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#ModemLibero, l'AGCOM decide di non decidere (ancora)

AGCOM a dicembre sembrava essere pronta con una delibera per regolamentare il modem libero, invece ha deciso di procedere con una consultazione senza proporre un regolamento.

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Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Pubblicato il 07/02/2018 alle 15:02 - Aggiornato il 23/07/2018 alle 16:54

AGCOM ha scelto di prendere tempo. La decisione di mandare in consultazione pubblica il tema del "modem libero" conferma la delicatezza e complessità del tema. O  - meglio - sottolinea la brusca frenata attuata nel confronto sul tema.

A dicembre sembrava cosa fatta. Più fonti autorevoli avevano confermato una riunione del Garante delle Comunicazioni che sembrava aver approvato una mozione, a cui mancavano solo  alcune note provenienti da vari uffici.

Ieri 6 febbraio, a distanza di un mese e mezzo, invece di arrivare una delibera ben confezionata con tutte le indicazioni del caso si è preferito puntare su una consultazione. Per altro si è manifestata "un'anomalia". Normalmente si manda in consultazione uno schema di regole, poi si elaborano i commenti e infine si procede con una delibera ad hoc. 

Non sappiamo cosa sia successo nel frattempo, ma certamente qualcuno deve aver sollevato obiezioni. Gli operatori devono aver contribuito, perché non si rinuncia a un business da milioni di euro all'anno senza difenderlo. 

Synology RT2600ac router

L'AGCOM aveva bisogno di una consultazione?

L'AGCOM ha diffuso un comunicato stampa per la consultazione, la Delibera n. 35/18/CONS,  e due allegati sulle modalità di partecipazione e sui temi dettagliati da affrontare. Spulciando soprattutto l'ultimo documento si scopre la visione che il Garante ha sull'argomento e si ha conferma di tutto il lavoro preliminare svolto. Fra le righe si intuisce che esiste già un quadro chiaro della situazione... non sembrerebbero necessarie le note dei provider...

Ad ogni modo l'intento è di "chiarire il perimetro di analisi e identificare prodotti e servizi rientranti nelle apparecchiature terminali", in secondo luogo "raccogliere elementi e informazioni per analizzare le eventuali problematiche e le possibili barriere all'utilizzo che possono derivare dalla complessità dei prodotti e dal grado di innovazione tecnologica". Infine "valutare l'opportunità di intervenire con eventuali misure e regole di condotta a garanzia della libertà e della qualità dei servizi di accesso a reti pubbliche di comunicazioni e di accesso".

Insomma, siamo nel terreno della perlustrazione e dell'ipotetico. Maggiore cautela non si potrebbe esprimere. Eppure la sensazione è quella di vedere un alpinista equipaggiato di tutto punto che è rientrato in casa con le pattine perché ha dimenticato una cosa superflua.

Apparato o terminale di Rete?

Dopodiché il nodo dell'intera questione è risaputo: i router che forniscono i provider sono apparati o terminali di rete? Secondo la maggior parte dei fornitori di connettività si tratta di "apparati" e quindi come prevede anche la norma UE vanterebbero legittimamente il diritto di procedere come hanno fatto fino a oggi. Le giustificazioni riguardano la qualità del servizio offerto, la manutenzione, sicurezza, etc.

Il problema è che se fossero tali perché dovrebbero pagarli gli utenti finali? Se sono apparati delle loro reti dovrebbero essere considerati parte integrante della loro infrastruttura. Invece vengono trattati come dispositivi di cui l'utente ha responsabilità.

E ancora di più, se il Wi-Fi non dovesse funzionare e il circuito di video-sorveglianza correlato fosse disattivato di chi sarebbe la responsabilità? Del provider? Dell'utente? 

E una volta terminato il periodo di garanzia se è considerato "apparato", chi dovrebbe intervenire per l'eventuale riparazione in caso di guasto o sostituzione?

router asus

"Alcuni operatori sostengono, infatti, che i c.d. box Internet costituiscono elementi della loro rete e che il principio della libera scelta non si dovrebbe estendere a questi casi per non compromettere l'integrità della rete stessa", ricorda l'AGCOM.

