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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

500mila dollari. Questa la cifra che Microsoft è disponibile a mettere in mano a chi consegnerà alle forze dell'ordine informazioni sufficienti all'identificazione e all'arresto dei virus writer che hanno dato vita a SoBig e MSBlast, due dei virus più dannosi degli ultimi mesi.

La scelta del big di Redmond viene accolta con estremo interesse dentro e fuori gli ambienti dedicati alla sicurezza perché rappresenta una svolta notevolissima sul fronte della battaglia contro i virus. La speranza della softwarehouse è evidentemente quella di mettere sulle tracce dei virus writer chiunque abbia le competenze per farlo o spingere chi già sa, a fornire le indicazioni che servono per la cattura dei responsabili.

Ulteriore attenzione è sollevata dal fatto che ad annunciare l'iniziativa non è la sola Microsoft ma anche i rappresentanti dei cybercop dell'FBI e dell'intelligence americani nonché dell'Interpol che indagano su questi fenomeni. Un interesse peraltro inevitabile vista l'ampiezza dei danni che vengono attribuiti ai due virus. Le borse per ciascun virus, di 250mila dollari l'una, saranno versate dalla sola Microsoft.

A MSBlast, più noto come Blaster, viene attribuita la capacità di diffondersi su almeno 1,2 milioni di computer mentre Sobig.F è riuscito a colpire duramente la rete grazie alla sua capacità di trasformare i computer vittima in "nodi sparaspam". Due eventi che hanno messo alla prova Microsoft che ha ora evidentemente deciso di operare non più soltanto sul fronte del rafforzamento della sicurezza delle proprie architetture ma anche sul fronte della repressione di un fenomeno decisamente pericoloso per reti e computer.

Microsoft non si è limitata però alla "taglia" perché ha anche predisposto un fondo da 5 milioni di dollari con cui verranno sostenute le attività delle agenzie investigative internazionali.

Non si può escludere che sull'iniziativa di Microsoft scenda la benedizione di una delle menti più autorevoli in materia di rivoluzione digitale, quella del professore di Stanford Lawrence Lessig, che ha fortemente appoggiato una proposta di legge americana che mirava a introdurre un compenso per i cacciatori di spam. Il confine tra spam e virus, infatti, va assottigliandosi da quando gli spammer professionisti hanno iniziato a servirsi dei virus persino per buttare fuori dalla rete i siti dei servizi antispam.