permette, usando il V-log, di fare una post-produzione davvero profonda per ottenere l’immagine che si vuole, ricca, piena di dettagli e con un ottima gamma dinamica. I colori sono accurati e pieni e difficilmente si rischia di non registrare una scena, grazie anche al doppio ISO nativo che consente così di poter registrare in quasi qualsiasi condizione di luce.

Certamente ammetto di non essere in grado di spremere tutta la qualità che questa Panasonic S1H ha da offrire e credo che solo i professionisti del settore video siano in grado di sfruttare appieno quello che questo corpo macchina ha da offrire, soprattutto usando alcune delle lenti fisse di Lumix, come il 50 mm f1.4.

Per quanto riguarda le uniche piccole criticità riscontrate, sono un leggero rolling-shutter alle risoluzioni più alte e un comportamento dell’autofocus in alcune situazioni che potrebbe creare qualche problema. Quando infatti il soggetto è molto piccolo rispetto allo sfondo oppure non definito, il sistema di messa a fuoco ha un po' di hunting e spesso mette a fuoco lo sfondo o lascia tutto sfocato. È un comportamento simile a quanto visto in fase di recensione della S1R, probabilmente risolvibile tramite un aggiornamento software.

La stabilizzazione ottica del sensore, in abbinamento a quella dell’obiettivo e a quella elettronica, permette di effettuare pan e tilt a mano libera con sufficiente spensieratezza, ma se intendete effettuare una ripresa camminando o correndo, sarà inevitabile dotarsi di uno stabilizzatore esterno.

Autonomia

La batteria di tipo DMW-BLJ31 ha una capacità di 3050 mAh e offre una durata davvero ottima. La scheda tecnica indica infatti un’autonomia di 400 foto usando il display posteriore o di 380 foto usando il mirino elettronico, mentre si raggiungono le 1150 immagini con il risparmio energetico attivo.

Abbiamo usato la Panasonic S1H sia per registrare video, sia in una normale giornata di lavoro come fotografi e possiamo confermare che una singola batteria permette con tranquillità di affrontare un flusso di lavoro nella media. Per chi ha bisogno di più autonomia, sarà sufficiente acquistare una seconda batteria o dotarsi del battery-grip venduto separatamente. Dobbiamo però segnalare che le tacche che indicano l’autonomia sul display LCD, non scompaiono in maniera omogenea: mentre le prime tre hanno durano tutto il giorno, le ultime due ci hanno permesso di scattare per ancora 40 minuti prima che la fotocamera si spegnesse definitivamente.

Conclusioni

Lumix S1H è sicuramente una mirrorless che va ben oltre il settore consumer in cui la S1, considerando le fotocamere fullframe di Panasonic, è ancora la migliore scelta. È una videocamera con sensore fullframe in grado di offrire prestazioni eccellenti con la registrazione video e che permette all’occorrenza di fare anche ottime foto, al pari della concorrenza sulla stessa fascia di prezzo. Da apprezzare sicuramente l’ottima gestione ISO e la naturalezza dei colori, oltre alle infinite possibilità che i file grezzi lasciano a chi con la post-produzione ci lavora.

È però davvero grande e pesante, caratteristica che da un lato migliora l’ergonomia, ma la rende difficile da portare con sé in ogni momento. È però un parere di chi ha usato la fotocamera ogni giorno durante l’ultimo mese per capirne limiti e pregi. La S1H è pensata per la produzione video e se comparata con altre videocamere professionali, è molto più piccola e facile da gestire, garantendo però una qualità di riprese elevatissima e certificata anche da Netflix.