"Stesso problema era stato sollevato già a partire dal 2016 in Germania, risolto poi con un intervento governativo che ha chiarito la questione attraverso un'integrazione alla legge sulle apparecchiature radio e le apparecchiature terminali di telecomunicazioni entrata in vigore nell'agosto 2016. In entrambi i casi si è ritenuto l'aspetto fisico di localizzazione un punto da chiarire, ma comunque secondario rispetto all'analisi sulla funzionalità delle apparecchiature terminali in termini di capacità, di qualità e di sviluppo dell'accesso ad Internet".

Leggi anche: Modem e router sono "apparati" o "terminali" di rete?

Anche se passasse questa linea i provider sarebbero tenuti a specificare nei contratti tutte le limitazioni imposte da questa scelta. Mentre invece, come tutti ben sanno, ci si abbona a "scatola chiusa" e solo sui forum di appassionati si scoprono i dettagli funzionali.

Non posso imporre limitazioni contrattuali

"In questo contesto tecnico e commerciale, l'Autorità ritiene che i fornitori di accesso ad Internet non possano imporre nessuna limitazione contrattuale alla libertà di uso delle apparecchiature terminali di accesso. Spetta quindi agli utenti il diritto di scegliere se acquistare in proprio il terminale o utilizzare il terminale fornito dall'operatore", ricorda il Garante.

"In altri termini, gli operatori non possono obbligare gli utenti ad utilizzare il proprio terminale di accesso ad Internet, ma si devono limitare ad offrirne la fornitura, informando l'utente di eventuali restrizioni".

In sintesi gli operatori dovrebbero fornire la facoltà di scelta e nel caso anche non discriminare a livello tariffario chi volesse procedere in un senso o nell'altro.

modem3

"I fornitori di servizi di accesso potrebbero imporre dei costi non giustificati tecnicamente a carico del consumatore sull'offerta singola di accesso, col fine di renderla meno attraente rispetto all'offerta abbinata al terminale, in modo da scoraggiarne l'acquisto", sottolinea l'AGCOM.

Per quanto riguarda il tema dei servizi che utilizzano la rete IP, come il VoIP per le telefonate o l'IPTV, anche in questo caso non dovrebbero esservi discriminazioni.

Leggi anche: I provider non dovrebbero obbligarci a usare i loro modem

"Si reputa che la scelta da parte di un utente di utilizzare un'apparecchiatura terminale per l'accesso ad Internet procurata autonomamente in luogo di quella fornita dall'operatore non debba pregiudicare la fruizione dei servizi aggiuntivi previsti in abbinamento al servizio di accesso ad Internet, in quanto ne risulterebbe condizionata la libertà di scelta dell'apparecchiatura terminale", conclude il Garante.

Free Modem Alliance e ModemLibero.it

E quindi? Bisogna mantenere alta l'attenzione sulla consultazione, partecipandovi o aderendo alle campagne a favore del modem libero che si stanno diffondendo.

Ad esempio oggi è nata la Free Modem Aliance che riunisce al suo interno AIIP, AIRES Confcommercio, ALLNET, ASSOPROVIDER, MDC, VTKE, e ModemLibero.it, "a tutela della net neutrality e del diritto di ciascun cittadino di scegliere quali beni acquistare e di quali servizi usufruire, con particolare riferimento alla scelta dei dispositivi di telecomunicazione ad uso privato o professionale".

modem

Secondo Free Modem Alliance non esiste ad oggi "nessun valido motivo per cui un Modem Router non possa essere sostituito da un altro, purché entrambi rispondenti a standard universalmente riconosciuti".

L'industria del settore è convinta che ne benefici anche la privacy dell'utente, poiché solo un terminale "libero" assicura la riservatezza di tutti i dati che circolano sulla rete locale privata", puntualizza il consorzio

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